L'Economia della Felicità
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 11/12/2011 - 10:21Carissimi,
questa settimana vi presentiamo un DVD straordinario: “L'economia della felicità”, di Helena Norberg-Hodge che è stata la prima occidentale, nei tempi moderni, a parlare correntemente la lingua ladaka. Negli ultimi 16 anni ha trascorso sei mesi ogni anno in Ladakh, una divisione dello stato federato indiano di Jammu e Kashmir, lavorando con la popolazione locale per proteggerne la cultura e l’ambiente naturale dai rapidi effetti della modernizzazione. Per il suo operato ha ricevuto nel 1986 il Right to Livelihood Award, conosciuto anche come l’alternativa al premio Nobel. Attualmente è presidente dell’International Society for Ecology and Culture e del “Progetto Ladakh”, sua emanazione, ed è redattrice della più importante rivista ecologista europea: The Ecologist.
In questo Dvd ci elenca otto scomode verità sulla globalizzazione. Qualche fotogramma che definisce lo stato di salute della civiltà occidentale e poi l'elenco di cosa non funziona, di come biologicamente e culturalmente, la nostra idea di esistenza si sia tramutata in spirito di sopravvivenza, con pochi slanci di vitalità e tanti momenti di sconforto. Un mercato capitalista che promuove eccessivamente la liberalizzazione del traffico commerciale, senza tenere conto delle diversità di popoli e nazioni, è un sistema che rende infelici. Questo è l'assioma della regista, appassionata attivista ambientale alla ricerca di sguardi autentici sparsi nel mondo, dalla freschezza del ‘piccolo Tibet' alla confusione delle grandi metropoli americane. Il viaggio comincia in Ladakh, una delle più alte e abitate regioni dell'Himalaya, dove ogni individuo partecipa e contribuisce al benessere della comunità. Vitali e socievoli, con radici ben piantate in terra, i tibetani che vivono lassù sono felici, si nutrono con i prodotti della loro terra, seguono il ritmo naturale delle cose, apprezzano la ricchezza del silenzio. Ma anche qui, in uno dei luoghi più belli dell'intero pianeta, apparentemente inattaccabile dall'arroganza del mercato globale, si è instaurato un regime occidentalizzato. Non sapevano nemmeno cosa fosse la Coca-cola ma ora lì, come altrove e ovunque, uno dei più prodigiosi simboli americani si è insediato con forza, trasportato con fatica su strade ripide e vertiginose.