
"Come americano patriottico e orgoglioso di servire il paese in uniforme, chiedo rispettosamente ai miei rappresentanti politici nel Congresso di appoggiare il pronto ritiro di tutte le forze militari e le basi dall'Iraq. Restare in Iraq non servira' e non vale il prezzo da pagare. E' ora che le truppe americane tornino a casa".
E' questo il passaggio piu' importante di una petizione contro la guerra in Iraq, firmata da 1.102 militari americani e che sta per essere presentata al Parlamento di Washington.
Mentre la diserzione dal servizio e' punibile con il carcere militare, lanciare una petizione e' invece possibile, grazie a una legge federale che tutela i militari in servizio attivo che mettono in discussione gli ordini per il bene della Patria.
E questo sarebbe proprio quel caso.
La petizione si puo' leggere, in inglese, sul sito internet www.appealforredress.org
(Fonte: misna.org)
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le carte in tavola
-le carte in tavola –
a cura di Paolo De Gregorio – 19 gennaio 2007
Vi è ormai un abisso nel governo del nostro paese, tra chi approva la decisione di Prodi di avallare per Vicenza la politica berlusconiana, e chi urla il proprio dissenso contro gli ulteriori strumenti di guerra di cui vogliono dotarsi gli Usa nella loro colonia italiana.
I nodi sono venuti al pettine e non mi sembra componibile una frattura così vistosa, una così diversa e opposta interpretazione del significato di questo evento così incredibile, che vede l’America chiedere all’Italia di essere ancora più coinvolta nella sua politica di dominio e di aggressione, con il potenziamento della base militare di Vicenza.
Il nostro Pilato, Romano Prodi, pur di continuare a galleggiare nella sua pretesca e democristiana ambiguità, declassa il problema a evento urbanistico e di competenza comunale a fronte dello sdegno di una componente importante del suo schieramento (correntone Ds più PDCI, Rifondazione e Verdi), che rappresenta il 15% dell’elettorato italiano e ha titolo per chiedere che su questa questione non vi sia continuità con la servile politica berlusconiana.
Bisogna essere capaci di utilizzare questo evento, che cade in una fase di forte difficoltà della amministrazione Bush, per porre la questione della presenza militare americana in Europa, e non sarebbe una vittoria se la base di Vicenza fosse spostata in un altro paese europeo.
Non bisogna cadere nella trappola che i media e i politicanti hanno già messo in campo, che è quella di dividere la gente tra antiamericani e filoamericani tirando fuori tutto il vecchio arsenale dei “liberatori”, della minaccia islamica e terrorista, dell’Europa disarmata e via farneticando.
La questione vera e giusta è quella di rivendicare l’autonomia dell’Europa, la sua autonoma politica estera che è diversa da quella Usa, la costituzione di una DIFESA europea integrata, inconciliabile con la ingombrante e prepotente presenza di truppe di occupazione Usa.
Non si tratta quindi del sillogismo se non sei amico degli americani sei loro nemico, ma di una presa di coscienza che l’Europa unita e la sua moneta unica sono in competizione con gli Stati Uniti ed il dollaro, e ciò è una benedizione per la fine di ogni egemonismo e un mondo multipolare sarà sicuramente più giusto e con meno occasioni per stabilire “aree di influenza”.
La Cina e l’India, che fino a 50 anni fa erano sotto il tacco colonialista, ora sono poli potenti, intoccabili da un punto di vista militare, con una economia che presto sorpasserà quella americana, e questo è un bene, conquistato da quei popoli, che non hanno più basi militari straniere sul proprio suolo e decidono la loro politica senza minacce o ricatti di nessuno.
L’Europa, svincolata dal prepotente abbraccio del “grande fratello”, terrorizzato di perdere l’influenza sul Medio Oriente e sul Mediterraneo, è destinata proprio ad integrarsi progressivamente ed in PACE con questa area geo-politica, che poi sono i nostri vicini, con cui già abbiamo ottimi rapporti ed interscambi commerciali limitati solo dalla nostra alleanza con gli Usa.
Questa è la semplice verità che nessuno dice per vile subordinazione e vigliaccheria, e tra il governo Berlusconi e quello di Prodi vi è la più stretta continuità che potrà essere spezzata solo dall’emergere in Europa di una sinistra antagonista, che sia capace di guidare l’autonomia, l’orgoglio, l’identità dei cittadini europei, liberi da ogni vincolo di alleanza (che è sempre contro qualcuno), per cominciare a sanare le ferite che secoli di dominazione colonialista anglofona hanno prodotto nel mondo arabo e mediterraneo.
Essere contro la guerra per gli europei oggi significa pretendere che la grande nazione europea sia libera da basi straniere, e costruire con la Russia e il Medio Oriente una pacifica e feconda integrazione economica, vantaggiosa per tutti, senza egemonie e senza prepotenze.
Anche le differenze religiose, oggi bellicose per guerre e occupazioni ingiuste, potranno essere messe in secondo piano, superate dai benefici di un mercato libero e reciproco che non vuole imporre a nessuno né modelli politici né modelli culturali, né monete uniche per pagare il petrolio.Paolo De Gregorio