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Tutto quello che le tv per bene non ti raccontano

Vuoi dare una possibilità all’Italia?

Prima di Pasqua ho scritto un articolo nel quale dicevo che quelli che la pensano in un certo modo dovrebbero trovarsi e quindi proponevo una grande festa.
Ho avuto qualche risposta incoraggiante e mi sono messo a progettare questa festa, iniziando a lavorare su necessità e preventivi (tipo: quanta acqua consumano mille persone?) . Ho scritto un articolo e l’ho mandato a Gabriella Canova. E lei, dolcissima, mi ha telefonato dicendomi che ero andato fuori di testa se pensavo di organizzare una festa con mille persone in due mesi, dovendo per giunta rifare il tetto ai capannoni necessari a offrire riparo in caso di pioggia. Ho dovuto ammettere che ha ragione. Quindi dobbiamo spostare la festa di 12 mesi: preparatevi per luglio 2012, sarà una cosa epocale.
Intanto però vorrei continuare la discussione perché è necessario che succeda qualche cosa alla svelta. E dobbiamo farla noi. NOI chi? Questo è il punto.
Quando dico NOI mi riferisco a certa gente che la pensa in un certo modo col quale mi trovo strutturalmente d’accordo.

La situazione è seria facciamola ridere!
Molti dicono che ormai la frittata è fatta. Le uova stanno già cadendo sulla padella e si romperanno. E’ solo questione di tempo (le uova simboleggiano elegantemente l’Italia). Io credo che il primo obiettivo di chi vuole fermare questa locomotiva nazionale, evitando che vada a sbattere contro il muro della storia (che è molto duro) dovrebbe essere quello di connettere questa gente per bene di cui parlavo sopra.
Da una parte è una buona notizia: convincere milioni di berlusconiani che B. è cattivo è un lavoro improbo, come hanno dimostrato questi ultimi 16 anni…
Connettere onesti progressisti desiderosi di migliorare il mondo dovrebbe essere relativamente più semplice. Sopratutto nell’era di Facebook.
Ma qui nascono i problemi. Forse come in nessun altro Paese del mondo (siamo un caso unico in tutto), i progressisti che si sono messi a lavorare con le mani, che si oppongono al sistema costruendo invece di limitarsi a criticare, hanno maturato un giusto e totale disprezzo per le vecchie ritualità della politica, le riunioni fumose con la noia che ti soffoca, i discorsi dei leader e i poveracci che cercano di farsi strada scalando i vertici del partito. Molti di noi hanno visto lo sfacelo determinato dalla pochezza dei funzionari intermedi dei partiti e delle associazioni, la nullaggine mentale degli arrampichini sociali e sappiamo che appena si fa un qualunque tipo di partito, appena si inizia a distribuire cariche, a eleggere rappresentanti, a stilare programmi, subito arrivano questi minorati emotivi, privi di ideali, completamente incentrati sulla propria smodata sete di potere.
Chi ha la mia età ha già provato e riprovato a costruire organizzazioni che potessero essere immuni all’infiltrazione di questi piccoli roditori infami. Riuscirci è impossibile, è un’illusione infantile. Noi non possiamo avere leader perché ci creano acidità di stomaco. Noi non possiamo aderire a programmi politici perché sappiamo che le parole scritte lasciano il tempo che trovano. Noi non possiamo creare gerarchie perché sappiamo che funzionano come la carne al sole: generano batteri schifosi e puzzolenti.
Siamo al paradosso: esiste in Italia un grande movimento di gente dotata del senso pratico che oggi ci serve. Ovunque vada incontro queste persone, eroicamente intente a migliorare le cose giorno per giorno, nei fatti. Lì un doposcuola, là un gruppo di clown dentro un reparto pediatrico, un comitato contro l’inceneritore, un gruppo solidale verso qualche specie di vittima (tante!).
Queste persone che incontro la pensano esattamente allo stesso modo in maniera a volte impressionante. E non solo su questioni generali politiche. La pensiamo uguale sull’amore, sull’educazione dei figli, sull’arte, su come affrontare, con pace e comprensione, le relazioni con gli altri, La pensano uguale anche  sul senso della vita. Al di là delle scelte confessionali, abbiamo tutti (atei e credenti) la stessa idea della vita e della morte: esistere non ha un senso se non glielo dai tu (o se preferite “Dio vuole finire di compiere la creazione per nostro tramite”). Abbiamo di fronte una grande, urgente, sfida: possiamo trovare il modo di fare squadra senza usare i vecchi sistemi della politica? Il fatto che esista questa potente unità filosofica innovativa può farci inventare un modo nuovo di connetterci? Possiamo creare qualche cosa che non contenga niente della vecchia politica? Esiste la possibilità di organizzarci e concertare azioni comuni senza congressi, delegati, funzionari, statuti, tessere?
Esiste veramente un altro modo di organizzarsi per “fare politica” a modo nostro?
Giusto 30 anni fa pubblicai un libro intitolato “Come fare il comunismo senza farsi male”, dove sostenevo la necessità di consociare i consumatori, creare gruppi di acquisto, finanza etica e commercio solidale. Ma mi rendevo conto anche che mancava qualche cosa per riuscire a lanciare un simile movimento. Avevo fatto un disegno nel quale ritraevo me stesso seduto a un tavolo, di fronte a un aggeggio che era un accrocco di microfono, schermo, videocamera, radiotrasmettitore, computer e antenne. Nella didascalia avevo scritto: “Ecco il rivoluzionario del futuro con il suo super comunicatore globale”. In questo momento sono seduto in poltrona e il trasmettitore globale ce l’ho in grembo.
Avevamo bisogno che fosse inventato Internet per riuscire a far sviluppare questo nuovo grande movimento progressista concreto. Oggi abbiamo bisogno di una straordinaria invenzione sociale per dare corpo unitario a questo movimento.
Non so come sia possibile riuscirci né so come potrà essere, tanto quanto 30 anni fa non avevo la più pallida idea della possibilità di inventare veramente il Web. Ma penso che sia necessario perché l’umanità vada avanti il fatto che si riesca a superare il “sistema partito”.
Vedo degli esperimenti positivi in questo campo. Ad esempio, il Movimento della Transizione è l’unica organizzazione che io conosca nella quale non entri perché sei d’accordo con il programma ma perché nel tuo territorio hai realizzato un’iniziativa concreta che ha funzionato. Nel Movimento della Transizione non esiste un programma approvato da un congresso. Il programma è semplicemente l’insieme delle iniziative che hanno funzionato. L’azione del movimento è incentrata sulla capacità di essere una banca che raccoglie procedimenti di successo per ridurre la dipendenza dal petrolio. Tutto quello che funziona bene diventa programma. Tutti quelli che hanno fatto qualche cosa sono leader del sistema di lavoro che hanno sperimentato con successo. Sono “maestri di un’arte” non guide carismatiche. Sono professionisti della rivoluzione morbida che insegnano a chi vuole imparare come hanno fatto a ottenere certi risultati… non sono capi infallibili.
Credo che in questo modo di fare ci sia un germe molto affascinante.
L’altra idea che mi solletica è quella di Ted (http://www.ted.com/). Un laboratorio di idee che consta di uno spazio web e di una serie di convention, un palcoscenico sul quale sono chiamate a parlare, solo per 5 minuti, persone che hanno realizzato qualche cosa di mirabile in qualunque campo (e i loro discorsi vengono tradotti in decine di lingue da schiere di volontari). E aggiungo che anche noi stiamo sperimentando una formula organizzativa anomala. Ormai da 10 anni Alcatraz è il punto di incontro di una serie di professionisti che collaborano in modo autonomo, ognuno con la sua azienda. Non facciamo assemblee, non stiliamo piani quinquennali, niente convegni teorici. Si discute in modo informale, magari durante le feste di compleanno, e poi si fanno accordi a due a due. Chi ha un’idea la propone singolarmente a tutti i giocatori che gli servono per vincere quella partita. Accordi bilaterali. Un giorno sei il capo fila di un progetto, il giorno dopo realizzi un frammento del progetto di un altro. Non ci sono leader, ci sono lavori da fare e gente che è più brava a fare questo o quello. Funzioniamo come una bottega d’arte o una compagnia teatrale vecchia maniera.
Un’ultima questione. Questo popolo progressista amante delle buone pratiche non ha nome. Tocca trovarne uno, è una legge di mercato. Tutti i nomi a cui riesco a pensare mi paiono inadatti: Progressisti Fai da Te, Amici del Bradipo Volonteroso, Movimento della Spinta Gentile Ecoetica, Felce e Mirtillo.
Qualche idea?
(Sul nome e su tutto il resto.)