Tra luce e ombra
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 05/31/2014 - 07:30Carissimi,
Questa settimana vi proponiamo la traduzione del discorso di addio del subcomandante Marcos. E' un addio lungo e poetico. Buona lettura.
Subcomandante Marcos
La Realidad, Pianeta Terra
Maggio 2014
Compagna, compañeroa, compagno:
Buona notte, sera, giorno, qualunque sia la vostra geografia, tempo e modo.
Buone albe.
Chiedo in particolare alle compagne, compagni e compañeroas della Sexta che vengono da altre parti, ai media liberi compagni, di avere pazienza, tolleranza e comprensione per quello che dirò, perché queste saranno le mie ultime parole in pubblico prima di smettere di esistere.
Mi rivolgo a voi e a coloro che attraverso di voi ci ascoltano e ci guardano.
Forse all’inizio, o durante questo discorso, potrebbe nascere nel vostro cuore la sensazione che qualcosa sia fuori luogo, che qualcosa non quadri, come se mancassero dei tasselli per dare un senso al rompicapo che vi si sta delineando. Come se mancasse qualcosa.
Forse dopo, giorni, settimane, mesi, anni, decenni si capirà quello che diciamo ora.
Le mie compagne e compagni dell’EZLN a tutti i livelli non mi preoccupano, perché questo è il nostro modo: camminare, lottare, sapendo che manca sempre ancora qualcosa.
Inoltre, nessuno si offenda, ma l’intelligenza delle/dei compas zapatisti è molto al di sopra della media.
Per il resto, ci inorgoglisce che sia davanti a compagne, compagni e compañeroas, sia dell’EZLN che della Sexta che si comunica pubblicamente questa decisione collettiva.
Ed è bello che sarà attraverso i media liberi, alternativi, indipendenti di questo arcipelago di dolori, rabbie e degna lotta che chiamiamo “la Sexta“, che verrete a conoscenza di quello che dirò dovunque vi troviate.
Se a qualcun altro interesserà sapere che cosa è successo in questo giorno dovrà rivolgersi ai media liberi.
Bene, dunque. Benvenute e benvenuti nella realtà zapatista.
Una decisione difficile.
Quando nel 1994 con sangue e fuoco irrompemmo ed interrompemmo, per noi zapatisti non iniziava la guerra.
La guerra dell’alto, con la morte e la distruzione, la spoliazione e l’umiliazione, lo sfruttamento e il silenzio imposti al vinto, la stavamo già subendo da secoli.
Quello che per noi inizia nel 1994 è uno dei molti momenti della guerra di quelli che stanno in basso contro quelli che stanno sopra, contro il loro mondo.
Quella guerra di resistenza che si svolge giorno dopo giorno per le strade di ogni angolo dei cinque continenti, nelle campagne e sulle montagne.
La nostra, come quella di molti e molte del basso, era ed è una guerra per l’umanità e contro il neoliberismo.
Contro la morte, noi chiedevamo vita.
Contro il silenzio, esigevamo la parola e il rispetto.
Contro l’oblio, la memoria.
Contro l’umiliazione e il disprezzo, la dignità.
Contro l’oppressione, la ribellione.
Contro la schiavitù, la libertà.
Contro l’imposizione, la democrazia.
Contro il crimine, la giustizia.
Chi con un po’ di umanità nelle vene potrebbe o può contestare queste richieste?