Edgar Allan Poe, Tre passi nel delirio - Recensione audiolibro
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 04/11/2008 - 18:41Carissimi,
questa settimana vi presentiamo un nuovo cd audio della FullColorSound, in catalogo su CommercioEtico.it. Si tratta di “Tre passi nel delirio”, tre racconti: “Berenice”, “Il gatto nero” e “Il rumore del cuore”, letti da Giuseppe Cederna, Antonio Catania e Andrea Castelli sulle musiche rispettivamente di Paolo Fresu, Roberto Gatto e Gianluca Petrella, ed Emanuele Zottino.
Tre racconti di straordinaria efficacia che in tre modi diversi ci raccontano il mondo di Edgar Allan Poe e narrano il lato oscuro dell’animo umano.
“Mi hanno chiamato folle; ma non e' ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che e' glorioso, se tutto ciò che e' profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale”
Edgar Allan Poe
Pubblichiamo un estratto dal libretto allegato al cd audio. Buona lettura!
Il rumore del cuore
Si', e' vero, nervoso, molto, spaventosamente nervoso, ero e sono ancora; ma perche' volete dire che sono pazzo? Il male ha reso acuti i miei sensi, non distrutto, non smorzato. Soprattutto era acuto il senso dell’udito, udivo tutte le cose che accadevano in cielo ed in terra, io le udivo, e molto di quel che accadeva all’inferno. E allora, allora come posso essere pazzo? Ascoltate e osservate con quanta lucidita', quanta calma, io sia in grado di raccontarvi l’intera storia.
Non saprei dire in che modo quell’idea i sia entrata in mente ma, una volta concepita, prese a perseguitarmi giorno e notte. Non avevo uno scopo. La passione non c’entrava, volevo bene al vecchio, non mi aveva fatto nulla, non mi aveva offeso, non volevo il suo oro. Fu per il suo occhio, credo. Sicuro, fu per quello! Aveva un occhio simile a quello di un avvoltoio, azzurro chiaro, con un velo sopra. Quando si posava su di me, mi gelava il sangue; e cosi', a poco a poco, lentamente, presi la decisione di ucciderlo, quel vecchio, e liberarmi cosi' di quell’occhio, per sempre.
Ecco il punto. Voi mi credete pazzo. I pazzi non sanno quello che fanno. Avreste dovuto vedere me, invece, quanto saggiamente mi comportai, con quanta attenzione, con che prudenza, con che dissimulazione mi misi all’opera!
Non sono mai stato tanto gentile col vecchio come la settimana prima di ucciderlo. E ogni notte, intorno a mezzanotte, giravo il chiavistello della sua porta e la aprivo cosi' delicatamente… e poi, e poi quando avevo aperto abbastanza per farvi passare la testa, introducevo una lanterna cieca, tutta
chiusa, chiusa che non lasciasse filtrare nessuna luce, e quindi spingevo dentro la testa. Certo avreste riso, vedendo quanto abilmente io mi muovevo! Lentamente, molto lentamente, cosi' da non disturbare il sonno del vecchio. Mi ci voleva un’ora per mettere l’intera testa dentro l’apertura tanto da poterlo vedere disteso sul letto. Un pazzo! Un pazzo sarebbe stato cosi' prudente? E poi quando la testa era tutta dentro la stanza scoprivo la lanterna con cautela, con molta cautela. I cardini stridevano. La aprivo quanto bastava perche' il sottile raggio di luce cadesse su quell’occhio da avvoltoio. E feci questo per sette lunghe notti – ogni notte, proprio a mezzanotte – ma trovavo l’occhio sempre chiuso, e cosi' era impossibile fare il lavoro, perche' non era il vecchio che mi opprimeva, ma il suo Occhio Malvagio.
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