I 101 più importanti personaggi che non sono mai vissuti
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 04/27/2007 - 17:01Marciano fianco a fianco, il cowboy delle Marlboro e Sigfrido, Pandora e James Bond, Artu' e Giulietta, il mostro di Frankenstein e il Grande Fratello, il Dottor Jekill e l'inseparabile Mister Hyde.
Un esercito immaginario di personaggi che hanno formato il nostro pensiero, influenzato il nostro modo di vivere, ispirato cambiamenti o anche rivoluzioni. Senza aver mai vissuto.
In questo nuovo libro di Nuovi Mondi Media, che presentiamo oggi, Lazar, Karlan e Salter, tre ricercatori americani, hanno catalogato e classificato 101 personaggi e ne hanno dato un'interpretazione nuova, spiritosa, scioccante.
E cosi' scopriamo che il Brutto Anatroccolo e' una fiaba terribile, che Robin Hood era solo un nobile in calzamaglia e che La Capanna dello Zio Tom ha fatto scoppiare la guerra civile negli Stati Uniti.
Come di consueto pubblichiamo alcune pagine del libro, che potete acquistare su www.commercioetico.it. Buona lettura!
I 101 più importanti personaggi... che non sono mai vissuti
Il Principe Azzurro
Lo scapolo piu' attraente del mondo non e' un attore affascinante o un ricco magnate industriale, ma un aristocratico del XVII secolo. Il Principe Azzurro e' l'uomo ideale, quello che ogni donna cerca, il paragone con il quale l'uomo medio si deve costantemente misurare.
Se prendiamo qualsiasi rubrica di una rivista o di un giornale, noteremo sempre gli stessi titoli: "Quando troverai finalmente il Principe Azzurro"; "La carrozza del Principe Azzurro per il tuo matrimonio dei sogni"; "Quello che le donne vogliono nel loro Principe Azzurro", e cosi' via. Eppure, si tratta di un personaggio enigmatico e poco apprezzabile. Manca di personalita', di capacita', di carattere... possiede solo un castello e un sogno.
Il Principe e' una tela intonsa su cui ogni ragazza puo' scrivere i propri sogni piu' appassionati. Ha tutti i presupposti essenziali: e' ricco, non deve lavorare, per cui ha tempo da dedicare alla sua amata; non ha interessi, nulla che lo possa distrarre da lei; ed e' educato e affascinante. Sotto certi aspetti, e' ancora un bambino, e anche questo concorre al suo fascino.
Non si tratta del Principe di Machiavelli, stratega omicida cinico e senza scrupoli; non e' un guerriero muscoloso in sella al suo cavallo o a una motocicletta; non si tratta di un anziano signore ossessionato dalle quotazioni del futures della soia, che si trascina con passo malfermo indossando pigiami gualciti e riempiendo il castello di collezioni di francobolli lituani e videocassette pornografiche. No, quello di cui stiamo parlando e' un aitante giovane ragazzo con un futuro sicuro, la stima di un regno, e una predisposizione per la danza. Possiede una grande casa con una pista da ballo, mezzi di trasporto (cavalli - che aspetto pittoresco!), e personale di servizio addetto alle pulizie.
Solo tre avvertenze. Primo, vive con i genitori. Se da una parte questo denota devozione a lungo termine verso la famiglia, viene da chiedersi quale sara' il ruolo dei suoceri e il loro grado di influenza, Secondo, non riesce a prendere alcuna decisione in maniera autonoma - avra' certamente bisogno dell'opinione della moglie che lo indirizzi. Terzo, non sara' un buon padre. Come ha fatto notare lo scrittore T. Velasques, il Principe Azzurro non e' in grado di riconoscere le persone che ama. Cosa accadra', quindi, se uno dei suoi figli si dovesse perdere? Andra' al centro commerciale con le scarpe e le fara' provare a tutti i bambini presenti?
La figura del principe azzurro non compare nelle favole dei fratelli Grimm, la raccolta di storie popolari piene di concretezza e di speranza che ci sono giunte dalla Germania. Compare invece in alcuni racconti francesi, primo fra tutti quello del 1697, L'uccello azzurro di Madame D'Aulnoy; e poi nelle storie per bambini di Charles Perraul (1696-2697). Piu' di un secolo dopo, raggiunge i palcoscenici di Londra nelle opere di James Robinson Planche'.
Ai giorni nostri, ricorre o e' associato a favole quali Cenerentola, La bella addormentata e Biancaneve e i sette nani - soprattutto nei cartoni animati firmati Disney. Nella Biancaneve della Disney - la versione pioniera del 1937, il primo lungometraggio animato della storia del cinema (o il primo a colpire il pubblico americano) - il Principe Azzurro compare solo alla fine per salvare Biancaneve da un coma causato dal veleno della mela: il giovane alza il coperchio della bara di vetro e risveglia la fanciulla con un bacio.
Nella versione di Perraul de La bella Addormentata o, piu' letteralmente, La bella addormentata nel bosco, il Principe sveglia la fanciulla ed e' lui a rimanere affascinato. In Cenerentola, sia nel film della Disney che nel musical di Rodgers e Hammerstein, il Principe custodisce la scarpa di vetro della ragazza che lo aiutera' a trovare il suo amore. Sta forse tradendo Biancaneve? No. In questi tre racconti famosi, il Principe e' un personaggio rimpiazzabile, intercambiabile e banale. E' qui che risiede la sua importanza. E' un personaggio comune nel nostro vocabolario. Il giovane adulto obbediente che diventa il marito perfetto. Cosa potrebbe esserci di piu' "influente" di questo?
Il brutto anatroccolo
Da un secolo e mezzo, i genitori raccontano questa storia ai propri figli, e senz'altro continueranno a farlo, a meno che non troviamo un modo per boicottare una volta per tutte quest'oltraggioso racconto. Per quelli di voi che non ricordano la storia di Hans Christian Andersen del 1844, eccone un breve riassunto.
In una giornata d'estate, in un cortile di campagna, un'anatra cova diversi anatroccoli, tutti adorabili, tranne uno, l'ultimo arrivato. Questo nasce dall'uovo piu' grande ed e' un brutto anatroccolo, un "diverso", per cui diventa presto oggetto di continue vessazioni, sia fisiche che emotive.
Incapace di sopportare questo continuo tormento, il brutto anatroccolo fugge da casa, Durante l'autunno e l'inverno, sopravvive a numerose disavventure, pericolose ed estenuanti. Per poco non viene ucciso da un gruppo di cacciatori e dai loro cani, ma riesce a fuggire e trovare rifugio nella casetta di campagna di una vecchia signora. Purtroppo, pero', la donna lo caccia perche' l'animale non e' in grado di deporre le uova.
Durante l'inverno, rischia di morire congelato in uno stagno ghiacciato. Un contadino lo salva e lo porta a casa sua, ma l'anatroccolo spaventa i figli, per cui viene di nuovo cacciato e costretto a trascorrere il resto del rigido inverno tra miserie e patimenti. In primavera, l'anatroccolo vede tre bellissimi cigni e si tuffa nelle acque dello stagno, avvicinandosi a loro. Completamente scoraggiato e avvilito per essere sempre stato emarginato, chiede ai cigni di ucciderlo e abbassa la testa verso la superficie dell'acqua in attesa di morire. Ma nell'acqua vede riflessa la sia immagine: non e' piu' un brutto anatroccolo, ma un cigno bellissimo e aggraziato, il piu' bello di tutti, tanto che i cigni piu' vecchi si inchinano davanti a lui. Nella gioiosa esultanza, ci dice che non avrebbe mai potuto essere cosi' felice se fosse rimasto un brutto anatroccolo.
Se i genitori che raccontano questa storia alla propria progenie, soprattutto alle figlie giovani, credono razionalmente di star semplicemente presentando la realta' del mondo, si stanno sbagliando di grosso. Dovrebbero riflettere sui valori distorti che stanno incoraggiando e smettere di tramandare queste sciocchezze. Attenzione, stiamo parlando di qualcosa di molto negativo: la storia insulta e avvilisce in maniera categorica la maggior parte di coloro che sono rimasti dei "brutti anatroccoli" per tutta la vita. Il racconto ignora il nostro valore intrinseco, la nostra intelligenza, il frutto del sapere acquisito, del duro lavoro e delle capacita' creative. Fornisce tacito consenso al bullismo adolescenziale e alla marginalizzazione di coloro che sono "diversi", ignorando il concetto umanistico del calore di ciascun individuo.
Dovremmo incoraggiare i nostri figli a sviluppare forze mentali, emotive e fisiche. Dovremmo insegnare loro a non fare affidamento sulla bellezza fisica.
Smettiamola di dire ai nostri figli e alle loro figlie che la bellezza e' il perno del loro valore, e che l'avvenenza di una donna e' il suo "patrimonio". Il racconto di Andersen avvalora gli innumerevoli messaggi pubblicitari che dicono che una ragazza e' inferiore se non e' bellissima. Se si accettano questi presupposti, si accede a un mondo dove il marito di questa ragazza, in futuro, la lascera' per una moglie piu' giovane e attraente. Unitevi a noi, che abbiamo chiuso le porte al messaggio offensivo veicolato dal brutto anatroccolo perche' attribuiamo grande valore alle qualita' intrinseche di tutti i bambini.