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La sinistra ha ancora paura del Punto G

di Jacopo Fo

 

 

Quasi 30 anni fa commisi un peccato che alcuni non mi hanno ancora perdonato: scrissi sulle pagine di Tango, supplemento satirico dell’Unità, un articolo intitolato: “Muscoletti vaginali”. Raccontavo che l’Italia era la nazione nella quale il maggior numero di donne aveva problemi di frigidità e di incontinenza delle urine dopo la menopausa, e che in altri paesi europei le cose andavano meglio grazie alla ginnastica del muscolo pubococcigeo, insegnata in tutti i reparti maternità e a volte pure a scuola. L’Italia aveva un’incidenza di questi disturbi superiore al 50%, Francia e Paesi scandinavi sotto il 20%.

Scoppiò il finimondo: a molti pareva una bestemmia parlare di passera e di piacere sessuale sopra il quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci. Alcune compagne mi accusarono di essere un fallocrate che pretendeva che le donne non fossero solo madri, cameriere, cuoche e lavoratrici ma pure acrobati sessuali.

Le reazioni furiose mi indussero ad approfondire la questione sessuale e mi resi conto che esisteva un vuoto sulle più elementari conoscenze anatomiche: pochi sapevano dell’esistenza del Punto G, dell’eiaculazione femminile, del Punto L maschile e del fatto che molti uomini soffrono di frigidità, cioè hanno un’eiaculazione senza orgasmo. Così scrissi Lo Zen e l’arte di scopare che diventò poi uno spettacolo teatrale, però dovetti ammorbidire il titolo che diventò Lo Zen e l’arte di far l’amore, perché sennò i teatri si rifiutavano di ospitarmi. (...)

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