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Proibizionismo delirante

Proibire per alcuni e' una metodologia esistenziale. Sono convinti che proibendo il male questo scompaia. La realta' che l’esperienza pratica di questo principio ci offre e' ben diversa. Proibire comportamenti di massa non serve a un fico secco, anzi sortisce effetti contrari. Vi presentiamo in anteprima mondiale un capitolo di un libro che sto preparando con mia figlia Mattea sulle leggi italiane contro il consumo di marijuana.

Capitolo 1

Proibire le droghe e' utile?
Sarebbe bello se tutte le persone trovassero il loro equilibrio e riuscissero a dare un senso alla loro vita.
Ma cosi' non e' e molti fanno fronte al dolore di vivere utilizzando varie sostanze chimiche. Si tratta di un problema sociale e umano enorme ed e' giusto che lo Stato si impegni per arginare questo fenomeno.
La nostra convinzione e' che l’azione contro l’uso delle sostanze stupefacenti della maggioranza degli Stati sia inefficace perché profondamente irrazionale.
Innanzi tutto si fa una distinzione arbitraria tra le sostanze stupefacenti.
L’alcol e' una droga estremamente potente che come vedremo provoca ogni anno venti volte piu' morti di tutte le droghe considerate illegali e danni sociali altrettante volte piu' gravi. Negli Usa tra il 1920 e il 1933 si vieto' il consumo di alcol. Quando dopo 13 anni di proibizionismo il parlamento abrogo' questo divieto votarono a favore della liberalizzazione il 73% degli onorevoli.
Una maggioranza schiacciante. Come mai il proibizionismo fu abrogato? Semplicemente perché la maggioranza degli americani si era resa conto che produceva piu' danni dei benefici che offriva. Tredici anni di repressione durissima non avevano intaccato il consumo di alcol creando invece la necessita' per chiunque volesse bere un goccetto di finanziare il mercato illegale. La malavita statunitense si era arricchita enormemente arrivando ad avere mezzi economici tali da renderle possibile la corruzione di un numero enorme di poliziotti e giudici. Gli Usa pullulavano di locali che facevano dollari a palate mischiando alla vendita di alcol l’esercizio della prostituzione, delle scommesse clandestine, della ricettazione e di altre attivita' illegali che fiorirono prepotentemente sulla scia del commercio degli alcolici. Inoltre la giustizia americana si trovo' a mandare in prigione molti cittadini per altro probi, colpevoli solo di desiderare prendersi una sbornia ogni tanto. Infine, le bevande vendute dalla malavita erano spesso di pessima qualita', con aggiunte di ogni sorta di schifezza e questo provoco' danni alla salute dei bevitori maggiori di quelli provocati dal consumo di alcol di buona qualita'.
Alla fine ci si rese conto che continuare sulla via del proibizionismo avrebbe dato una tale forza alla malavita e avrebbe corrotto la vita pubblica americana a un tale livello che i vantaggi del divieto erano molto inferiori dei disastri che produceva.
Semplicemente e' impossibile vietare a milioni di persone di bere se desiderano fortemente farlo. E’ possibile invece convincere le persone a smettere di consumare prodotti nocivi o limitarne il consumo. Questo e' accaduto, ad esempio, con il fumatori di tabacco, da anni in costante diminuzione nei paesi occidentali, grazie a una imponente campagna di informazione, la tassazione, il divieto di vendita ai minori e la limitazione degli spazi dove il consumo e' consentito.
Anche l’informazione sui pericoli legati al consumo di alcol, anche se piu' lentamente che rispetto al consumo di tabacco, sta dando risultati.
Il numero dei consumatori di quantita' eccessive di alcol in Italia e' notevole ma in diminuzione. L’elaborazione dell’Indagine Multiscopo ISTAT 2002 “Stili di vita e condizioni di salute” effettuata dall’Istituto Superiore di Sanita' stima in circa 36 milioni i consumatori di bevande alcoliche in Italia, 20.500.000 maschi e 15.500.000 femmine; di questi il 14,2 % (7.136.000 circa) dichiara consumi alcolici eccedenti i limiti massimi indicati dalle Linee Guida per una sana alimentazione in maniera prevalente tra le consumatrici (19,1 %) rispetto ai maschi (9,2 %).”
Il numero dei forti consumatori di alcol rappresenta una percentuale del 14,4%, sul totale dei consumatori, un dato in decrescita dal 1993 quando i forti consumatori erano il 18,6% del totale. (Fonte: Sintesi della presentazione di Emanuele Scafato in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2005. Roma , 21 Aprile, Istituto Superiore di Sanita'.)
Una diminuzione di quasi un quarto delle persone a rischio alcolismo, in 9 anni non e' un grande risultato, ma e' comunque un segnale positivo, ottenuto senza utilizzare particolari divieti, grazie alla crescita della cultura del benessere e della cura del corpo. E c’e' da dire che lo Stato non si e' proprio impegnato contro l’alcolismo nonostante i terribili danni che provoca. Come vedremo in seguito, secondo i dati della relazione del governo sulle droghe, l’alcol ha provocato, nel 2006, addirittura 24mila morti. Non ci sono state campagne di informazione in tv, corsi nelle scuole ne altre iniziative degne di nota. Che cosa sarebbe successo se invece lo Stato avesse fatto il possibile per dissuadere i cittadini italiani a esagerare con l’alcol?
Secondo i dati dell’Istituto superiore della Sanita' in Italia anche il fumo di tabacco provoca danni notevoli che sono quantificati in 80mila morti all’anno circa. Anche qui osserviamo che si sta verificando una diminuzione dei consumi in tutti i paesi industrializzati. Questo grazie alle grandi campagne anti tabacco patrocinate dai media e forse anche grazie alle scritte terroristiche stampate sui pacchetti di sigarette.
Dal 2003 al 2005 grazie a questa attenzione dei media il consumo in Italia era diminuito di piu' di 10 milioni di tonnellate all’anno.
A prima vista parrebbe che in questa diminuzione del danno abbia giocato anche la bordata di divieti decisa da Sirchia nel 2005. Ma i dati del 2006 dimostrano esattamente il contrario. I divieti sono arrivati quando il consumo del tabacco stava diminuendo spontaneamente. In un primo momento questi divieti hanno accompagnato la decrescita senza incrementarla in modo particolare ma a distanza i due anni si scopre che i consumi hanno smesso di diminuire e anzi si e' registrato un aumento di un milione di tonnellate di sigarette fumate in piu'. (Fonte)
I divieti incattiviscono i consumatori e rendono piu' affascinanti le sigarette per i giovani? Sembrerebbe proprio di si'.
Il proibizionismo non paga.

Gli psicofarmaci fanno molto male ma nessuno penserebbe mai di vietarli.
In farmacia sono legalmente in vendita centinaia di tipi di droghe estremamente potenti, capaci di provocare effetti negativi a breve e lungo termine.
Queste sostanze sono da molti sospettate di essere causa di svariati malanni, tendenze suicide, aggressivita', comportamenti asociali.
Per rendersi conto di quanto gli psicofarmaci siano potenti citiamo un articolo dell’Observer: “La droga per i bambini: il Ritalin ha effetti sul cervello piu' potenti di quelli della cocaina.
Usando il brain imaging (tecnica usata per registrare immagini che si ipotizza rappresentino fedelmente le variazioni dell’attivita' neurale regionale), degli scienziati hanno scoperto che in forma di pillole, il Ritalin - assunto da centinaia di migliaia di bambini inglesi e da quattro milioni di bambini negli Stati Uniti - satura quei neurotrasmettitori che sono responsabili dell’euforia sperimentata dai consumatori di droga, piu' che la cocaina inalata o iniettata.” (Fonte: di Jean West The Observer)
Anche la Federal Drugs Agency (FDA) inizia a porsi il problema. In particolare si osserva che con l’uso degli psicofarmaci raddoppiano le tendenze suicide.
Da una meta-analisi pubblicata dagli Archives of General Psychiatry risulta che, in bambini e adolescenti trattati con antidepressivi, la probabilita' di sviluppare suicidalita' e' quasi doppia rispetto a quelli trattati con placebo. Quella dell’FDA e' la revisione finale di una serie di dati disponibili gia' da alcuni anni, finora tenuti sotto il piu' stretto riserbo. Gia' nell’agosto 2004 la notizia era trapelata dopo alcune dichiarazioni di Andrew Mosholder, esperto dell’ufficio FDA incaricato alla valutazione della sicurezza dei farmaci. Queste dichiarazioni avevano suscitato la reazione piccata dei vertici FDA, indispettiti dalla violazione delle regole di discrezione.  Dopo la valutazione di dati ancor piu' recenti, l'FDA e' giunta alla conclusione che la percentuale di rischio per la suicidalita' per i farmaci antidepressivi disponibili e' di 1,95. Irving Kirsh, professore di Psicologia alla University of Plymouth afferma: “Ci sono tre fattori da considerare: il rischio, il beneficio e le alternative. I benefici degli antidepressivi rispetto al placebo nei bambini non sono clinicamente significativi. D’altra parte, la risposta al placebo appare sostanziale. Cio' significa che si riescono ad ottenere gli stessi benefici con praticamente ogni trattamento. E allora perché sceglierne uno che puo' far aumentare il rischio di suicidio?”. (Fonte: Yahoo News da Nopsych.it. 26 marzo 2006)
Si stima che a 17 milioni di bambini, in Italia 30.000, vengono prescritti farmaci e droghe che alterano la mente. Questi dati assumono una valenza piuttosto preoccupante, basti pensare anche a quanto affermato dal dott. Elliot Valenstein, biopsicologo, autore di Incolpare il cervello: “E' un fatto consolidato che i farmaci usati nel trattare un disturbo mentale, per esempio, possono indurre un mutamento biochimico duraturo e perfino mutamenti strutturali [anche nel cervello], che nel passato sono stati ipotizzati essere la causa del disordine, ma potrebbero realmente essere un effetto del trattamento stesso.”  Solo nell’ultimo anno e mezzo, in cinque diversi Paesi sono stati pubblicati 18 allarmi governativi sui pericoli, fino ad allora nascosti, relativi a farmaci psichiatrici che evidenziavano effetti secondari tra cui: dipendenza da questi psicofarmaci, mania, ostilita', aggressione, psicosi, suicidio e violenza. (Fonte: http://suicidi.splinder.com/post/7587207/FDA:+antidepressivi+nei+bambin )

Altri dati sugli effetti degli psicofarmaci li troviamo nel libro: “Gli inquietanti effetti collaterali degli psicofarmaci” di Luciano Gianazza, Nuovi Mondi Media. “Alcuni ricercatori indipendenti, non sovvenzionati dalle case farmaceutiche hanno rilevato che alcuni psicofarmaci causano nelle persone che li prendono tendenza al suicidio e atteggiamenti violenti. E piu' di 200 azioni legali sono state indette contro la Eli Lilly, Pfizer e GlaxoSmithKline, i produttori rispettivamente del Prozac (fluoxetine), Zoloft (sertraline) e Paxil (paroxetine) per essere risarciti da suicidi o omicidi da parte di pazienti pochi giorni o settimane dopo che furono prescritti loro uno o piu' di questi psicofarmaci… Il Prozac e' stato immesso sul mercato degli Stati Uniti dalla Eli Lilly nel gennaio 1988. Zoloft e Paxil sono subentrati rispettivamente nel dicembre 1991 e nel dicembre 1992. Circa 45.000 rapporti di reazioni avverse al Prozac sono stati registrati dalla FDA. Questi includono rapporti di circa 2500 morti, con la stragrande maggioranza collegata a suicidio o violenza… Il Dr. Martin Teicher, della Harvard Medical School, nel 1990 ha riportato che lui e i suoi colleghi avevano osservato tendenza al suicidio in sei pazienti che prendevano il Prozac. Piu' recentemente, il Dr. David Healy, un esperto sul sistema della serotonina del cervello e il direttore del North Wales Department of Psychological Medicine all'Universita' del Galles, ha stimato che “probabilmente 50.000 persone hanno commesso suicidio a causa del Prozac dal suo esordio, una cifra molto piu' alta del numero di quelli che avrebbero commesso comunque suicidio se non fossero stati curati.”
Insomma, gli psicofarmaci sono vere e proprie droghe assimilabili alle droghe pesanti e hanno effetti enormi su chi li consuma. Non sappiamo molto su questi effetti anche perché le case farmaceutiche fanno il possibile per insabbiare tutte le ricerche che provano i danni del consumo di massa degli psicofarmaci. Ma i sospetti continuano ad aumentare. Ad esempio, alcuni hanno notato che la maggioranza dei giovani che in Usa hanno compiuto massacri nelle scuole erano sotto psicofarmaci. E si pensa che queste sostanze assunte come medicine invece di inibire i comportamenti violenti li abbiano sollecitati.
“L’uso di psicofarmaci e' il denominatore comune di otto recenti sparatorie scolastiche. Nei casi rimanenti, il dossier medico non é mai stato reso noto, lasciando il dubbio sul fatto che vi fosse stato o meno uso di queste sostanze:
21 maggio 1998 - Springfield, Oregon: il quindicenne Kip Kinkel uccide i suoi genitori e poi si reca a scuola dove fa fuoco su altri studenti che si trovavano nella caffetteria, uccidendone due e ferendone 22. Kinkel stava assumendo Prozac.
16 aprile 1999 - Notus, Idaho - il quindicenne Shawn Cooper svuota due caricatori sparando all’impazzata e mancando per un pelo diversi compagni di scuola: era in cura con un mix di antidepressivi.
20 aprile 1999 - Columbine, Colorado: il 18enne Eric Harris era in cura con il Luvox, un antidepressivo, quando lui e il suo compagno Dylan Klebold ammazzarono 12 compagni di classe ed un insegnante, ferendone altri 23 prima di suicidarsi. Il medico legale confermo' la presenza dell’antidepressivo nel sangue di Harris, mentre l’autopsia di Klebold non fu mai resa pubblica.
20 maggio 1999 - Conyers, Georgia: il quindicenne T.J. Solomon era in cura con un mix di antidepressivi quando ha fatto fuoco sui suoi compagni di classe ferendone sei.
7 marzo 2000 - Williamsport, Pennsylvnania: la quattordicenne Elizabeth Bush era sotto Prozac quando ha sparato a compagni di scuola a Williamsport, ferendone uno.
22 marzo 2001 - El Cajon, California: il diciottenne Jason Hoffman si trovava sotto l’effetto di due antidepressivi - Effexor e Celexa - quando ha fatto fuoco nel suo liceo ferendo cinque persone.
10 aprile 2001 - Wahluke, Washington: il sedicenne Cody Baadsgaar si reca a scuola con un fucile e tiene sotto sequestro 23 compagni di classe ed un insegnante dopo avere assunto un’alta dose di Effexor, un antidepressivo.
21 marzo 2005 - Riserva Indiana di Red Lake, Minnesota: il sedicenne pellerossa Jeff Weise era sotto l’influenza di Prozac quando ha sparato a scuola ammazzando nove persone e ferendone cinque prima di suicidarsi.
28 settembre 2006 - Bailey, Colorado: Duane Morrison, 53 anni, entra nel liceo di Platte Canyon e spara, uccidendo una ragazza e abusando sessualmente di altre sei. Nella sua auto sono stati trovati antidepressivi.
(Fonte: http://www.disinformazione.it/psicofarmaci_violenza.htm)

Ma contro l’abuso di psicofarmaci non c’e' nessuna iniziativa. Chi oserebbe mettersi contro le case farmaceutiche?
In assenza di campagne di informazione sui danni provocati dagli psicofarmaci e grazie alla potente macchina promozionale dei fabbricanti di queste droghe legali, gli psicofarmaci stanno diventando una risposta di massa all’ansia di vivere al pari dell’alcol.
Addirittura, per vendere piu' psicofarmaci pare proprio che le case farmaceutiche arrivino a inventarsi nuove malattie, ecco un articolo su questo argomento pubblicato dal Corriere della Sera dell’8 febbraio 2003 firmato da Margherita De Bac:
“La prescrizione di antidepressivi a carico del Servizio Sanitario Nazionale rispetto all’anno precedente e' aumentata del 17,1%.
In Italia negli ultimi quattro anni il consumo di psicofarmaci e' aumentato del 60%. Non e' un caso secondo gli esperti. Dietro spesso vi sono malattie ‘inventate’ o ‘indotte’ ad arte. Al problema ‘dell'informazione sponsorizzata che genera prima le malattie e poi i farmaci per curarle’ e' dedicato l'editoriale che uscira' sul prossimo numero di ‘Dialogo sui farmaci’, il bimestrale curato dal servizio farmaceutico di Verona. ‘La novita' e l'originalita' della strategia consistono nel presentare una sindrome psichiatrica minore ma con una popolazione estremamente ampia di potenziali sofferenti, molto spesso presunti’ commenta Luigi Bozzini, uno degli esperti. L' esempio piu' eclatante risale alla primavera del 2001: gli americani vengono informati da stampa e tivu' di una nuova epidemia che avrebbe colpito gia' 10 milioni di persone. Senso di affaticamento, debolezza, irritabilita', fastidi muscolari, nausea, diarrea i sintomi predominanti. Ognuno di noi li avra' provati, almeno una volta nella vita, anche se perfettamente sano. Pero' i cittadini, bersagliati da messaggi martellanti, cadono nella rete, si lasciano condizionare. Pensano di essere rimasti anch'essi vittime di questa minacciosa malattia indicata col nome di disordini d' ansia generalizzata, il Gad. Guarda caso, proprio nello stesso periodo, l'agenzia dei farmaci statunitense (FDA) approva con l' indicazione contro il Gad un antidepressivo, la paroxetina. In pochi mesi il prodotto va alle stelle. Luigi Ravizza, del Dipartimento di neuroscienze dell' universita' di Torino, si sofferma sul Gad: “Ha una prevalenza del 3-4 per cento, ma alcuni ne mettono in dubbio l'esistenza. Operazioni commerciali che spingono a trattare con antidepressivi disturbi passeggeri e non hanno niente di patologico vanno condannate. Sono truffe ai danni del paziente”. Vendere le malattie, a volte inventandole di sana pianta, altre sfumando i contorni di quelle reali in modo da catturare una larga fetta di potenziali utenti-pazienti. E' l' ultima strategia delle industrie, che basano la loro politica commerciale su un principio, ricordata da un articolo del British Medical Journal: ‘Si possono ricavare un mucchio di soldi dalle persone sane convinte di essere malate’ ”. (Fonte)

Non vengono risparmiati dal consumo di queste droghe neppure i bambini.
I genitori non hanno tempo di occuparsene, non hanno voglia di giocare e parlare con loro, non li sanno educare, li lasciano per giornate intere davanti al televisore e poi si accorgono che sono irrequieti e poco motivati a scuola? Diamo anche a loro un bel pasticcone!
 “Psicofarmaci ai bambini italiani, e' uno scandalo. Troppi e somministrati con troppa leggerezza. In cinque anni in Italia la prescrizione di psicofarmaci ai bambini e' aumentata addirittura del 280 per cento. Negli Usa, dove i bambini in terapia sono piu' di undici milioni, l’aumento e' stato del 150 per cento. Ministro Turco, intervenga subito”. E’ l’appello che hanno lanciato Luca Poma, portavoce di “Giu' le Mani dai Bambini”, la piu' visibile campagna di farmacovigilanza in Italia, e Federico Bianchi di Castelbianco psicoterapeuta dell’eta' evolutiva. E con loro piu' di cento Associazioni e 230mila addetti ai lavori del settore della Salute rappresentati dal Comitato Giu'leManidaiBambini. (Fonte: http://www.giulemanidaibambini.org/)
Sia per gli adulti che per i bambini i consumi sono quindi in crescita ormai da anni.
Tra il 2001 e il 2006 il consumo di psicofarmaci e' aumentato del 75%. Come osserva il dottor Giuseppe Nicolo', responsabile del Centro Salute Mentale (CSM) Boccea di Roma, nonché presidente europeo della Societa' di Ricerca in Psicoterapia. (Fonte: http://www.ciumeo.it/ )
Nel biennio 2000-2002 il consumo di psicofarmaci fra i giovanissimi e' quadruplicato. (Fonte: http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=2119)

Il dato e' confermato anche da un’inchiesta di Rainews24:
“…Diverse le terapie, da adattare ad ogni singolo caso. Sempre piu' seguita quella farmacologica. A dimostrarlo e' anche l’aumento delle prescrizioni degli antidepressivi. Negli ultimi sette anni, dal ‘99 al 2006, il numero delle persone a cui vengono somministrati si e' quasi triplicato.” (Fonte: http://www.cineca.it/stampa/rassegna_stampa/w_sanita_RaiNews24_antidep.pdf )

Ma oltre a quanto detto, gli psicofarmaci possono causare danni alla salute. A questo proposito l’associazione Giu le mani dai bambini sostiene che: “… Recentemente in Giappone, Canada , Nuova Zelanda ed Australia, l'uso degli psicofarmaci sui minori e' stato sottoposto in molti casi a restrizione da parte delle autorita' sanitarie di controllo. Negli USA …migliaia di famiglie hanno intentato causa ai produttori del settore farmaceutico per i gravi danni alla salute arrecati dai facili abusi nella somministrazione di dette sostanze.” (Fonte: http://www.giulemanidaibambini.org/petizione.php )

Insomma, l’uso che milioni di persone fanno quotidianamente di antidepressivi, calmanti, sonniferi, ansiolitici eccetera comporta danni alla salute e rischi sociali notevoli. Si tratta di sostanze che hanno una pericolosita', come vedremo, nettamente superiore a quella della canapa. Eppure possono essere venduti in tutte le farmacie mentre la canapa non puo' essere consumata neppure per scopi terapeutici.
Che senso ha una legislazione simile?
Ben poco come vedremo. Il senso glielo danno i soldi.

Tavola degli psicofarmaci in vendita oggi in Italia:

Tavola degli psicofarmaci in vendita oggi in Italia:

Fonte: http://www.oism.info/it/farmaci/libro_effetti_collaterali/antidepressivi_italia.htm

Jacopo Fo