Ribellione spirituale

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Viviamo in un'allucinazione collettiva.
La gente non vive veramente

Marco Carta, già vincitore di Amici vince anche Sanremo! E' la rivoluzione comunista che trionfa?

Super Angese contro il Pensiero Banale. Il Movimento Ribelle Planetario ha un grosso problema: il modo di ragionare. La maggioranza degli oppositori al Sistema delle Multinazionali del Dolore è talmente impegnato a elencare gli orrori del Capitalismo Senza Cuore che non ci si rallegra per una serie di eventi rivoluzionari. E non rallegrarsi per i successi è male. Incentiva la depressione e demotiva. (Della serie Dio ti ama anche quando non sembra. Dalla cacca non solo nascono i fiori ma ci si possono fare batterie elettriche , carburante , idrogeno ) Per anni ho avuto la fortuna di passare ore a parlare con Angese, seguendo i suoi eleganti ragionamenti. Sergio adorava pensare. E nell’attività del pensare privilegiava i ragionamenti fuori dal coro. Una specie di caccia al tesoro enigmistica. Un gioco essenziale per un giornalista. Perché Sergio si definiva non un vignettaro ma un giornalista disegnatore. Non che la parola vignettaro non gli piacesse. E’ che lui faceva il giornalista. E seguiva la regola d’oro del giornalismo americano. Quella che pochi giornalisti americani hanno utilizzato veramente. I maestri dicono che quando stai intervistando il politico o l’imprenditore e ascolti tutte le cose belle che ti dice devi continuare a domandarti: dov’è che questo figlio di puttana sta cercando di vendermi una balla? Sergio applicava questo principio all’intero universo. Dov’è che stanno cercando di venderci una realtà fasulla? Allora prendeva il calibro della logica e cercava di misurare con esattezza i pesi degli eventi e la direzione dei proiettili. Ad esempio aveva seguito con grande attenzione tutta l’ascesa della De Filippi e aveva determinato che lei è una delle più grandi rivoluzionarie di questi anni. Intendiamoci: lui non amava la De Filippi. Sosteneva che il duo Costanzo-De Filippi costituisse una sorta di monopolio televisivo talmente potente che nessuno aveva mai il coraggio di muovere loro la più piccola critica. Una specie di piovra mediatici che tiene in scacco la cultura italiana. Non gli erano simpatici insomma. Ma Angese aveva abbandonato l’idea manichea che sono quelli buoni che fanno le cose giuste. Se guardi la vita con distacco ti accorgi che è un fiume in piena nel quale le persone agiscono trasportate da impeti, onde, pulsioni, emozioni tanto violente da farli sragionare. Forze più potenti di quelle umane, attrattori cosmici primari, assoggettano buoni e malvagi costringendoli a volte, loro malgrado, a scambiarsi i ruoli. Persone probe compiono stragi immense con i migliori propositi e pessimi individui, assetati di potere e ricchezza in modo compulsivo, determinano cambiamenti epocali allargando le opportunità esistenziali di miliardi di persone. Gli esempi storici abbondano. Quando, negli anni sessanta, si diffuse la notizia che in Africa stavano morendo di fame a milioni, tantissime persone si sentirono stringere il cuore per l’angoscia. Misero mano al portafoglio, raccolsero grandi somme di denaro e arrivarono in Africa con navi piene di riso e frumento che iniziarono a distribuire gratis. Così fermarono l’ecatombe. Ma ottennero anche un effetto collaterale: visto che loro regalavano cibo il prezzo dei prodotti agricoli crollò. I contadini non incassarono quasi nulla dalla vendita dei loro prodotti, si indebitarono, fallirono e persero la terra. L’anno dopo c’erano molte più persone affamate. Ma c’erano meno soldi e meno cibo gratis. E ci furono più morti. Al contrario, negli anni 80, c’era un gruppo di uomini veramente crudeli. Avevano saccheggiato e ucciso ai quattro angoli della terra, stuprato, torturato, ammazzato bambini con ogni sorta di armi. Avevano complottato contro i governi democraticamente eletti e aiutato i golpisti a chiudere in campi di concentramento centinaia di migliaia di oppositori. Questi uomini crudeli erano i generali del Pentagono Usa. Ma furono loro, sempre alla ricerca di nuovi sistemi per essere militarmente più forti, che crearono Internet dando a milioni di persone il diritto di parola, il potere della comunicazione e ponendo così le basi di un nuovo tipo di democrazia diretta. Quindi Angese, pur non amando particolarmente la De Filippi, osservava il suo operato con l’attenzione di un microbiologo. E si chiedeva: che effetto avranno le sue trasmissioni? Procedeva quindi a una esplorazione nei vari strati del derma di questo sistema televisivo. Cercava il nucleo sollevando i veli delle lacrime facili, dell’intreccio melodrammatico di alleanze, risse, amori, storie individuali vere o artefatte che fossero. Il primo aspetto che videro i suoi begli occhi fu che la De Filippi aveva contribuito grandemente a inventare un nuovo sistema televisivo dal punto di vista della struttura commerciale. Fino ad un certo punto la tv usa personaggi famosi (e li paga bene). Poi si scopre che si può prendere una faccia nella folla, farla diventare nota al mondo e poi rivenderla. Da anni ormai questi personaggi che nascono nei reality firmano dei contratti che li obbligano, per un certo numero di anni, a essere gestiti dalla holding che ha prodotto la trasmissione e a versare contributi in denaro o in presenza a altre trasmissioni. Ogni sconosciuto che diventa una star significa centinaia di “presenze” ben pagate a matrimoni, convention aziendali, sagre paesane, inaugurazioni di negozi, serate in discoteca. Una montagna di soldi sui quali la produzione, o chi per essa, intasca la percentuale. Ma questo non è né bene né male. E’ una curiosa variante dell’architettura del business. Ma scavando ancora alla ricerca del nucleo, del fatto centrale, Angese arrivava a vedere dentro Amici un meccanismo incredibile per la sua capacità di formare nuovi modi di ragionare. Secondo Sergio, Amici rappresenta il culmine del percorso della De Filippi, quasi che in questa sua trasmissione lei abbia trovato la nota perfetta che la fa vibrare. Dobbiamo ricordare che all’inizio la De Filippi fu marchiata come una sciaccquetta che si sposava Costanzo solo per arrivare a fare qualche comparsata in tv. E credo che ne abbia mandate giù di umiliazioni e cattiverie. Passano gli anni, diventa l’Imperatrice della Tv, e ti fa un realty basato sulle capacità. Giovani selezionati tra migliaia frequentano una scuola durissima, con insegnanti di altissimo livello, e si misurano con i loro limiti espressivi. Vince chi impara, chi si trasforma, chi cresce. Il giudice è il pubblico. In particolare Sergio aveva seguito un’astuta manovra della De Filippi. La trasmissione languiva e allora lei fa entrare un immigrato albanese, che canta balla, fa tutto. Gli altri concorrenti si incazzano perché questo è un fuori classe in tutte le discipline. E allora protestano: questo non si può fare, c’è un regolamento che lo vieta. E la De Filippi risponde che l’unica legge di Amici è l’eccellenza del professionismo, l’impegno, la creatività e la disciplina. E cambia il regolamento e questo albanese, affamato di vita trionfa. L’altro giorno facendo zapping mi sono fermato su Amici. Sul satellite va giorno e notte. E mi sono visto una lezione di danza, una ragazza non riusciva a compiere un movimento sinuoso con la schiena. Provava, riprovava, riprovava. E mi son detto: aveva ragione Angese, questo è un messaggio positivo. La scuola dovrebbe appassionarti a questa dedizione al lavoro, allo studio, al perfezionamento. Dovrebbe farlo la famiglia. Ma non accade. Per decenni i giovani hanno avuto rare occasioni per vedere cosa ci fosse dietro un grande film o una grande canzone. Era anzi pieno di commedie nelle quali giovani qualsiasi scoprivano improvvisamente di essere i migliori cantanti del mondo. E quasi per miracolo (o per colpo di culo) venivano subito scoperti da un grande produttore che passava di lì per caso e il giorno stesso diventavano milionari. Amici insegna esattamente il contrario. Ti fa vedere, nell’arco di mesi, come passo per passo chi l’ha dura la vince. Ma Amici è solo la capofila di un genere televisivo che ha grande successo e domina i canali satellitari di tutto il mondo. Sono tutte storie di persone che affrontano difficoltà. Celebrano tutte la fatica e l’impegno per raggiungere un risultato positivo. I personaggi hanno un obiettivo e lottano e si mettono in discussione per raggiungerlo. Soprattutto, il filo conduttore è mettersi in discussione: la mia vita non funziona perché sono sfigato o sono vittima di ingiustizie oppure c’è anche qualche cosa che potrei fare per cambiare il mio rapporto con il mondo e favorire la mia fortuna? Ecco così una miriade di personaggi impegnati nella loro grande impresa: ricostruire una casa diroccata, perdere 40 chili, diventare fotomodella, guarire malattie gravissime, migliorare i rapporti sessuali con il partner, dare una raddrizzata ai figli che sono venuti su teppisti, mettere al mondo una creatura, farsi una plastica totale. Le tipologie sono molteplici, spesso demenziali e rispondono anche a domande che nessuna persona sensata si porrebbe tipo: cosa succede se due famiglie si scambiano la madre? Magari possiamo discutere sulla positività reale di certi risultati. Ma quel che importa è che lo spettatore non si limita a consumare un intrattenimento. Si identifica con il protagonista in modo tale che è costretto a chiedersi: io avrei altrettanta costanza? Cosa potrei ottenere per il miglioramento della mia vita se mi impegnassi così tanto? E’ la struttura l’archetipo della storia che porta giocoforza a muovere i pensieri in questa direzione. Quest’anno San Remo è stato vinto da Marco Carta, che l’hanno scorso vinse Amici. Suppongo che Angese avrebbe detto: ecco, vedi, è il trionfo della rivoluzione della De Filippi. Che per l’occasione faceva anche la valleta di Bonolis. Ha espugnato il festival canoro col coltello tra i denti. E’ un bene. Il mondo si evolve. Lo sviluppo della cultura dell’impegno, della dedizione, della passione è un elemento centrale nel cambiamento del mondo. I problemi che l’umanità si trova di fronte oggi sono complessi. E credo che la possibilità di superarli sia legata al livello di cultura della professionalità mediamente presente nella testa delle persone. Nel 2009 costruire un mondo migliore non è una roba per dilettanti. Per questo credo che il ragionamento di Angese sia importante. E poi dà ottimismo sapere che anche la De Filippi trama per la distruzione del Sistema delle Multinazionali del Dolore. Stiamo vincendo. Anche se non sembra. E’ bello. PS Visto che non vorrei sminuire il pensiero di Angese al giudizio su Amici, mi riservo prossimamente di approfondire il curioso modo di vede di questo maestro del Pensiero Imprevedibile.