Libri Jacopo Fo - Napoli nel sangue
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 05/12/2006 - 15:33Presentiamo oggi il nuovo libro di Jacopo Fo, "Napoli nel sangue", ed. Nuovi Mondi.
E' ormai passato un anno da quel giorno maledetto in cui alcuni malviventi aggredirono e uccisero Emilio Albanese.
Da allora si e' aperto un dibattito molto interessante per cercare di capire la vera situazione di Napoli, al di la' del folclore e della demagogia. Ecco il risultato di questi mesi di indagini, di raccolta dati, di incazzature e di sconforto, ma anche di speranza e di soluzioni concrete.
Perche' anche a Napoli ci sono buone persone di buona volonta' che stanno cercando di costruire una citta' "normale".
Il libro e' in vendita su www.commercioetico.it in due formati: il classico cartaceo, che sara' disponibile a fine maggio, ma che puo' essere prenotato fin da subito e il nuovo formato PDF. In pratica, pagando 5 Euro, vi spediamo via e-mail il libro in formato pdf. Il file e' protetto da una password, che verra' comunicata nella mail stessa.
E' un esperimento che facciamo per ridurre i costi di produzione di un libro e il prezzo di copertina.
Una storia agghiacciante
Antonio Cangiano assessore del Pci ai lavori pubblici nel comune casertano di Casapesenna, si oppone alla camorra. Gli sparano. Resta paralizzato a vita. Svariati pentiti, dopo 12 anni, fanno i nomi delle merde umane che lo hanno colpito, inizia il processo che pero' le nuove leggi di Silvio B. annullano. I camorristi ora sono liberi e felici. La notizia finisce in un trafiletto su Repubblica, nel quale non si capisce peraltro nulla, sull'edizione di Napoli. Cioe', un fatto del genere non ha neanche l'onore dell'edizione nazionale.
Questo e' il risultato della deriva disastrosa che trascina la nave rattoppata e patetica della Giustizia italiana.
Uno schiaffo alle persone oneste, agli amministratori incorruttibili, ai poliziotti capaci, ai giudici equi.
Uno scandalo che fatti come questi non provochino l'indignazione pubblica.
Crimini davanti a Dio e agli uomini.
Mentre stiamo chiudendo questo libro (marzo 2006) Napoli e' travolta dalla solita ondata di crimini di inizio primavera. Ernesto Albanese lo fa notare in un'intervista su Repubblica.
Alla mattanza segue la solita evanescente protesta. Molti danno la colpa alle forze dell'ordine. Ma questa volta, ed e' una novita' assoluta, i carabinieri rispondono: perche' ve la prendete con noi? Come pensate che si possano difendere cittadini schiavi dell'omerta'?
E poi, grande gesto mediatico, sfidano i napoletani a denunciare 5 criminali di cui si mostrano le fotografie...
Io credo che i carabinieri abbiano realizzato un'azione di comunicazione eccellente e rivoluzionaria. Hanno avuto il coraggio di rompere il silenzio dei luoghi comuni.
Napoli muore in queste idee false spacciate per buon senso comune: se c'e' il crimine e' colpa dei poliziotti che non fanno niente! Balle! Se c'e' il crimine e' colpa di una cultura, di un patto scellerato tra cittadini e malavita che la politica ha storicamente voluto e favorito. I poliziotti, i carabinieri, i finanzieri sono le vittime sacrificali, insieme ai cittadini derubati, feriti o uccisi, di questo gioco.
La gestione dello Stato di tutta la questione e' vergognosa ma non a causa delle forze dell'ordine alle quali, semplicemente, si impedisce di lavorare. Se volete una lotta senza quartiere al crimine, innanzitutto pagate le guardie. E poi fate funzionare le leggi e proteggete veramente i cittadini che rompono l'omerta'. Oggi come oggi solo un pazzo denuncerebbe un camorrista... Un pazzo o un eroe.
Qualcuno disse: "Miserabile e' il popolo che ha bisogno di eroi".
E poi, attenzione, ascoltate le guardie. Ve lo dira' chiunque che manganellare e basta non serve a niente. Ci vuole lavoro per Napoli. Il questore ce lo ripete piu' volte. E ce ne sarebbe di lavoro, a iosa, se la nostra burocrazia non si mettesse di mezzo invece di rimboccarsi le maniche per rendere piu' facile ai cittadini lavorare onestamente.
E serve che le carceri siano veramente un luogo di rieducazione. I dati del Ministero di Grazia e Giustizia ci certificano che tra i detenuti che non ricevono l'aiuto di programmi di rieducazione, reinserimento e formazione professionale il 70% torna a delinquere. Invece dei condannati che vengono aiutati, con l'offerta di percorsi per uscire dalla delinquenza, solo il 4% si macchia di altri crimini. Un piano razionale per contrastare la criminalita' deve quindi occuparsi non solo della poverta', del funzionamento della Giustizia e dei mezzi di repressione ma anche porsi il problema di come convincere le persone dedite al crimine a cambiare strada. Ed e' chiaro che questo non puo' avvenire solo attraverso una correzione repressiva. Semplicemente perche' non funziona.
Creare carceri umane, offrire ai detenuti la possibilita' di studiare e lavorare, rendere meno terribile la vita dei familiari costretti a code infinite per ottenere i colloqui, dare la possibilita' di vivere una vita sessuale e sentimentale, seguire gli ex detenuti durante il reinserimento, sono misure non solo giuste ma anche tecnicamente indispensabili per limitare il crimine. E sono anche economicamente vantaggiose.
Ma la lotta alla criminalita' in una citta' allo sbando come Napoli ha bisogno anche di un progetto culturale a lungo termine che permetta l'uscita da questa emergenza. Un progetto di rinascita della citta'.
Quando Bassolino divenne per la prima volta sindaco di Napoli e ripuli' il lungomare dai baracchini abusivi diede un segnale che fece sognare un vero cambiamento. E questo fu essenziale: veniva lanciato un segnale psicologicamente potente.
Ma quella spinta disgraziatamente si e' spenta e ora e' necessario immaginare qualche cosa di completamente diverso.
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