Pornografia della violenza: orrore disumano in tv, alle Iene.
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 10/06/2007 - 13:14di Jacopo Fo
Sono stato veramente male guardando le Iene, ieri sera.
Un intervistatore raccoglieva le dichiarazioni di due incappucciati che si vantavano di aver picchiato, impiccato per 40 secondi, bruciato col cammello del gas, preso a sprangate, un essere umano che secondo i torturatori era colpevole di aver molestato alcune ragazzine e ragazzini dai 13 anni in su.
La telecamera inquadra a lungo la porcilaia dove il maniaco e' stato torturato per due ore e mezzo. Con graziosi primi piani ripetuti su una chiazza di sangue.
L'intervistatore poi si mette a raccogliere testimonianze sulle molestie per appurare se il gruppo di torturatori (4) avessero mosso accuse fondate.
Poi l'intervistatore va a casa del torturato e lo accusa delle molestie.
Il torturato molestatore annaspa e da' proprio l'idea di essere colpevole.
Quindi siccome il molestatore e' uno schifoso maniaco allora quelli che lo hanno torturato sono brave persone?
Nonostante il voltastomaco sono restato a guardare fino alla fine per vedere se in qualche modo il servizio entrasse nel merito dell'orrore di quattro maniaci sadici che si fanno giustizia da se'.
Alla fine una rapida dichiarazione sul fatto che non e' giusto farsi giustizia da se'.
Mi chiedo quale sia il messaggio che una simile trasmissione fa arrivare ai telespettatori.
Hanno dato un enorme spazio alla sceneggiata dei torturatori con i passamontagna e un lenzuolo addosso.
Hanno dato altrettanto spazio a dimostrare che il torturato era un maniaco.
Una sola domanda e' stata fatta ai torturatori per indicare l'orrore della loro azione: "Non vi faceva pieta'?"
Risposta: "No!".
L'intervistatore non ribatte.
A proprio voler fare un servizio di questo genere una persona responsabile avrebbe dovuto assolutamente mettere in crisi la pretesa di sanita' mentale dei 4 giustizieri.
Avrebbe potuto farlo in molti modi, inducendoli a far uscire dalla loro testa malata il marcio dell'ideologia della vendetta.
Ben altra aggressivita' e prontezza verbale ha dimostrato l'intervistatore nella sua requisitoria contro il maniaco molestatore di ragazzini.
Invece l'intervistatore quando interrogava i giustizieri e' restato neutro e questo non puo' che aver avuto l'effetto di esaltare questi personaggi abominevoli. E tutti quelli tra gli spettatori che vivono nella logica della vendetta.
Non so cosa pensino alle Iene sulla vendetta. Quel che e' venuto fuori e' uno spot selvaggio che esalta giustizieri sadici.
E giustifica implicitamente la tortura.
Ma che brutta storia.
Come si sentiranno questi analfabeti morali quando altri giustizieri telefoneranno loro vantandosi di un'altra bravata sadica?
Ma chissenefrega. Sicuramente hanno realizzato una puntata di grande audience!!!
La questione comunque e' complessa. Dietro si nasconde un pilastro della nostra ideologia che e' appunto la logica della vendetta e della faida.
Per chi avesse voglia di mettere in discussione antiche certezze cito un pezzo sui tribunali del Perdono e sul miracolo compiuto da Nelson Mandela che molti ammirano ma pochi stanno a sentire.
Vuoi vendicarti per i torti subiti? Ne hai il diritto. Ma ti conviene?
Quando Nelson Mandela capitano' l'ultima protesta contro l'apartheid in Sudafrica e il regime razzista cadde egli capi' che doveva porre ai suoi connazionali una grande e difficile domanda.
Una domanda impossibile da porre a un popolo occidentale. Incomprensibile addirittura per i nostri schemi mentali.
Egli chiese: cosa dobbiamo fare a chi ci ha torturato, ucciso, tenuto in catene, umiliato? Cosa facciamo a chi ha ucciso i nostri padri, violentato le nostri madri, le nostre mogli, le nostre figlie? Cosa facciamo a quei cani che ci hanno azzannato per tutta la vita? Siamo proprio sicuri che valga la pena di ucciderli, tenerli in prigione, punirli?
Fu cosi' che inizio' una grande discussione. Nessuno metteva in dubbio che un ladro o un assassino dovessero essere messi in prigione per impedir loro di compiere un altro reato e perche' venissero sottoposti a un percorso di rieducazione. Ma nel caso dei carnefici e dei loro mandanti che avevano torturato il popolo per decenni sembro' che non si potesse usare la stessa logica punitiva. Il crimine era troppo immenso perche' potesse essere punito. Quindi dopo moltissime discussioni si decise di non punire i colpevoli delle piu' tremende e barbariche violenze compiute in Sudafrica.
Non sono impazzito. E' cosi' che e' andata. E hanno fatto bene. Questi neri hanno ancora una forte componente dell'antica cultura matriarcale che riconosce al suo centro, come fulcro, l'idea del valore spirituale dell'esperienza e l'interconnessione stretta tra tutti i fenomeni. E questa cultura porta piu' facilmente a identificarsi nelle vittime per comprendere quale e' la loro esigenza piu' forte e profonda. Se hai subito l'abominio, una semplice vendetta non e' soddisfacente. Non cambia l'orrore che hai vissuto, le stigmate dell'umiliazione, il tormento dei ricordi e dei rimpianti. Anche se ammazzi il tuo torturatore e lo fai morire in modo lento e doloroso, la tua percezione dell'orrore vissuto non cambia. Nella cultura bantu' esiste un concetto che ha un valore maggiore della vendetta: la consolazione della vittima. Cosi' essi si chiesero che cosa potesse veramente modificare lo stato mentale delle vittime. Riscattare almeno in parte l'ingiustizia subita. E dissero: rinunciamo alla vendetta perche' l'unico medicamento che da' sollievo al dolore delle vittime e' la comprensione.
Il dolore viene arginato solo dalla sua condivisione collettiva. Quando il torturato torna nel villaggio e racconta di aver subito 100 frustate anche i suoi amici si chiedono se, magari, non stia esagerando un po'. Non mettono in dubbio che sia stato frustato ma si chiedono se le frustate siano state proprio 100 oppure "solo" 70... Il torturato invece desidera innanzitutto di essere creduto totalmente, che la misura del suo dolore sia riconosciuta. Questa e' l'unica possibile, piccola consolazione. E allora il governo dei neri inventa un istituto legale incredibile: i Tribunali del Perdono. Per anni sono andati avanti a tenere udienze in questi tribunali speciali. Le vittime si presentano e raccontano tutto quello che hanno patito e fanno i nomi dei loro carnefici. I quali sono obbligati a presentarsi e a confessare raccontando per filo e per segno quali crimini hanno commesso e come. Se ammettono le colpe non vengono puniti in nessun modo. Cosi' si ottiene che nessuno possa negare la verita' di quei fatti. Non esistera' mai nessuno in Sudafrica che potra' mettere in dubbio la misura dei crimini commessi perche' vittime e carnefici hanno testimoniato, le loro dichiarazioni sono state filmate e trasmesse in televisione. Ci sono voluti anni per elencare, descrivere e comprovare l'enorme mole dei crimini commessi. Oggi c'e' chi nega i crimini nazisti, stalinisti, di Pinochet, dei colonnelli greci o argentini. Questa situazione e' legata proprio al tentativo di punire in modo vendicativo i colpevoli. Un procedimento che genera automaticamente una difesa che cerca di negare le colpe. E questa negazione degli orrori del passato, restando piu' o meno latente, semina odi e rancori inestinguibili. Ma attenzione, non si tratta di rinunciare all'azione ma di sostituire l'azione della vendetta con quella della presa di coscienza degli orrori. Di fronte agli orrori non si puo' non reagire. In Jugoslavia, durante la seconda guerra mondiale, il regime filonazista croato realizzo' lo sterminio di piu' di un milione di serbi. Questo crimine fu censurato da Tito in nome della riconciliazione nazionale. Non affrontare il bagaglio di dolore di un simile genocidio ha avuto effetti piu' devastanti dell'affrontarlo con lo spirito di vendetta. Dopo qualche decennio il bubbone e' scoppiato.
I giornalisti che intervistavano i combattenti serbi della guerra etnica si stupivano di sentir sommare i morti delle persecuzioni degli anni '40 insieme a quelli degli anni '90. Per molti serbi la guerra non era mai finita, era restata solamente congelata per 50 anni. Ti ho convinto?
Da "La rivoluzione pigra" capitolo ventunesimo
http://www.jacopofo.com/?q=node/1531