A proposito della mimica corporea, delle armi, degli omicidi e dei sogni.
Chi vincera' le elezioni americane? Questa e' una bella domanda perche' il futuro del mondo, indiscutibilmente, e' legato a quel che succede agli Stati Uniti d’America.
Sappiamo tutti che l’elezione di un nero alla presidenza degli Stati Uniti sarebbe un evento pazzesco e chi si ricorda quello che era l’America degli anni ‘60 o ‘70 per i neri, e' molto dubbioso sulle reali possibilita' di Obama di essere eletto, esiste una grande America bianca che non può accettare in nessuna maniera un nero alla presidenza.
L’altra domanda che viene spontanea e': se lo eleggono lo ammazzano subito o riesce a portare a termine il mandato presidenziale?
Mi sono messo a osservare il discorso di investitura alla candidatura di Obama, cercando di capire come fa a infiammare gli animi di cosi' tante persone e cercando di scovare degli errori.
Come gli specialisti della comunicazione insegnano in una persona che parla sono fondamentali la mimica, l’espressione del viso. Pare che Obama abbia un intero staff incaricato soltanto di studiare i suoi movimenti. Ho guardato e riguardato il suo discorso e mi e' sembrato che tutto funzioni alla grande. Obama e' convincente, e' deciso, ha un’aria sicura e professionale e soprattutto ha un grandioso mezzo sorriso che tiene quasi sempre durante i suoi comizi.
Mi sono immaginato di essere uno degli specialisti della mimica ingaggiati da Obama e mi sono dedicato a una caccia alle espressioni sbagliate, cercando di notare i minimi particolari. E a un certo punto credo di aver trovato l’errore: nel momento in cui inizia a parlare dell’Iraq e del fatto che vuol portare a casa i soldati americani esplode un grande applauso, Obama sta zitto, si guarda intorno, gira la testa verso la sua sinistra e si produce in un’espressione con le labbra leggermente contratte e gli angoli della bocca tirati verso il basso, un’espressione da zia, un’espressione che contiene la difficolta' emotiva davanti a questo mare di ottantamila persone che nello stadio lo applaudono. E la stessa espressione appare per un istante ancora un paio di volte alla fine del discorso quando si scatena l’ovazione. Di nuovo Obama guarda verso la sua sinistra e per un istante atteggia la bocca, le guance e il mento in questa faccia da zia vecchia e mi chiedo che messaggio contenga questa espressione.
E’ un messaggio di paura di vincere. E’ l’incredulita' del figlio di schiavi che porta dentro una grande tristezza e in qualche modo si chiede se veramente un nero possa essere presidente degli Stati Uniti nell’anno 2008.
Poi mi sono andato a guardare il discorso di John McCain che annuncia nello stesso giorno del grande comizio di Obama, il nome della sua vicepresidente. Una mossa geniale scegliere Sarah Palin, governatrice dell’Alaska, una donna giovane, ex miss Alaska, madre di cinque figlie, con un figlio al fronte e un altro affetto dalla sindrome di Down, una donna rigidamente a favore delle armi, contraria all’aborto, all’omosessualita', che d’altra parte però in Alaska promulga una legge che riconosce agli omosessuali alcuni diritti fondamentali proprio delle persone che si sposano, come quello di poter andare a trovare il proprio amante all’ospedale.
Ho guardato a lungo la faccia di McCain cercando di capirlo. Ha una faccia stirata. Una faccia banale. Il suo grande punto di forza e' che ride apertamente, in maniera infantile. Mentre lo applaudono facendogli gli auguri per il suo compleanno che cadeva proprio quel giorno, lui ride felice come un bambino. McCain non ha nessuna paura di vincere, nessuna perplessita' davanti alla sua vittoria, fa parte di una razza di vincenti, si immagina vincente, e questo nell’universo della metacomunicazione, del linguaggio corporeo, dell’intenzione che tanto spesso determina il risultato, e' un punto enorme a suo favore.
Ma McCain ha un’altra grande forza, riesce a prodursi in uno sguardo tra l’ebete, lo spaventato e l’attonito, con gli occhiettini che si rimpiccioliscono guardando verso alla telecamera, ricordando lo sguardo di un bimbo spaventato. Questo modo di guardare evidentemente deve avere una grande forza di attrazione su un certo tipo di americano perche' gli stessi occhiettini piccoli e vuoti sono stati uno degli elementi che hanno caratterizzato il personaggio di George W. Bush.
Questo e' un aspetto interessante da osservare, Bush ha vinto nonostante avesse una faccia da scimpanze' con gli occhi vicini e idioti e nonostante faccia spettacolari errori di grammatica, sintassi e non si capisca spesso il senso delle frasi che pronuncia. Il fatto che George W. Bush abbia dichiarato recentemente che i terroristi non hanno paura di usare qualunque mezzo per colpire il popolo americano e che anche lui non ha alcuna paura di usare qualunque mezzo per colpire il popolo americano compiendo un evidente errore di significato e' un elemento a suo sfavore oppure e' la chiave essenziale del suo successo?
Per capire cosa voglio dire cito le parole testuali di Bush: “I nostri nemici sono innovativi e pieni di risorse. Non smettono mai di pensare a nuovi modi per colpire il nostro Paese e il nostro popolo, e neanche noi.” Discorso pronunciato a Washington il 3 agosto del 2004. Ecco, il senso di questa frase e' chiaramente assurdo ed e' anche chiaro quel che realmente voleva dire Bush.
Bush parla male, parla in maniera incasinata, parla come parlano gli americani della classe medio bassa, parla in modo grezzo e brutale, quasi illogico. Ma gli specialisti della metacomunicazione ci dicono che questo fatto e' un problema soltanto per gli intellettuali svaporati della sinistra post hippie, ma l’americano medio, quello che lavora, quello che si dispera per il mutuo della casa, di queste raffinatezze non gliene frega niente. Anzi, si sente rassicurato, psicologicamente si sente più intelligente ascoltando gli errori del proprio Presidente e gli da' gusto vedere questi occhietti spaventati che lo guardano dal televisore e pensare; anche Bush e' spaventato, anche Bush ha pura, anche Bush e' attonito, anche Bush non capisce quello che succede: Bush e' come me.
E questa e' la chiave del successo di Bush ed e' la chiave anche del successo di McCain, perlomeno del successo di essere giunto alla nomination per le elezioni.
Molti sono convinti che Mike Bongiorno abbia dei gravi problemi con la grammatica e la sintassi. Mike Bongiorno e' nella televisione italiana uno dei grandi campioni dello strafalcione, della frase buttata li' per errore senza accorgersi del brutale doppio senso sessuale che contiene e che provocherebbe un grave scandalo se non fosse un errore di una persona che ha difficolta' a esprimersi e, proprio grazie alla pieta' che genera l’ignorante, questo errore viene perdonato, si fa finta di non vedere che Mike buongiorno dice alla concorrente del telequiz: “Signora lei mi va a cascare sull’uccello” intendendo che la signora ha sbagliato rispondendo a un quiz a proposito di alcuni volatili.
Ho avuto la fortuna di ascoltare un intervento di Mike Bongiorno a un meeting di manager e ho visto un uomo completamente diverso, ha la capacitò di parlare con una proprieta' di linguaggio e di termini veramente incredibile, Mike Bongiorno non e' soltanto un brillante presentatore, e' anche un raffinatissimo insegnante di tecniche oratorie ed e' capace di spiegare a un venditore come deve comportarsi per vendere di più. Mike Bongiorno quando sbaglia in televisione, sbaglia apposta, gli errori se li studia prima, se li prepara e si programma in modo di dosare la quantita' di errori di cui il suo pubblico ha bisogno per sentirsi superiore a lui,. Se parlasse in televisione nel modo elegante che ben conosce non avrebbe mai avuto il successo che ha ormai da più di mezzo secolo.
Quindi se fossi anch’io ingaggiato nello staff dei tecnici della mimica facciale e corporea di Obama quel che gli direi e' di dedicarsi a una profonda meditazione sul suo diritto ancestrale, come essere umano e non come nero, di diventare Presidente degli Stati Uniti. E deve immaginarsi felice come un bimbo di fronte a questa possibilita'. In effetti non e' facile perche' se lo eleggono rischia di essere ammazzato ma comunque una grande battaglia richiede atti di eroismo, Io credo che per Obama sia difficile ma possibile cancellare quell’espressione da zia abituata a ogni delusione, e disillusa sulla vita con piccolo broncio triste mentre le folle oceaniche lo applaudono.
Se c’e' un passaggio della sua mimica in cui egli tradisce l’ostentata fiducia nella vittoria e nel cambiamento e' proprio quello. Obama smettila di fare la vecchia zia!
E, se puoi, produciti in un vero sorriso infantile, lascia che l’ilarita' del trionfo ti prenda. E’ grandioso che cosi' tanta gente creda veramente che tu possa cambiare l’America. Te la devi godere questa soddisfazione e devi comunicarci questo godimento. La perplessita' della vecchia zia mi ammoscia.
E visto che mi son messo a fare il tecnico della comunicazione per Obama voglio esagerare e uscire dal seminato del linguaggio corporeo per permettermi di parlare anche di un errore sostanziale che Obama compie. Nel suo discorso di accettazione della candidatura alla presidenza ha dedicato una frase al fatto che non vuole togliere agli americani il diritto di portare armi da fuoco ma pensa che tutti siano d’accordo sul fatto che sarebbe meglio togliere le mitragliette dalle mani della malavita. Questo discorso e' un cavallo di battaglia dei democratici. L’idea e' che sia possibile ridurre il numero spaventoso dei morti ammazzati negli Stati Uniti, che sono più di 1500 all’anno, una quantita' superiore di molto superiore a quelli di qualunque stato europeo ed enormemente superiore a quelli del Canada.
Michael Moore con il suo superlativo documentario Bowling a Colombine, ci ha ampiamente dimostrato che il numero dei morti ammazzati non ha niente a che vedere con la quantita' di armi possedute e con la loro velocita' di tiro.
I canadesi sono armati fino ai denti ma tengono generalmente aperta la porta di casa, guardano telegiornali dove la cronaca nera ha poco risalto, hanno assistenza sanitaria gratuita per tutti, un sistema pensionistico decente e uno stato sociale che funziona in modo estremamente più efficiente di quanto non accada negli Stati Uniti d’America.
Quando un americano medio sente dire che per togliere i kalashnikov dalle mani della malavita e' necessario vietare alle persone oneste di possederne uno sente che c’e' qualcosa di profondamente falso. Non esiste nessun rapporto tra la possibilita' di comprare legalmente un mitragliatore d’assalto e il fatto che la malavita possieda mitragliatori d’assalto. In quanto, semplicemente, la malavita riesce sempre a procurarsi le armi che vuole.
In America quasi la meta' delle famiglie ha un’arma in casa, in Svizzera il 27 per cento, ma il numero di omicidi in America ogni anno e' intorno ai 5,7 ogni centomila abitanti mentre i dati sulla Svizzera parlano di 2,8 circa omicidi per ogni centomila abitanti. Meno della meta' degli Usa. In Russia poi ci sono molte meno armi in circolazione che negli Stati Uniti o della Svizzera ma il tasso degli omicidi e' 4 volte quello degli Usa.
Quindi, non esiste un vero nesso tra il numero di omicidi e la quantita' di armi in circolazione. Il numero degli omicidi non dipende dalle armi da fuoco ma dalle condizioni sociali, dalle garanzie che vengono offerte ai cittadini e dagli aiuti che ricevono in caso di difficolta' da parte dello stato e della collettivita'.
Se Obama vuole cambiare realmente l’America e' da questo che deve partire: dalla creazione di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la nascita di un senso di solidarieta' sociale nuovo. Di un clima nuovo. Obama avrebbe bisogno che Patch Adams, il clown sciamano comico terapeutico, gli desse una mano con la sua idea di ospedali gratuiti che curano non solo le malattie ma anche e soprattutto la tristezza.
Obama avrebbe bisogno dell’italoamericana Susan Parenti, grande teorica del gruppo di Patch Adams, con la sua scuola per imparare a sognare un futuro migliore.
I depressi sono capaci di parlare per tre ore di quello che va loro male nella vita, solo cinque minuti di quello che desiderano. Susan Parenti insegna a sognare da professionisti. Anche se non hai un soldo in tasca, se adori il Madagascar, devi sapere tutto del Madagascar: quanto costa il biglietto aereo, quali sono i migliori alberghi, dove si mangia meglio, dove si può comprare questo e quello... Soltanto se conosci veramente il tuo sogno, se ci dedichi del tempo hai maggiori possibilita' di realizzarlo. Sognando noi focalizziamo l’attenzione su quello che desideriamo, poi succede che in un bar a otto metri di distanza da te qualcuno dice: Madagascar e siccome tu ti sei centrato sul tuo desiderio del Madagascar riesci e sentire quella parola, ti avvicini e dici: “ho sentito che parlavate del Madagascar, io adoro il Madagascar, sono anni che studio tutto del Madagascar” e magari quello che ha detto la parola Madagascar sta per andarci e ha il problema di non saper nulla di quella terra e magari ti assume come guida e finalmente vai in Madagascar.
Obama e' bravo a raccontare il sogno americano: I Have a dream. Ma e' ancora ancorato a strutture di pensiero lineare che mancano della creativita' di Patch Adams, Susan Parenti, Jaime Lerner (il sindaco di Curitiba http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2153 e Antanas Mockus, sindaco di Bogota' (http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2754 e http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2421 e http://www.jacopofo.com/node/586 )
Servono modi di ragionare completamente nuovi per costruire veramente un mondo migliore. Non sappiamo se Obama sapra' usarli. Sicuramente non getta sul tavolo un nuovo modo di pensare tirar fuori l’annosa polemica tra democratici e repubblicani sul diritto di possedere un’arma.
Un vecchio modo di pensare, un falso problema. E alla fine di questa riflessione, quella piccola smorfia da vecchia zia di Obama mentre la folla lo applaude mi fa un po’ paura. Comunque anche se Obama sara' eletto non possiamo sperare che possa cambiare il mondo. In fondo e' espressione del capitalismo americano dal volto umano. Avra' il volto umano ma sempre capitalismo e'. Per essere sicuri di cambiar e il mondo non ci resta che utilizzare il vecchio sistema. Rimboccarci le maniche e cominciare a costruirlo noi. Disgraziatamente nessun Obama potra' farlo al posto nostro.
Jacopo Fo
Commenti
Ciao Jacopo, questo è il
Ciao Jacopo, questo è il mio primo commento, proprio due minuti fa mi sono registrato.
Io ho sempre avuto un grande apprezzamento per i tuoi lavori e i tuoi articoli e commenti. Anche per quella particolare sinergia che attui tra politica, economia, ironia e spiritualità che ti differenzia, a mio parere, da un personaggio, pur notevole, come Beppe Grillo. In te c'è una sorta di speranza trascendente che ti fa solcare rive più alte che quelle della rabbiosa polemica contro il male o di un complottismo che avvelena di paura. Insomma in te c'è la speranza, nutrita di filosofia, mistica, ma anche concretezza.
Il tuo articolo su Obama non mi ha "preso" troppo devo dirti. Non so spiegarti bene il perché. Forse per la retorica che tutte le televisioni stanno facendo su Obama. Un giorno, tra l'altro, mi sono messo di impegno, mi sono procurato la maggior parte dei suoi discorsi più importanti, per farmi un'idea.
Dopo una settimana di letture, il mio timore si èè concretizzato. Tranne pochi concetti essenziali e molti giri di parole fascinosi e slogan ad effetto, mi sono sembrati un concetrato di aria fritta, ottimi auspici e retorica stile "l'America che vogliamo.. l'America che sogniamo".. Ma anche tu hai questa sensazione che in fin dei conti i suoi discorsi sono saturi di aria fritta.
E poi si dirà "Va beh, è negro, il sogno degli anni 60/70, ecc." Effettivamente è veo. Comunque vada sarà stato un progresso. Ma alcune volte non ti viene il dubbio che sia uno specchietto per le allodole. "Avete visto quanto siamo democratici.. candidiamo un nero!.. capite?..un nero!!". Un pò come McCain che adesso tutti considerano un mezzoeroe perchè ha candidato -udite,udite- una donna, "quanto siamo evoluti!..una donna!!".
Ma a prescindere da ciò, capita un fenomeno che può sembrare singolare, ma ha un suo forte senso.
Obama,proprio perché è nero, o afroamericano se non vogliamo qualche denuncia cone non-politically-correct, sta cercando in tutti i modi di rassicurare.. rassicurare.. rassicurare. Con il paradosso che nei suoi discorsi la questione razziale è quasi del tutto scomparsa. Ciò è inparte compresibile, perché se vuole vincere non può fare il nero arrabbiato. Ma non si rischia che alla fine vinca un nero "de-nerizzato" :-)
So che tutte queste storie sembrano richiamare l'eterna divisione italiana tra conformisti-riformisti-integrati e duri e puri.. Ma non è che Obama cerca talmente tanto di essere moderato da finire col diventare una cammomilla? Già alla convention democratica, leggevo, non sono stati fatti parlare gran parte dei leader neri storici, "i cantori del ghetto", per lasciare post a un manipolo di black-new-generation.. cioè dei rampolli neri benestanti, vanitosi, eleganti, retorici, e con un pedigree con le migliori università. Perdonatemi, saranno pure neri, ma me ne importa poco, sento il classico odore ruffiano da elité. Quelli che venivano dal ghetto erano e sono una spanna sopra per passione, energia, coraggio, idealismo. Questi sembrano manichini ansiosi di piazzarsi in qualche buon posto nelle nuova amministrazione. E' questa la rivoluzione razziale di Obama^
E poi mi sono scocciato di sentire che così si realizza il sogno di Martin Luther King. Per piacere, qui non scherziamo. Martin Luther King era immenso. Uno dei più grandi uomini di tutti i tempi.
Un uomo che se ne fregava di ceroni e consenso di plastica. Che era tremendamente fuori da coro, capace di fare scelte controverse e scomodissime come quando si oppose alla guerra in Vietnam in un momento in cui aveva tutto il consenso contro. Un uomo che disse "è meglio seguire la propria coscienza e perdere, che per timore e convenienza vendersi alle tendenze maggioritarie anche se sbagliate". Come si fa a paragonarlo a un politico anche simpatico se vogliamo, ma che è abilissimo a gestire il consenso, e ocutalo e scaltro nell'usare le parole giuste, nel non dire troppo o troppo poco, nel spazzolarsi un pò di retorica patriottarda. Tutta roba che a Martin Luther King neanche gli passava per il boccino. Obama ha avuto anche lui frequentazioni "particolari" con ricchi finanziatori e i suoi bei compromessi. Martin Luther King mai. Fu l'esempio supremo dell'integrità in poltica. Non compiacè mai nessuno per convenienza. Mentre Obama a volte sembra un gigolò. E soprattutto il Sogno di Martin Luther King non era un nero alla Casa Bianca, che se ne fregava delle posizioni di potere. Il suo sogno era un paese radicalmente rivoluzionato, un paese aperto a tutti, in cui ci fosse spazio per tutti. Un paese che ripudiasse la guerra. Un paese senza priviligio, con giustizia. Un paese ricco di amore.
Il sogno di Obama ancora non si è capito bene qual'è sotto il rumore degli applausi e dei sorrisi.
Certo sempre meglio lui che quello squalo di Hilary Clinton..
Ma, ecco cosa volevo dire.. non mi ha convinto il tuo post perché sembrava sposare l'idea che Obama fosse un grandissimo cambiamento e si concentrava sulle strategie di comunicazione. Mentre credo che dovremmo essere più distanti dal consenso verso i leader stranieri in voga che tanto appassiona i Veltroni nostrani. Anche per salvarci dall'orgia di retorica che quotidianamente, in ogni campo, ci bombarda..
Ancora complimenti per i tuoi testi
Caro Kratos
evidentemente dovevo scrivere meglio...
Sono daccordo con te. Obama è annacquato.
Ma comunque se vincesse lui sarebbe molto meglio.
Potremmo sperare di salvarci da 5 anni ancora di guerre. Ho scritto SPERARE. So che Obama non è per niente un pacifista... Ma l'altro è una certezza guerrafondaia.
Grazie per la tua stima.
Obama e Martin Luther King
E' innegabile che questa volta le elezioni USA per il nuovo presidente si presentano più complesse del solito in quanto:
a) I democratici hanno un candidato interessante riassunto dalla frase "Yes we can", un motto che però, quando fu ripreso per la realtà italiana da Walter Veltroni, non funzionò affatto!
Da Antropologo culturale che sono oltre che lettore di quaderni di geopolitica (vedi i quaderni LIMES) ritengo che le origini multi etniche e multi culturali di Barack Obama oltre che la sua avvocatura a pro dei poveri, possano essere degli elementi vincenti.
Resta però la realtà sottolineata dall'amico Marco che non è chiarissimo chi rappresenti oggi Obama... i neri, i poveri, i ricchi, i bianchi?!
b) I Repubblicani hanno candidato un vecchio esperto (l'esperienza è sempre utile, vedi il caso di Silvio Berlusconi in Italia) ma non tanto avvincente. Però, quest'ultimo, il senatore McCain, ha saputo tirare fuori una carta vincente: Si farà affiancare, in caso di vincita, da una donna che pur essendo giovane (e, per molti motivi più atttraente di lui) ha parecchia esperienza di vita. La donna in questione è una mamma di 5 figi, ha esperienza nel mondo dei sindacati, è governatrice dell'Alaska e presto sarà anche nonna.
Staremo a vedere chi vincerà!
Ultima nota importante: Mi dispiace ma il signor Martin Luther King, pur essendo un reverendo battista, ed un grande uomo, che ha fatto davvero cose grandi per gli afro americani, non era mica perfetto. I suoi adulteri ed incontri sessuali piccanti con donne che non erano sua moglie non erano modi di fare consoni all'essere un pastore, un uomo di Dio.
Cordiali saluti,
Andrew D.
(Consulente multi culturale in Roma)
Opinion leader orizzontali
Opinion leader orizzontali: li chiamano così, quei campioni che riescono a diventare esempi per intere masse, e che non hanno nulla d'eccezionale.
Non un modello da imitare, ma un modello in cui identificarsi e che non spaventa, come McCain, Fede e Berlusconi.
Non sono un profondo conoscitore del popolo americano ma credo davvero che due siano i tratti distintivi di questa nazione: la capacità di sognare ed il pragmatismo.
Se prevarrà in queste elezioni il "bisogno del sogno" allora Obama potrà vincere. Se prevarrà la paura di un mondo pieno di nazioni che mostrano i denti (cina e russia in primis) e la paura di una economia in caduta libera sul fronte interno ed esterno, allora vincerà la parte peggiore dell'america. Quella che governa con il pugno di ferro e che crede che il gioco sia a somma zero, e l'importante è far vincere gli americani, come alle Olimpiadi.
Io spero che gli americani votanti siano cresciuti un pò più degli italiani, con l'accesso alle nuove tecnologie e con l'apprendimento di un destino collettivo che ha una forte dose di interdipendenza. Con una globalizzazione che non va più temuta ma compresa e corretta con la necessaria partecipazione di tutti. Il tutto è superiore alle singole parti.
"Non fatevi consigliare dalla paura", diceva un generale americano. Spero proprio che così avvenga per questo grande popolo di altalenanti ottimisti.
marcomkc
rinforzi energetici
Elleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Ciaooooooooooooooooooo! Quanto tempo! Adesso vengo a trovarti in mondo nuovo! Un bacio! :D
Ciao Elle! AUGURI!
Auguri per la tua maternità!
Un futuro meraviglioso alla creaturina, al fortunato padre e a te!!!
AUGURI!
Per quanto riguarda invece le tue osservazioni credo proprio che ci sia un malinteso: io preferirei mille volte che Obama fosse eletto.
E' curioso che alcuni abbiano preso questo articolo come un sostegno illimitato a Obama e altri come un disinteresse per la sua eventuale vittoria!
Invece io non penso né una cosa ne il suo contrario!
Io penso che Obama sia 1000 volte meglio del repubblicano e contemporaneamente penso che non sia però l'uomo ideale, perfetto che molti credono.
Non sarà mai il MIO PRESIDENTE.
E i consigli che gli ho dato glieli ho dati perché spero gli servano. Forse lui non leggerà il mio messaggio ma lo leggerà qualcuno del suo staff di consulenti della comunicazione. La nostra rete di amici di amici arriva infatti fino al suo staff. Poi magari non servirà a niente, o non mi daranno retta. Comunque il mio era un tentativo di aiutare uno con il quale non sono d'accordo su centinaia di punti ma che è meglio di un guerrafondaio.
E grazie alla discussione che questo articolo sta suscitando mi sono anche convinto che era giusto affrontare questo problema proprio perché è esemplare come caso nel quale le scelte semplici non sono quelle giuste.
E' la sfida della complessità!
Una roba che fa incazzare molti terrestri.
Quindi val la pena di parlarne.
Ciao
graaazieeeee jacopo
baci grandi, ele
ps, e vista la fatica fatta e i trascorsi da famiglia su questo blog lascio una foto di alessandro, risale a quando è stato rieletto berlusconi, tanto per stare in tema!
http://immagini.p2pforum.it/out.php/i309773_alecachemire2.jpg
sono d'accordo
ciao, ti seguo da tempo e spesso ho le tue stesse opinioni, ma in questo caso no, quasi nulla
Sto esaminando Obama da ogni punto di vista per motivi di studio e nonostante la mia tesi sia solo all'inizio, credo fermamente che Obama non sia soltanto il meno peggio e sono completamente d'accordo con Elle sulla necessità di comunicare forza e convinzione nelle sue capacità e non assumere noi stessi quello sguardo spaventato da zia che sconsigli a lui.
Credo che il suo vero programma possa essere espresso soltanto una volta eletto e che avrei fatto lo stesso al posto suo, incluso cercare appoggi, finanziatori, ecc. perchè senza non si va da nessuna parte, senza non avreste neanche una "speranza" ..... dico avreste perchè io invece ho davanti una brillante, vincente promessa che in ogni caso riguarderà me, voi e tutto il resto del mondo, inutile negarlo.
fai da te
Finalmente un articolo che “osserva” aprioristicamente la realtà.
Condivido in pieno ciò che scrivi, però non scinderei il resto del mondo dal palcoscenico macro degli USA. Nel nostro piccolo accade lo stesso, alle olimpiadi abbiamo visto le stesse dinamiche, e l’elenco s’avvierebbe ad essere infinito.
Il lato comico è da ravvisarsi nella comicità di questi attori-politici che ostentano la farsa come realtà per un pubblico ormai così avvezzo a piangere per le telenovele ed a scandalizzarsi per le false notizie, che ormai (ma è successo nella storia il contrario?) vivono il mondo virtuale che gli viene preparato ad hoc.
Impossibilitati ad alimentare un’energia-sogno personale, disossati come polli del supermercato, sono pronti a farsi riempire di qualunque assurdità dia loro sollievo al loro vuoto.
C’è da chiedersi se riusciranno anche a mangiare in modo virtuale nel momento in cui le quinte di questo immenso palcoscenico si scioglieranno lasciando la visione del reale com’è.
Ai tempi della mia infanzia (ho la tua stessa età) c’era la moda dell’enterogelmina che guariva, insieme al famigerato polagin, ogni malessere presente, passato e futuro dei bambini e ragazzini: ora hanno rispolverato la Gelmini sperando possa fare lo stesso?
Eheheh….io proseguo con yogurt e frutta e poi si vedrà…a chi passa da qui lo offro, come tu offri i tuoi sogni. Sono ottimista nell’alimentare il mio sogno di armonia e mi diverto a vivere ogni momento nel costruirlo.
Tra i miei figli annovero un’ostetrica manager/parti in casa, un attore di teatro già di successo a 22 anni, un ragazzino di 10 anni che dopo anni di homeschooling vuole andare dai Salesiani…..più armonia di così..
Il problema di questi tempi che stiamo vivendo è l’appiattimento della diversità in favore del “look” vincente uguale che a sua volta crea moda appiattendo il resto.
Che sia la faccia di Obama, di McCaine, di Silvio, o del premier cinese che non mi ricordo come si chiama, il messaggio è sempre assolutamente uguale e quindi addormentantemente noioso e insulso e privo di forza.
Quindi..viva il sogno ad occhi aperti che sconfiggerà la narcolessia dominante…
Ronf..ronf..,
elisa
un merito
giusto segnalare falsi problemi, credo pero' che Obama abbia un merito che non hai sottolineato abbastanza. l'uso che ha fatto di facebook e internet rilancia proprio il tuo messaggio finale: le idee devono venire da noi, la democrazia e' partecipazione e nel 2008 e' anche digitale. rimboccarci le maniche, come dici tu, oggi significa anche imparare a comunicare le nostre idee, innescare nuovi ragionamenti con parole giuste, che convincano la gente che e' possibile cambiare, basta iniziare a pensarlo e pronunciarlo. una nuova solidarieta' sociale parte anche da qui, e Obama e' stato in grado di crearla. in questa direzione, ti segnalo un'iniziativa editoriale innovativa. si chiama "Palestra di Parlare" e promuove proprio un nuovo concetto di comunicazione, che parte dall'interattivita' e dall'impegno di un confronto diretto sulle nuove vie di comunicazione. per costruire un nuovo sistema dobbiamo imparare a confrontarci e a condividere.