Jak Italia, l'interessante banca senza interessi
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 03/17/2012 - 08:30Quando ero ragazza abitavo in un quartiere di Padova, in periferia. Alla fine della mia strada c’era una “fiaschetteria”, un posto dove si vendeva vino sfuso e non ricordo che altro, non proprio un bar, forse oggi si chiamerebbe “enoteca”.
Alla fiaschetteria la domenica mattina si raccoglievano i soldi della “cassa peota”, una sorta di banca di quartiere. In pratica l’oste, o qualcuno considerato persona onesta, aveva il compito di raccogliere i piccoli risparmi delle famiglie, per esempio un po' di denaro che le donne riuscivano a mettere da parte dalla spesa della settimana. Ricordo che mia madre mi dava 5/10mila lire che portavo alla fiaschetteria, dove mi davano una ricevuta; una volta all’anno, poi, tutti si ritrovavano per una cena, oppure si organizzavano vacanze particolarmente convenienti, ecc.
Ma in realtà la cassa peota serviva soprattutto in caso di necessità o in quei mesi dell’anno particolarmente critici come settembre, quando iniziavano le scuole e bisognava comperare i libri, o quando si voleva andare in vacanza e bisognava pagare l’affitto della casa al mare. Si andava dall’oste, si esponeva il caso e questi dava il prestito che si restituiva un po’ alla volta, sempre con pochi soldi la domenica mattina.
La cassa peota non si sostituiva alla banca, ma era una sorta di cassa comune del quartiere, gestita da una persona di fiducia che sapeva far fruttare qualche interesse (perché l’unione fa la forza e pochi soldi di ognuno diventavano cifre interessanti quando si era in tanti e gli interessi bancari al tempo erano un po’ più alti), e che serviva ad avere un prestito veloce e senza tante garanzie e aperture di pratiche complicate. Che il debito sarebbe stato onorato era indubbio, ne andava del buon nome e della reputazione del richiedente. Inoltre l’oste conosceva vita, morte e miracoli di tutti e sapeva come gestire i prestiti.
Insomma, era una buona pratica: come l’acquisto collettivo della carne o la raccolta delle olive in altre parti d’Italia.
Negli anni la cassa poeta è scomparsa, peccato.
Oggi la “questione banche” è sempre più all’ordine del giorno, abbiamo l’impressione, e chissà se poi è solo un’impressione, di essere invischiati in un circolo vizioso in cui in un modo o nell’altro abbiamo sempre a che fare con questo organismo che viviamo come un nemico, qualcuno che per darci soldi in prestito ne chiede a garanzia mille volte di più, che per ogni operazione anche minima chiede commissioni altissime ecc.
Ma non in tutti i Paesi è così, in Svezia, per esempio esiste la JAK Bank, JAK è un acronimo in lingua svedese: Jord, Arbete, Kapital. In italiano Terra, Lavoro, Capitale, tre elementi di base del sistema economico.
JAK Medlemsbank è una banca che opera in Svezia dal 1973 e che ha una caratteristica molto particolare: i risparmiatori non ricevono interessi sul capitale versato, mentre coloro che prendono prestiti pagano unicamente una commissione, corrispondente ai costi di gestione della banca.
Insomma, come afferma una teoria economico-finanziaria, il denaro è stato inventato e va utilizzato allo scopo di migliorare la qualità della vita degli esseri umani, e dunque - secondo la filosofia che guida l'azione della JAK - è necessario superare il dogma del tasso di interesse.
Pensate che vi sono modelli matematico-economici realizzati da economisti svedesi e tedeschi (Margrit Kennedy in testa) dove si evidenzia che circa il 90% delle persone paga in media, di interessi, più di quanto riceve.
E quanto vale sia che si prenda in considerazione un lasso di tempo limitato (ad esempio, un anno), sia che si consideri la vita intera della persona.
In altre parole, il bilancio tra interessi passivi (pagati su mutui e altri prestiti, principalmente per beni di consumo e per avviare/espandere attività imprenditoriali), interessi occulti (costi del credito che tutti gli operatori della filiera produttiva portano inevitabilmente nei prezzi dei prodotti) e interessi attivi (sui conti correnti e reddito da capitale in generale) è negativo per il 90% delle persone, e positivo per il 10% circa.
Questo processo conduce al progressivo impoverimento del 90% della popolazione: più una persona è povera, più, nel corso della propria vita, avrà bisogno di prendere prestiti; più una persona è ricca, meno ne avrà bisogno e, anzi, più guadagnerà in interessi, in virtù del solo fatto di possedere denaro.
JAK è dunque non solo un progetto importante ma anche una nuova immagine di banca, gestita da persone (ogni socio gode di un voto nell’assemblea) che mettono a disposizione di altre persone i propri risparmi e dove la perdita di potere d'acquisto derivante dall'inflazione è ampiamente compensata dall'assenza di interessi passivi
Non ricevi interessi, non paghi interessi… semplice no?
Nel caso della JAK Medlemsbank, a gestire il sistema sono i dipendenti. Come dicevamo, chi prende una somma in prestito paga una commissione, con la quale si coprono gli stipendi, e che in piccola parte serve a mantenere un “fondo di sicurezza” da utilizzare nel caso di perdite, e per finanziare attività di ricerca e sviluppo.
L'esperienza svedese sta dimostrando che il modello può funzionare! La JAK in Svezia è dotata di un capitale sociale di oltre sei milioni di euro, ha 30 dipendenti, nessuno sportello al pubblico ma efficaci servizi di home-banking sul web e di assistenza telefonica. Una rete di circa 400 volontari è impegnata nella promozione del modello in tutto il Paese e nelle attività di consulenza, formazione ed educazione nei confronti dei cittadini sul tema del risparmio e del consumo critico. I clienti/soci operano mediante il “sistema di risparmio e prestito bilanciato libero da interessi” (the balanced savings and loan system interest-free). A garantire la liquidità del sistema è il meccanismo dei “punti risparmio”: punti che si accumulano nei periodi in cui il socio effettua depositi e si decrementano nei periodi in cui accede al finanziamento.
Il “punto risparmio” è l’unità di misura monetaria moltiplicata per un mese (ad esempio una persona che deposita un euro per un mese ha maturato un punto risparmio; una persona che chiede 100 euro per due mesi dovrà rifondere 200 “punti risparmio”). Affinché il sistema sia sostenibile, è necessaria dunque l’uguaglianza tra i “punti risparmio guadagnati" e i “punti risparmio spesi”. Al momento dell’accensione del prestito, se i punti accumulati non sono sufficienti a compensare quelli che il prestito consumerà, il socio si obbliga a effettuare un deposito aggiuntivo sul proprio conto, attuando così il meccanismo del “post-risparmio” durante il periodo di rimborso e mantenendo in equilibrio il sistema.
I finanziamenti sono erogati dietro presentazione di una cauzione pari al 6% della somma erogata, che viene restituita al buon fine del piano di rientro. In caso di mancato pagamento, prima di procedere con le tradizionali iniziative per il recupero, intervengono azioni tipiche della filosofia cooperativa attraverso la dilazione dei pagamenti, la sospensione dei pagamenti per un periodo o l’intervento di altri soci che prestano i propri punti risparmio. La banca non carica o paga interessi sui suoi prestiti/risparmi. Tutte le attività della banca avvengono fuori dal mercato finanziario poiché i suoi prestiti sono finanziati solamente dai risparmi dei soci.
Con il modello JAK la banca torna alla propria funzione principale: raccogliere danaro e ridistribuirlo per assolvere semplicemente al servizio del credito. Il credito è comunque erogato nel rispetto delle garanzie richieste dall’organo di vigilanza; una particolare attenzione è data alle economie dei territori e ai progetti legati alla crescita sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Un’altra importante componente dell’azione JAK è la diffusione di cultura e consapevolezza rispetto ai processi economici. L’idea di base è che i meccanismi dell’economia sono in realtà molto più semplici di quanto non si creda comunemente, e che ogni persona deve essere in grado di discutere di questioni economiche.
Il progetto JAK si è concretizzato in esperienze distinte nello spazio e nel tempo: la prima in realtà fu in Danimarca, dove un’associazione JAK realizzò diversi esperimenti negli anni ’30 e successivi. In Svezia, come dicevamo, questo sistema di risparmio e prestiti nato nel 1973 si è evoluto nella JAK Medlemsbank, che nel 2011 contava 38.000 soci.
Se ne comincia finalmente a parlare anche in Italia, dove un gruppo di persone, da settembre 2008, si sta impegnando per concretizzare un sistema JAK di risparmio e prestiti.
Per maggiori informazioni e per iscriversi all’Associazione Jak Italia vedi al sito http://www.jakitalia.it/, c’è anche un video molto semplice che spiega il meccanismo di questa banca che ci sembra un po’ più “umana”. Anche in questo caso l’unione fa la forza, se l’Associazione avrà seguito, l’esperienza Jak si può concretizzare anche nel nostro Paese, hai visto mai che ritorni la cassa peota?
Buona fine settimana!
Gabriella Canova