CENSURA - Le 25 notizie piu' censurate del 2005
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 02/24/2006 - 12:42Ogni anno i piu' autorevoli giornalisti d'inchiesta raccolgono e danno voce alle notizie che non hanno fatto notizia, nel tentativo di non soccombere e di non essere complici della morte dell'informazione. Il risultato di questo lavoro e' il libro
di Kate Sims, Peter Phillips, Tricia Boreta, Theodora Ruhs, Michelle Salvail, Brooke Finley, Josh Sisco, Marcia Simmons, Chris Cox, Kristine Snyder, Tina Tambornini, Celeste Vogler, Joni Wallent e gli studenti di Project Censored.
L'edizione italiana e' curata da Nuovi Mondi Media e il libro e' in vendita su www.commercioetico.it/libri/infoalter.htm . Buona lettura.
Prefazione
La maggior parte della gente mangia ogni giorno le stesse cose. Possiede cinque paia di pantaloni dello stesso modello, ma di colore diverso. Frequenta sempre lo stesso bar e ha il "suo" posto dove andare nei weekend.
Quando e' ora di informarsi su cio' che accade nel mondo, la fonte d'informazione che sceglie non fa eccezione a questo principio. Quella piu' facilmente fruibile viene considerata la migliore e l'unica.
Imparare da fonti diverse puo' essere un compito estenuante per i non iniziati. Dopo tutto, scegliere le informazioni in tante pagine, trasmissioni e siti web non e' facile. E' senz'altro molto meno semplice che sintonizzarsi sul telegiornale o visitare il sito della CNN. La diversita' delle notizie non e' qualcosa che si insegna diffusamente nelle scuole pubbliche, ne' che si utilizza in abbondanza nella nostra societa'. Non e' ai primi posti della nostra coscienza collettiva. Quando siamo messi di fronte al compito di raccogliere informazioni indipendenti e analitiche, sia per lavoro o semplicemente per migliorare noi stessi, il nostro occhio cinico e pigro potrebbe essere attratto dal grande magazzino delle notizie.
La stampa indipendente e' un'entita' in continua evoluzione, piena di contrasti, contraddizioni, accesi dibattiti e convinzioni appassionate. Un giorno si discosta di dieci passi dalla scena e quello successivo vi si butta a capofitto. Non e' sicura, facile o prevedibile. Non e' un supermercato con un unico filtro che tiene lontani fatti, teorie e idee pericolosi, radicali o nocivi per la carriera. Chi vi partecipa si preoccupa di dire la verita' e di garantire che anche coloro che prendono le decisioni facciano altrettanto; e se non lo fanno, dovranno risponderne.
L'obiettivo che ci proponiamo noi di Project Censored e' quello di promuovere quelle finalita' con l'educazione e l'insegnamento. Sono gli stessi studenti che trovano, analizzano e scrivono le notizie e gli aggiornamenti che compongono molti dei capitoli. E sono gli studenti che scelgono, nella montagna di notizie che ci arrivano ogni anno, quelle che ritengono avrebbero potuto fare la differenza.
Abbiamo tutti sentito la frase: "il modo migliore per imparare una cosa e' insegnarla". Ed e' quello che facciamo qui. Strada facendo, abbiamo affinato le nostre capacita' di concentrazione e di critica. Compilando questi servizi per voi, i lettori, gli studenti diventano i mezzi d'informazione che vogliono essere. Per espandere l'orizzonte della percezione pubblica, dobbiamo espandere il nostro. E cosi' ci siamo buttati a capofitto nell'impresa. Speriamo che apprezzerete lo sforzo.
Josh Sisco, ricercatore di Project Censored
Notizia n. 1
La verita' sullo scandalo Oil For Food
Gli Usa hanno accusato di corruzione alcuni funzionari dell'Onu per il programma "Oil For Food" in Iraq. Secondo Joy Gordon e Scott Ritter, l'accusa era in realta' un tentativo di depistaggio per nascondere il coinvolgimento di lunga data del governo statunitense in questo meccanismo corrotto. Ritter ha affermato: "Questa presa di posizione non e' altro che una farsa ipocrita, volta a distogliere l'attenzione dal pantano in cui George Bush si e' ficcato con le sue mani in Iraq e a legittimare l'invasione di quel paese con la scusa della corruzione irachena anziche' delle armi di distruzione di massa, mai trovate". Gordon arriva alla conclusione che "forse non sorprende che oggi, nel dramma infinito dell'Iraq, l'unico ruolo che gli Usa si aspettano dall'Onu sia quello di capro espiatorio".
Secondo Gordon, le accuse avanzate dall'Accounting Office statunitense sono false. Ci sono prove evidenti della corruzione nel programma "Oil For Food", ma le tracce, piuttosto che alle Nazioni Unite conducono agli Stati Uniti. "I quindici membri del Consiglio di Sicurezza - di cui gli Usa erano di gran lunga i piu' influenti - avevano stabilito come gestire i proventi del petrolio e come utilizzare i fondi". Contrariamente a quanto si crede, il Consiglio di Sicurezza non e' la stessa cosa dell'Onu. Ne fa parte, ma opera in larga misura indipendentemente dall'organismo centrale. Il personale dell'Onu "si e' limitato ad attuare il programma definito dai membri del Consiglio di Sicurezza".
Gli organi di informazione delle grandi societa' mediatiche hanno riferito che e' stata l'Onu a consentire a Saddam Hussein di rubare miliardi di dollari provenienti dalla vendita di petrolio. Ma se, come ha fatto Gordon, andiamo a guardare chi controllava davvero il petrolio e in quali mani era il denaro, ne emerge un quadro ben diverso. "Se Hussein ha davvero sottratto petrolio per un valore di sei miliardi nella 'rapina piu' ricca della storia mondiale', non l'ha fatto con la complicita' dell'Onu, bensi' sotto la sorveglianza della Marina degli Stati Uniti", spiega Gordon.
Ogni transazione monetaria, infatti, era approvata dagli Usa grazie al ruolo dominante nel Consiglio di Sicurezza. Ritter spiega che "gli americani potevano autorizzare un'esenzione di un miliardo di dollari relativa all'esportazione di petrolio iracheno in Giordania, nonche' legittimare il commercio di contrabbando del petrolio per miliardi di dollari attraverso la frontiera turca". In un altro caso, una compagnia petrolifera russa "ha acquistato petrolio dall'Iraq con un forte sconto grazie al programma 'Oil For Food' e poi l'ha rivenduto a prezzo pieno principalmente a compagnie statunitensi, dividendo la differenza in parti uguali tra [la compagnia russa] e gli iracheni. L'affare, sponsorizzato dagli Usa, ha fruttato centinaia di milioni di dollari sia ai russi che agli iracheni. E' stato calcolato che l'80% del petrolio fatto uscire illegalmente dall'Iraq in base al programma 'Oil For Food' e' finito negli Stati Uniti".
Questo sistema non solo ha permesso a criminali scellerati di arricchirsi, ma ha finito per sabotare lo scopo originale del programma "Oil For Food". Gordon spiega: "Era sotto esame anche il modo in cui l'Iraq vendeva il suo petrolio, e gli Stati Uniti hanno reagito a quella che ritenevano una sottrazione di fondi da parte di Hussein in quegli affari. Ma la soluzione che hanno attuato e' quasi riuscita a far fallire l'intero programma 'Oil For Food' nel giro di pochi mesi".
La politica stravagante del Consiglio di Sicurezza non solo ha finito per arricchire i disonesti, ma ha anche praticamente distrutto il programma. Secondo Gordon, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno tentato di evitare il calo delle quotazioni derivante da prezzi artificialmente bassi: "Anziche' approvare i prezzi all'inizio di ciascun periodo di vendita (solitamente un mese), secondo le normali pratiche commerciali, i due alleati negavano la propria approvazione [del prezzo] fino a dopo la vendita del petrolio... creando uno scenario bizzarro in cui gli acquirenti dovevano firmare contratti senza conoscere il prezzo". Il risultato e' stato che "le vendite di petrolio sono crollate del 40% e con esse i fondi per generi d'importazione essenziali".
Cio' che abbiamo di fronte, secondo Gordon e Ritter, e' lo spudorato tentativo, da parte di criminali, di scaricare la colpa su persone innocenti. Gordon conclude: "Ben poca colpa puo' essere credibilmente addossata alla 'burocrazia dell'Onu'. Molta di piu' se ne puo' attribuire invece alle politiche e alle decisioni del Consiglio di Sicurezza, in cui gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo centrale".
Aggiornamento di Joy Gordon
Le accuse al programma "Oil For Food"sono servite da trampolino di lancio per un attacco generalizzato alla credibilita' delle Nazioni Unite nel loro insieme, nonche' per attacchi personali a Kofi Annan. Per la maggior parte, i media hanno fatte proprie le accuse e le hanno ripetute, senza svolgere nessuna delle ricerche che avrebbero conferito una maggiore integrita' alla discussione.
Per esempio, le Nazioni Unite sono criticate per i "loro" fallimenti e il Segretario Generale e' biasimato perche' questi fatti "sono accaduti sotto la sua sorveglianza". Cio' che non si e' detto, durante il primo anno di copertura mediatica della questione, e' che l'Onu e' formata da vari organi e che la parte che ha concepito e controllato il programma "Oil For Food" era il Consiglio di Sicurezza, le cui decisioni non possono essere annullate o modificate in alcun modo dal Segretario Generale. E non solo, sebbene le accuse piu' feroci all'Onu siano venute dagli Stati Uniti, sono proprio loro il membro predominante nel Consiglio di Sicurezza. Gli Usa hanno acconsentito a tutte le decisioni e le procedure del programma "Oil For Food" che sono adesso cosi' duramente criticate come "fallimenti delle Nazioni Unite".
Gran parte della stampa mainstream ha ripetuto che il programma "Oil For Food" mancava di responsabilita', supervisione o trasparenza. La cosa che colpisce di piu' e' che l'elaborata struttura di controllo effettivamente esistente - ma mai menzionata - e' sotto gli occhi di tutti. E' disponibile sul sito web del programma nei minimi particolari e con un'enorme quantita' di informazioni, il che rende assolutamente trasparente il programma.
Lo scorso autunno abbiamo assistito all'inizio di una qualche ammissione di responsabilita' da parte degli Usa per i traffici illeciti iracheni quando alcuni democratici hanno presentato alle audizioni le prove del fatto che tutte e tre le Amministrazioni statunitensi erano a conoscenza di quegli scambi con la Giordania e la Turchia, due alleati chiave degli Stati Uniti. La stampa ha riportato questa notizia, ma nient'altro.
Da quando e' uscito il mio articolo, le stazioni della radio pubblica e la stampa estera hanno trattato diffusamente l'argomento. Inoltre, ho testimoniato due volte davanti a commissioni congressuali, dove i membri del Congresso erano increduli nel sentire che in realta' il programma funzionava in modo molto diverso da come era stato loro riferito... anche se le informazioni da me fornite erano ovvie, basilari, a disposizione di tutti e facilmente accessibili.