I Romanzi e le storie di Jacopo Fo

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Le ragazze del Lorenteggio sono facili

Pietro Guerra incontro' Debora Bellagamba all’uscita della discoteca Incendio dell’Anima di Abbiategrasso.
Lei aveva un vestito a righe rosse e gialle con catarifrangenti borchiati in ottone sulle natiche e due finestrelle con vetro rosa sul seno che facevano un effetto vedo non vedo ai capezzoli.
A Pietro Guerra il vedo non vedo fece un effetto paralizzante. Lui stava tornando dal suo duro lavoro di cacciatore di ratti, topi, pantegane e altri animali senza nome che vivono nelle fogne e mutano a causa degli shampoo al fosforo. Ad esempio, i ragni coniglio che saltano fanno sesso e mangiano le mosche contemporaneamente e hanno il pelo grigio e duro come una moquette di spilli.
Forse lui non aveva un buon odore di pulito. Lei emanava fragranze orientali dosate con gusto. Odori che quando arrivarono al naso di Pietro gli provocarono allucinazioni auditive (angeli e altre creature superiori che ansimavano sull’orlo del delirio tantrico cantando romanze medioevali).
Le probabilita' che la squinzia in minigonna inguinale e calze a rete in tessuto organico desse anche una sola occhiata al Pietro Guerra erano nell’ordine dei micron. Piu' probabile che il Papa si convertisse al Cristianesimo.
Ma il caso buffone mise di mezzo Lanfranco Crivelli, figlio di QUEL Crivelli che costrui' l’inceneritore di San Gerolamo Superiore, area ormai disabitata e interdetta perfino alle rotte aeree per via che li' l’inquinamento e' talmente aggressivo che usa razzi terra-aria.
Lanfranco Crivelli, geneticamente convinto di essere il miglior partito sulla piazza allungo' la mano e la passo' con intenzione insinuante sopra le natiche fluorescenti di Debora Bellagamba. E quando lei si giro' dicendogli: “Stronzo!” Lui le rispose con una sfilza di parole tanto irriguardose per quella Dea pagana che Pietro Guerra si senti' autorizzato a prendergli un polso e torcerglielo fino a che Crivelli si trovo' in ginocchio a chiedere pieta'. Dopodiche' il damerino fu costretto a scusarsi con la ragazza che come ringraziamento scocco' a Pietro Guerra un tale sorriso che lui senti' che gli si scioglieva dentro l’inverno siberiano che abitava il suo cuore comunista.
Poi Guerra chiese: “Posso accompagnarti a casa?”
Lei rispose: “Non vado mica a casa, e' solo mezzanotte.”
Lui disse: “Va bene ti accompagno dovunque tu vada e stermino tutti quelli che ti danno fastidio.”
Lei lo trovo' romantico, era convinta che lui scherzasse. Lui non scherzava.
Inizio' cosi' un amore travolgente. Lui la porto' a vedere come brillava di notte la discarica abusiva di rifiuti ospedalieri. Si baciarono nella 500 di lui, parcheggiata tra i cumuli di auto accatastate nel deposito di uno sfasciacarrozze. Passeggiarono mano nella mano lungo il Lambro che quel giorno era viola amaranto. Lei pensava che lui fosse dark. Lui pensava che aveva avuto troppo culo a incontrarla.
Lui si lavava talmente tanto per togliersi di dosso la puzza di fogna che gli amici iniziarono a chiamarlo Lisoform.
Poi un giorno lei non venne a un appuntamento, lui la aspetto' fino a quando le violette di plastica gli si appassirono in mano. Lei non rispondeva al cellulare.
Lui si apposto' sotto casa di lei con addosso uno spigato grigio con il quale era convinto di mischiarsi tra la folla e un dolore sordo nel cuore.
La vide salire su un’auto nera, lunghissima, di quelle che se non hai un Rolex al polso non ti dicono neanche quanto costano.
Indossava un vestitino nero scollato.
L’auto scomparve nella nebbia. Lui si incollo' dietro con il suo lambrettone anni settanta truccato.
L’auto arrivo' fino a una villa in Brianza, supero' un grande cancello e spari' nel viale alberato. Pietro Guerra posteggio' il suo mezzo biruotato, scavalco' il muro di cinta e si avvicino' alla villa strisciando sulla pancia come un vietcong. Un grosso mastino napoletano gli si fece incontro con fare minaccioso. Il mattino dopo lo trovarono annodato e a lungo si chiesero chi avesse potuto trattare un cane in modo tanto orribile.
Arrivo' a una finestra e guardo' oltre il vetro. Una grande sala illuminata, un tavolo di legno massiccio coperto da una tovaglia color panna, candelabri accesi, un uomo anzianotto, con capelli nerissimi che puzzavano di falso da un miglio di distanza, stava cantando una canzone napoletana. Intorno al tavolo una decina di ragazze, tutte vestite con abitini neri scollati, ascoltavano l’uomo mentre assaporavano il gelato servito in coppette di cristallo. Guerra non era un intenditore ma non gli fu difficile capire che dovevano costare ognuna quanto un’automobile di media cilindrata.
Poi il vecchio si avvicino' a Debora, disse qualche cosa, lei si alzo', lui la prese tra le braccia e iniziarono a ballare un lento.
Proprio in quel momento Pietro si senti' puntare una pistola alla nuca. Un giovanotto che sembrava un armadio con addosso una giacca tagliata su misura (e non gli stava bene) lo guardava con un sorriso che riluceva nella notte. Pietro penso': “I dentifrici che sbiancano i denti fanno anche dei buchi nel fegato. Non vivra' a lungo.” Dopodiche' sorrise anche lui. Infilo' il suo dito nella canna della pistola e poi disse: “Se spari ti scoppia il mio dito in faccia e ti sporchi la camicia bianca.” Poi approfittando dello sconcerto della guardia del corpo gli mollo' uno schiaffone che a Niguarda qualcuno disse: “Un tuono... verra' a piovere!”
Poi entro' dalla finestra, ma siccome era blindata entro' portandosi dietro tutto l’infisso.
“Ma era un infisso che mi hanno garantito a prova di bazooka!” Disse il vecchio con i capelli strani.
“Non fanno piu' i bazooka di una volta.” Rispose Pietro Guerra. Poi lo guardo' meglio e gli disse: “Che tacchi alti che hai!” L’uomo con i capelli strani avvampo’ per l’umiliazione. Pietro guardo' Debora e le disse: “Andiamo via. Tutti i soldi del mondo non valgono un amore puro!” Lei rispose: “Ma tu sei scemo, mi ha promesso che faro' la letterina e forse anche il viceministro!”
“Ma io ti amo!” dichiaro' Pietro.
“Chissenefrega!” Rispose Debora.
Allora Pietro Guerra fu preso da una rabbia indicibile. Una rabbia di secoli pieni di vecchi babbioni che si rapiscono le ragazze piu' appetitose circuendole con promesse di vite facili asfaltate di diamanti e sottraendole cosi' ai baci onesti di giovani lavoratori comunisti, poveri di denaro ma ricchi di sentimenti.
Pietro Guerra inizio' a tremare.
Debora grido': “Oh mamma sta andando in sovraccarico!” E inizio' a scappare seguita da tutta la banda di ragazze con vecchio satiro al seguito.
Erano gia' a bordo delle lunghe auto nere lanciate sulla tangenziale quando il cielo si illumino' a oriente e la sopraelevata sobbalzo'.
Della villa, il giorno dopo, trovarono solo il comignolo.
Nessuno vide mai piu' Pietro Guerra. Ma ogni tanto, nelle notti di nebbia e gelo, qualcuno dice di avere sentito una specie di rombo profondo, una voce che viene direttamente dai confini del mondo e che dice: “Maledetti capitalisti calvi!”