A proposito del referendum sul nucleare in programma nel mese di giugno
Inviato da Jacopo Fo il Dom, 03/20/2011 - 00:53Originati dai fumi del disastro che sta travolgendo l’intiero Giappone, ecco che puntuali sono spuntati un gran numero di “geni a testa d’uovo”, come diceva Brecht, che in seguito all’apocalisse hanno immediatamente individuato la nascita di un ben evidente modello di pensiero, anzi due distinti modelli: quello razionale e l’irrazionale.
Tutti coloro che in seguito alla catastrofe si son lasciati cogliere da un naturale senso di panico, hanno subito esclamato: “Il nucleare così com’è si dimostra un grave pericolo per l’umanità. Bisogna fermarci e ragionare”. Ecco, costoro sono stati definiti irrazionali.
Al contrario, coloro che sorretti da una ben diversa matrice culturale e pragmatica, hanno subito dichiarato senza ombra di dubbi: “Se c’è l’errore, noi lo troveremo, lo modificheremo” questi sono i razionali. Che infatti avvertono subito: “Ma è folle troncare il sistema dei reattori atomici! L’energia che essi producono è essenziale per la vita e il progresso dell’umanità! E poi d’accordo che quei reattori davanti al terremoto e lo tsunami non hanno retto, causando un disastro, ma la ragione di tutto ciò è dovuta, è risaputo, al fatto che gli impianti in questione erano obsoleti, tant’è che anche i giapponesi stessi erano in procinto di chiudere le centrali coinvolte per sostituirle intieramente con strutture di terza e forse quarta generazione!”.
“Ma d’altra parte - rispondono gli irrazionali, detti anche ‘emozionabili’ - il fenomeno che si è realizzato era ritenuto impossibile! Gli scienziati responsabili avevano assicurato che c’era un solo caso su un milione che si verificasse. Ed ecco là che è successo. E' come se si fosse giocato tutti insieme a una lotteria nazionale, il numero vincente può anche non venir sorteggiato per uno, due mesi, un anno, ma poi ecco che all’improvviso, ormai inaspettato, vam!, viene fuori il numero fortunato! Che nel nostro caso non è di un premio di miliardi ma di un’apocalisse totale.
Come diceva Eratostane “la scienza non è definitiva né certa”. Proprio così! Guardate la Terra da un aereo che voli a bassa quota: provate a sorvolare la Campania intorno al Vesuvio. Ci sono decine di crateri determinati dai terremoti e dalle esplosioni dei vulcani e poi un numero notevole di altri squarciamenti. A cosa sono dovuti questi ultimi? A cadute di meteoriti di dimensioni diverse, avvenute milioni di secoli fa a centinaia. E alcuni sono anche piuttosto recenti. Ecco un caso non previsto ma scientificamente probabile, di un possibile disastro. Basta che nello stesso punto dell’impatto ci si trovi una centrale atomica. Il meteorite può giungere sul terreno a una velocità di 252mila km all’ora e attraversando l’atmosfera s’arroventa fino a trasformarsi in una massa infuocata e giunto all’impatto esplode con la potenza di una bomba atomica.
“Sì, va be’, ma questa è proprio sfiga! Una scarogna da sbatterci la testa!”
Ehi, attenzione, che il nostro paese è detto non a caso la Terra Ballerina e le possibilità che si ripetano fenomeni di grande potenza sismica sono altissime, basta pensare alla distruzione totale di Messina nei primi del Novecento (1908) in seguito ad un terremoto che raggiunse l’XI grado Mercalli, terremoto che fu seguito da un terribile maremoto, quello che noi oggi chiamiamo Tsunami. L’insieme delle due concomitanze causò, possiamo dire, la distruzione della città intiera e la morte della quasi totalità degli abitanti.
Se poi vogliamo, per curiosità, osservare la mappa dei disastri tellurici in Italia, nei vari secoli, ne abbiamo proprio di che riempirci gli occhi di sgomento. In ogni secolo, a partire dal tempo della Magna Grecia, tutto lo stivale con relative isole si ritrova tempestato da segni dei disastri come la pelle di un giaguaro. Ma ecco di nuovo le teste d’uovo che riaffiorano commentando: “Che ci vuoi fare, sono fatalità”.
Come a dire che le tragedie non previste dalla scienza in verità non esistono.
Abbiamo ascoltato in questi giorni, specie alla televisione, il solito messaggio di speranza, ripetuto a tormentone: “Per carità, guardiamo le cose con mente fredda, anzi cervello freddo come un gelato a gusti diversi. Bisogna essere ottimisti. Il pessimismo rende inerti, apatici, negativi.” E allora vediamo un po’ chi sono gli ottimisti. Naturalmente sono quella parte di umanità che ha fiducia. Io mi fido di quelli che ne sanno più di me. Lascio a loro decidere. Perciò non si informano, non verificano, restano solo un po’ sgomenti quando si ritrovano distesi in un obitorio, in fila, ben ordinati nei cassettoni. Noi, mi dispiace ma siamo pessimisti. Non ci fidiamo se non di quello che abbiamo verificato. Siamo malfidenti, vogliamo vedere di persona, toccare di persona e alla fine rifacciamo l’inchiesta da capo perché c’è venuto un dubbio.
Il premio Nobel Carlo Rubbia, che conosco di persona e verso il quale ho grande stima, ieri al telegiornale della terza rete ha risposto alle domande di Bianca Berlinguer a proposito della tragica situazione del nucleare:
***
Quanto è grave la situazione in Giappone? Possiamo fidarci delle informazioni di quel governo o non ci stanno dicendo la verità?
Direi che la situazione non è molto chiara a questo punto, le informazioni che riceviamo sono piuttosto limitate, non abbiamo ancora un’idea molto chiara di quello che sta davanti a noi. Dobbiamo renderci conto che si tratta di un rischio considerevole. Nella scala dei valori si parla oggi di grado 6 quando Chernobyl era grado 7. Non sappiamo esattamente quali sono le situazioni in cui quelle persone stanno lavorando. Però dobbiamo essere riconoscenti a operatori che stanno sopravvivendo in quella situazione inaspettata e invivibile
La Francia dice oggi che l’impatto di questo disastro potrebbe essere superiore al grado 7 di Chernobyl.Lei che dice è troppo presto per previsioni?
Si tratta di un fenomeno diverso da Chernobyl: quello è stato un fenomeno di esplosione. Qui il combustibile, pur essendo spento, produce calore e questo provoca un riscaldamento che diventa incontrollabile. Si sa che la quantità di radiazioni che uno riceve si misura in Sievert. Persone che hanno 2.5 Sievert hanno probabilità del 50% di morire. Ora sappiamo che di questi reattori la quantità di radiazione è dell’ordine di 10 miliardi di Sievert. Quindi c’è un quantitativo immenso di radioattività dentro questo contenitore.
Il problema è sapere quanto di queste radiazioni può sfuggire al controllo. Quindi c’è un problema di grande incertezza.
La fusione anche parziale del nucleo potrebbe essere già iniziata o no?
Sappiamo che l’oggetto è andato completamente fuori controllo e le temperature sono elevatissime, si sono prodotte grandi quantità di ossigeno e idrogeno. I quali si scompongono naturalmente dall’acqua del reattore quando le temperature superano migliaia di gradi, quindi ci troviamo con una miscela esplosiva di idrogeno e ossigeno all’interno del reattore stesso. Al fine di liberare questa pressione si è fatta uscire una quantità di radiazioni assieme a idrogeno e ossigeno che è una miscela esplosiva e l’esplosione è stata determinata dal fatto che durante l’espulsione delle sostanze radioattive c’è stata anche l’accensione dell’idrogeno con la corrispondente distruzione del sistema esterno di protezione.
Con le centrali di terza generazione che non conosciamo perché non sono state ancora costruite, i danni sarebbero stati limitati?
Noi ci troviamo davanti ad una grande sorpresa, perché i giapponesi sono stati i migliori tecnologi mondialmente sul nucleare, hanno costruito un gran numero di centrali a condizioni assolutamente impeccabili. Il fatto che ci troviamo davanti ad una sorpresa da gente così preparata, ci dice che c’è qualcosa che non ha funzionato, quindi oggi dobbiamo fermarci e cercare di riflettere con attenzione, e d’altra parte è anche quello che dicono i francesi, per capire quali sono le misure per evitare situazione di questo genere. Ci troviamo davanti ad una situazione che ha probabilità piccolissime di avvenire ma quando avviene produce un disastro che potrebbe essere anche sostanziale e considerevole. E questo insieme è qualcosa che dev’essere compreso da tutta la comunità del nucleare, anche da quella francese.
Quindi lei dice “fermiamoci, non andiamo avanti”.
Stiamo parlando del nucleare che nel migliore dei casi funzionerà tra dieci anni, vent’anni, quindi abbiamo il tempo per riflettere, perché è importante che si faccia una seria riflessione sull’effetto sorpresa poiché ora la situazione è fuori controllo e non accettabile nel caso del nucleare.
Certamente sarà una decisione del governo, della gente, su cosa fare sulle energie nucleari e altro, però a me sembra che oggi dovremmo anche considerare che le energie rinnovabili sono un’alternativa che va utilizzata, quindi io credo che dovremmo cercare di aprire la strada a più di una possibilità. Sicuramente non c’è a disposizione più uranio di quanto c’è carbone o petrolio, mentre il solare è qualche cosa che tra l’altro ci appartiene ed è per sempre. Quindi io credo che nella riflessione dovremmo anche tener conto se abbiamo messo abbastanza soldi e supporto anche sulle rinnovabili
***
Quindi il professor Rubbia ci avverte che la situazione in Giappone è molto grave, e che è di monito severo a tutti coloro che almeno in un primo tempo dichiaravano a testa bassa che bisognava continuare senza sosta o ripensamento. Indica quindi la soluzione più ragionevole ed economica: quella di prendere in seria considerazione le energie rinnovabili, e ancora di indurre il governo ad impiegare i denari previsti per il nucleare allo scopo di sviluppare la ricerca e la messa in opera di una diversa strategia più sicura e vantaggiosa cioè quella solare ed eolica.
Un’ultima osservazione è da fare: il particolare che molti scienziati hanno sottolineato riguardo alla causa prima del disastro incombente. Il terremoto è stato di violenza impensabile, ma le strutture in gran parte hanno retto. E' a causa dello Tsunami che s’è provocato il danno più tragico, cioè l’ondata di milioni di tonnellate d’acqua che ha letteralmente spazzato via intiere città e soprattutto ha seppellito completamente nell’acqua le idrovore del raffreddamento, spegnendo i motori elettrici che azionavano il funzionamento delle piscine refrigeranti. E' in questo particolare all’apparenza minimo che s’è prodotta l’apocalisse.
Noi tutti speriamo che la situazione migliori e che la paventata nube che terrorizza tutto il Giappone perda la sua pericolosità, il suo potere di contaminazione mortale.
Permetteteci, per chiudere, di dare un consiglio agli ottimisti e alle teste d’uovo: avete ragione a tenervi il cervello freddo, perché si sa, le uova col calore vanno alla coque.
Dario Fo e Jacopo Fo