Toxic. Obesita', cibo spazzatura, malattie alimentari: inchiesta sui colpevoli
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 10/18/2008 - 09:52Cari lettori,
questa settimana vi proponiamo una recensione della seconda novita' editoriale Nuovi Mondi Media. Il libro s'intitola “Toxic. Obesita', cibo spazzatura, malattie alimentari: inchiesta sui colpevoli”, di William Reymond, un giornalista francese che vive da tempo negli Stati Uniti, autore, tra l’altro di “Coca Cola - L’inchiesta proibita”, pubblicato dalla casa editrice Lindau.
Toxic racconta in che modo l’Europa sta diventando esattamente come gli Stati Uniti: obesa.
L’attuale e drammatica situazione non e' il risultato di un semplice cambio nelle abitudini o di una precisa volonta' di mangiare male o molto come vogliono farci credere l’industria agroalimentare e quella farmaceutica (che ha investito milioni di dollari per far accettare l’idea che l’obesita' sia una malattia chiamata Sindrome Metabolica).
Frutta e verdura sono contaminate, i dolci sono intrisi di grassi nocivi, le bibite gassate vengono addolcite con sostanze volutamente iperglicemiche, ci sono hamburger che contengono la carne di… 400 vacche differenti.
Fantascienza? Paranoia? Niente di tutto questo. Solo una realta' comprovata dall’esperienza diretta dell’autore e da numerosi studi scientifici qui riuniti in un saggio documentato e brillante.
Un viaggio nella nostra alimentazione quotidiana alla scoperta delle manipolazioni e dei raggiri che partono da produttori agricoli, allevatori, aziende farmaceutiche, ricercatori, pubblicitari e che finiscono diretti nei nostri piatti.
Vi proponiamo il primo capitolo.
Buona lettura!
Per maggiori informazioni sul libro http://www.commercioetico.it/libri/nuovi-mondi-media/toxic.htm
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Oceano
Il mio sogno americano ha avuto innanzitutto il dolce richiamo della Coca-Cola e quello croccante delle fettine di pancetta affumicata. Quello caramellato della torta di anacardi e quello cremoso del gelato alla vaniglia. La tenerezza di una costata di manzo e il gusto piccante delle ali di pollo fritte in salsa agrodolce.
Il mio sogno americano ha avuto un retrogusto di Paradiso. Un Eden democratico in cui il biglietto d’ingresso non costava granche' e le porzioni erano gargantuesche. Un rifugio confortevole dove non esisteva il concetto del senso di colpa.
Meglio ancora, gli Stati Uniti mi avevano disinibito. Per la prima volta in vita mia, coi miei patetici chili di troppo, appartenevo di fatto alla categoria delle persone normali. I grassi ora erano gli altri, non piu' io. Questa nuova realta' mi era balzata agli occhi fin dall’arrivo all’aeroporto.
In effetti, bisognerebbe fare un’indagine presso i turisti europei che sbarcano nel continente americano. Sono convinto che, come me, prima ancora di far caso alla dimensione delle automobili o all’architettura monumentale, tutti notino anzitutto l’aspetto pachidermico di certi membri della popolazione locale.
Perche' qui l’eccesso e' la norma. E' un cliche' tanto facile quanto azzeccato. L’americano e' eccessivamente generoso. O competitivo. O insopportabile. Comunque sia, non fa mai niente a meta'. E allora si tuffa, abbandonandosi senza ritegno e anzi molto allegramente, in un oceano di abbuffate.
Negli Stati Uniti basta poco per abituarsi al paesaggio saturo di obesita'. Dopo aver trascorso qualche giorno in loco, l’occhio non nota nemmeno piu' i corpi deformati dal grasso. D’altra parte la societa' americana pare aver integrato perfettamente questa nozione. E, come se si trattasse di vendere un prodotto politically correct, e' riuscita a creare un universo positivo che ruota intorno al sovrappeso. Talvolta, la pancia diventa persino sinonimo di virilita'. I negozi specializzati in taglie XXXL non sono ghetti vergognosi, anzi mettono orgogliosamente in mostra il loro motto: qui vestiamo l’uomo, quello vero! Quello che non lascia le cose a meta'. Che lavora sodo e che mangia sul serio.
Meglio ancora, il grasso talvolta raggiunge l’apice della cool attitude. Questo fenomeno, promosso da rapper obesi e imprenditori scaltri, e' anche all’origine della trasformazione di una parola del vocabolario inglese. Esigenze di commercializzazione, infatti, le hanno fatto subire una mutazione economico-culturale che da fat l’ha resa phat. Pur conservando anche il significato originale di grasso, questo vocabolo ormai e' diventato uno slogan alla moda (per veicolare significati come cool) e viene usato da molte aziende (come Phat Farm) che lo inseriscono nel loro marchio per vendere costosi capi di abbigliamento particolarmente abbondanti,
E poiche' si parla di abbigliamento, bisognera' citare anche un altro miracolo americano. Il miracolo che, dopo un volo internazionale dall’Europa e qualche sana tappa culinaria, vi permettera' di infilarvi, malgrado qualche rotondita' superflua qua e la', in un paio di pantaloni che vestono piu' stretto rispetto al vecchio continente. Un allegro fenomeno che si manifesta anche in presenza di magliette e camicie. Negli Stati Uniti, vittime di un valzer che ruota impazzito verso il basso, le etichette trasformano una taglia Extra-Large europea in una sensazionale Medium americana.
Ricordo perfettamente il giorno in cui, per la prima volta, mi sono reso conto della portata mondiale di questa epidemia di obesita'. Tornato in Francia, mentre camminavo per le vie di Parigi, ho incrociato con lo sguardo una donna che doveva avere una quarantina d’anni.
Ho avuto immediatamente l’impressione di conoscerla. In realta', quello che mi era familiare era la sua andatura. Assomigliava a una delle americane che incontro ogni giorno al supermercato o al parcheggio del McDonald’s. A una di quelle signore che parcheggiano il piu' vicino possibile all’ingresso per risparmiarsi la fatica del tragitto a piedi.
Per un attimo mi sono perfino chiesto se non si trattasse di una turista. E, va a sapere perche', questa domanda mi ha ossessionato. Allora sono tornato sui miei passi, deciso ad abbordarla col falso pretesto di chiedere indicazioni su una strada. Un po’ timorosa ma gentile, la mia camminatrice obesa mi ha fornito col fiato corto tutte le informazioni.
Non c’era alcun dubbio, il suo accento parigino mi aveva dato all’istante la prova che non si trattava affatto di un prodotto esportato dagli Stati Uniti, ma di una francese doc.
Il libro che avete tra le mani e' nato, inconsciamente, da quello shock. Il mio incontro risale al 2001 ma da allora questi miei incontri si assomigliano tutti: sono diventato un osservatore degli altri. Se camminate affianco a me, non crediate che vi stia ascoltando. In realta' io scruto, spio, cerco, confronto, valuto, peso e soppeso.
E da nord a sud, da est a ovest, le mie constatazioni sono sempre le stesse. Senza nemmeno rendercene conto, senza il minimo rumore, siamo cambiati.
SCHEDA TECNICA
Titolo: TOXIC
Autore: William Reymond
Pagine: 380
Formato: 17,5 x 21
ISBN 978-88-89091-57-9
Prezzo in libreria: 16,50 Euro