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Adoro le tempeste di cervelli!

Ecologisti e CiviciÈ possibile scatenare le capacità creative in 48 ore?

Sono felicemente reduce da un laboratorio creativo di due giorni, con il gruppo Ecologisti e Civici, e desidero raccontare cosa è successo perché mi è sembrata un’esperienza esaltante e per di più facilmente riproducibile.
Anche perché sono uscite idee molto divertenti e comiche…
In effetti abbiamo riso molto. È la prima volta che mi capita di sghignazzare con due segretari di partito…
Il laboratorio è stato preparato insieme a Michele Dotti, Mary Luppino (segretari del movimento) e Brigitte Foppa, del coordinamento nazionale, che devo ringraziare per la fiducia che mi hanno accordato.
La questione principale era capire come mai questa organizzazione riesce a realizzare grandissime iniziative locali ma ottiene pochissima visibilità sui media. Ad esempio, Bonelli (presidente) e Luppino si sono impegnati nella battaglia di Taranto e anche a loro si deve il fatto che sia scoppiato il caso. Hanno realizzato un formidabile lavoro di informazione casa per casa e prova ne è che nelle ultime elezioni Bonelli, candidato sindaco, ha raccolto il 12% dei voti (M5S al 3,5%).
La mia proposta è stata di creare un gruppo che inventasse una strategia che desse forma comunicativa al lavoro di questi compagni (perché se lo meritano).

Ho presentato il laboratorio con la seguente lettera:
“... Ho sempre verificato che quando un gruppo di persone hanno voglia di collaborare, lasciando libera la loro parte creativa, emergono idee straordinarie.
Il mio ruolo sarà quello del facilitatore, cioè cercherò di far sì che tutti nel gruppo possano esprimersi e che nessuna idea venga perduta.
Lavorare in gruppo è una pratica che ho sviluppato a partire dal settimanale satirico Il Male, che era realizzato in modo collettivo attraverso assemblee di redazione nelle quali non ci si limitava a proporre le proprie idee ma al contrario si sviluppava un gioco dove l’idea di uno diventava il trampolino per l’idea di un altro.
Lo spirito di questo tipo di lavoro non tende a mettere in competizione le idee di alcuni contro le idee di altri. Il gioco consiste nell’agglutinare tutte le idee, lasciando che si formi un insieme che è maggiore della somma delle parti.
In una seconda fase si cerca di arrivare a una sintesi operativa.
Mi rendo conto che detto così può sembrare una cosa complicata e cervellotica, ma è più facile farlo che spiegarlo. Le persone hanno enormi capacità di fantasticare, e di entrare spontaneamente in empatia. Basta divertirsi a seguire la corrente. Poi tutto il resto diventa automatico, come parlare: decido cosa voglio dire e poi lascio che il cervello non razionale metta le parole tutte in fila e io me ne sto ad ascoltare quel che dice.
E visto che la creatività funziona meglio se si sta bene, ci adopereremo per farvi assaggiare cibi squisiti e per rendere piacevole il vostro soggiorno. Quindi vi proporremo anche intermezzi ludici, ad esempio un’esperienza di Watsu in acqua calda (quindi portatevi il costume da bagno).”

Il lavoro che abbiamo fatto segue uno schema molto preciso. Si tratta di un procedimento semplice che se seguito con determinazione dà risultati notevoli.

Fase 1
Sembra un po’ assurda (temevo che mi mandassero al diavolo). Infatti, si parte con semplici associazioni di idee.
Non si tratta di esprimere proposte o concetti, ma semplicemente “mettere in comune” le immagini che vengono spontaneamente in mente se pensi a un dato tema. Se ti dico: “Andiamo a sciare in montagna” automaticamente, istantaneamente, ti viene in mente un’immagine di te che scii o della montagna. È un meccanismo innato e indipendente dalla tua volontà. Un prodotto della fulminea immaginazione della mente NON razionale. Quella che usi ogni volta che parli in una situazione emotiva. La mente razionale decide cosa vuol dire e poi lascia che la mente non razionale trovi le parole, componga le frasi, scelga i toni della voce, il ritmo del parlato, i gesti, le espressioni del viso… La mente razionale intanto ascolta. E magari critica: “Cazzo, questa non dovevo dirla!”. È un fenomeno schizofrenico. Ma è naturale. La creatività funziona così.
Allora ho chiesto ai partecipanti al laboratorio di non esprimere la loro idea su come comunicare i temi ecologici ma di descrivere la prima foto che veniva loro in mente se immaginavano un momento futuro, nel quale sono già riusciti ad avere un grande successo di comunicazione… Immagina questa situazione… immagina te con un gruppo di compagni mentre state facendo qualche cosa relativo alla comunicazione… Che cosa state facendo? Cosa c’è in questa immagine che ti viene in testa? Qualunque cosa ci sia nella foto dimmela, e se c’è un manifesto, una statua, un video o qualunque cos’altro dimmi com’è…
Spero di aver reso l’idea del metodo…
Sono così uscite una serie di immagini generalmente buffe, perché la mente non razionale è pure infantile e un po’ pazza…
Siamo partiti con una mongolfiera
Poi un cannone che spara semi
Un aereo che butta piante con vaso biodegradabile per riforestare (l’hanno fatto veramente)
Una scena di guerriglia garden
Un ratto enorme
Neonati che gattonano
Il palazzo della Camera di vetro
Adotta un parlamentare
Adotta un cittadino
Indice nazionale delle iniziative locali che funzionano.
Mucche sul tetto
Galline sul tetto che fanno le uova che rotolano nelle grondaie che arrivano dentro gli appartamenti e quando la gallina fa coccodé corri con la padella sotto il tubo della grondaia in cucina
Accoglienza
Regalare piante ai passanti
Mandare lettere informative ecologiste scritte su pietroni da 4 chili spedite per posta
Dipingere i muri di una città in una notte
Un circo ecologista senza animali
Lunga Marcia di Mao
E via così…
Poi una ragazza dice: Vocabolario antagonista che evidenzia l’uso sessista delle parole. Alcuni non capiscono che significa. Allora lei per spiegarsi dice: vagina è una parola che evoca il concetto di tubo, infatti viene disegnata sui libri medici come un tubo, come se fosse uno spazio vuoto. Invece le pareti della vagina si toccano, non c’è aria nella vagina. Essa assume la forma di un tubo solo quando prende dentro di sé il sesso maschile. Seguono 18 secondi di silenzio tombale. Tutti i maschi presenti sbarrano gli occhi. “La vagina non è un tubo?” Rivelazione mistica! È vero! Non è un tubo? Sono sotto shock! Resto lì con l’aria da stoccafisso perdendo il controllo della mandibola. La gente inizia a ridere fino al soffocamento e la riunione è sospesa per cause di forza maggiore.
Più tardi la ragazza mi dice: “Quando ero una ragazzina leggendo lo zen e l’arte di scopare ero sconvolta, mi ha dato soddisfazione riuscire a sconvolgerti a mia volta. Siamo pari.”

Comunque usciamo dalla Fase 1 con un bailamme di immagini sconclusionate che non sembrava proprio poter avere un senso. Esattamente il risultato che si deve raggiungere nella fase 1.

Fase 2
Assemblare in modo sempre spontaneo e irrazionale due o più immagini raccolte nella fase 1. Oppure tirar fuori altre associazioni complesse che non c’entrano nulla con quanto detto nella fase 1. Libertà totale ma si cerca di organizzare costruzioni mentali più complesse:
- Un movimento di orti popolari nelle aiuole spartitraffico (qualcuno osserva che costerebbero la vita a molti militanti falciati da auto in corsa e camion guidati da ubriachi).
- Manifesto: I panda hanno rotto i coglioni, adotta una pantegana
- Una città fantastica ecotecnologica con galline e mucche sui tetti, uova che rotolano nelle grondaie e orti.
- Un circo ecologista compie una lunga marcia da Trieste a Palermo, costruendo a ogni tappa una città ecologica fantastica.
- Manifesto: Immagini di ortaggi di quelli antichi che non si coltivano più: pannocchia multicolore, carota e patata viola, piselli marroni, pomodoro giallo (pomo-d’oro). Scritta: Naturale è meglio!
- Video: Neonati che gattonano di fronte alla Camera dei Deputati: state avvelenando la Terra, che futuro date a questi bambini? I neonati protestano contro l’ignavia dei politici.
- Un banchetto in piazza dove invece di parlare con le persone le si ascolta.
Eccetera.

Fase 3
Le idee vengono a questo punto assemblate ulteriormente in un progetto sensato, senza però porsi problemi di fattibilità reale.
Innanzi tutto ci rendiamo conto che nel fluire delle idee ci sono una serie di parole chiave che ricorrono e che dovrebbero essere il substrato emotivo/concettuale della comunicazione/strategia: adottare, accogliere, avere cura, coltivare, riusare, ascoltare, connettere, tolleranza, spinta gentile. Sono queste le parole medicina per la socialità malata e inquinata. I nostri punti di forza strategici.
Vien fuori il seguente progetto (ne cito solo una parte, tanto per dare un’idea della definizione raggiunta a questo punto… Raccontare tutto richiederebbe 20 pagine…)

A: Per lanciare una campagna di sensibilizzazione bisogna avere innanzi tutto la collaborazione tra centinaia di persone in tutta Italia. Il primo passo è aprire una discussione tra i militanti ecologisti civici sulla necessità di trovare un nuovo linguaggio. Cosa sarebbe Greenpeace senza l’immagine dei gommoni che bloccano le baleniere? Cosa sarebbe stato Gandhi senza l’idea del boicottaggio dei tessuti inglesi? E Martin Luther King senza il boicottaggio degli autobus?
Ma per aprire la discussione serve prima guadagnare l’attenzione dei compagni… Non è semplice… Se si diffonde il manifesto “I panda hanno rotto i coglioni, adotta una pantegana”, sicuramente si ottiene l’attenzione del movimento (“Qualcuno ha sclerato nel coordinamento nazionale!”).

B: si lancia una discussione interna ai verdi civici sviluppando un laboratorio creativo di massa. Si arriva a realizzare un programma operativo condiviso, nazionale.

C: Si parte con un circo ecologista che arrivando in ogni città viene animato da tutti i gruppi locali e diventa una sorta di Fiera delle Buone Pratiche, si tengono corsi, spettacoli, happening, si creano episodi di giardinaggio guerriglia, si fanno sperimentare ecotecnologie, dall’auto elettrica ai mulini a vento da passeggio.
Si apprestano ristoranti ecologici, impianti fotovoltaici, gruppi di pedalatori producono energia ciclistica elettrica.
Si lanciano iniziative e piattaforme rivendicative a favore dell’istituzione di aree per orti popolari, case dipinte e simili.
C2: si lancia una campagna incentrata sulle 10 aree più inquinate d’Italia (oltre a Taranto c’è Acerra, la zona intorno alle centrali a carbone vicine a Savona, Gela ecc).
Si lancia un’offensiva legale del tribunale europeo e dell’Onu: si stanno uccidendo cittadini inermi. Perché non vengono evacuate aree dove c’è oggi più diossina di quanta ce n’era a Severo quando la popolazione fu evacuata?

Fase 4
Dopo una serata passata a pazzeggiare e il sonno della notte (che porta consiglio, è essenziale dormire sopra le nuove idee così che la mente non razionale le possa rielaborare) ci troviamo al mattino e si inizia a valutare l’insieme delle idee.
Esempio: quanto costa un circo che parte da Trieste e arriva a Palermo? Quanti mesi ci vogliono per organizzarlo? Esistono aziende ecologiche disposte a sponsorizzarlo? Abbiamo esempi di manifestazioni che si finanziano con i banchetti di cibo e altri prodotti?
Decidiamo che per un’operazione simile ci vogliono 7 mesi e 60 persone che lavorano a tempo pieno e un po’ di soldi iniziali, mentre a noi serve qualche cosa da fare prima delle elezioni (marzo 2013) e non c’è un euro.
Quindi questa iniziativa viene valutata irrealizzabile. Al massimo possiamo pensare di organizzare una serie di eventi, che quantomeno mettano insieme le realtà locali, magari aggiungendoci un mercato dell’usato e una sessione di banca del tempo direttamente in piazza, ognuno viene a scambiare quel che può fare, lì sul posto…
Così via via dall’idea insensata iniziale, si arriva, per setacciamenti successivi ad abbozzare un piano sempre più dettagliato e realistico.
Eccetera (una quantità di idee spaventosa).

Alla fine del corso ci facciamo le foto di gruppo e poi ognuno se ne è tornato a casa con un pacchetto di idee e provocazioni fantastiche che a questo punto dovranno essere digerite. E vedremo che cosa si concretizzerà.
Mi sono comunque stupito della quantità e la ricchezza degli spunti che sono usciti…
La palma d’oro va a una nuova parola che è mi pare il succo e l’apice del laboratorio: ORTOPOLITICA.
Si tratta di un miracolo della linguistica.
Ortopolitica innanzi tutto richiama l’orto, il verde, la coltivazione la cura, la costanza, la tranquillità.
Ma ORTO vuol dire pure ORTOGONALE, cioè una linea tangente perpendicolarmente a un’altra. Ovvero una linea che simbolicamente spezza, si oppone alla linea della politica (corrotta e inquinante).
Ma, colpo di scena, ORTO vuol dire anche CORRETTO: Ortografia, ortodossia (correttezza religiosa).
Quindi ortopolitica vuol dire anche politica corretta, giusta, senza errori.
Non è meraviglioso?
Adoro questi giochi di parole. E offro una cena ad Alcatraz a chi trova un’altra parola che abbia due o tre significati “convergenti”.
Buona creatività a tutti!