Fai parte di un popolo. Ricordatelo quando la solitudine ti attanaglia!
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 03/27/2010 - 23:05Ieri Gabriella Canova mi ha raccontato cose straordinarie sulle api, sugli storni, sulle formiche e sui branchi di pesci.
Sono esseri capaci di azioni complesse incredibili.
Ci sono formiche che quando devono spostare il formicaio creano un tunnel costituito dai corpi di migliaia di formiche legionarie. C’e' lo sciame di api che all’alba sceglie come nuova sede dell’alveare una motocicletta (e' piena di fantastici anfratti). Ma quando arriva mezzogiorno la moto si surriscalda sotto il sole e allora le api operaie segnalano alle api esploratrici che hanno scelto un posto demenziale, battendo le zampette tutte insieme.
E i pesci lattarini quando vengono attaccati da un grosso predatore sono capaci di disporsi istantaneamente in modo da sembrare uno squalo e mettere in fuga l’aggressore.
In natura esiste un’intelligenza collettiva formidabile.
Una capacita' di connettere istintivamente comportamenti individuali.
Anche gli esseri umani hanno grandi risorse unitarie.
Ad esempio, la rivolta del ’68 scoppio' simultaneamente in tutto il mondo, coinvolgendo i giovani dalla Cina a Citta' del Capo. Arrivo' persino nei monasteri tibetani e tra gli sciamani del Messico, che contemporaneamente decisero di diffondere al di fuori del circolo degli iniziati le conoscenze misteriche e rompere il segreto che avevano conservato per millenni.
La sensazione palpabile di quegli anni, che sentivamo in modo fisico, era quella di appartenere a un popolo. Se vedevi in treno una persona che leggeva un libro del movimento ti avvicinavi per chiacchierare. E ovunque si andasse si portava nei discorsi la coscienza di essere milioni in tutto il mondo impegnati nella diffusione del cambiamento in tutti i settori. Tecnici, artisti, storici, pedagogisti, medici, scienziati, imprenditori alternativi agivano rivoltando le basi ideologiche della loro professione, sospinti dalla coscienza che in tutti i campi altri stavano compiendo lo stesso gioioso e difficile lavoro di rifondazione del pensiero umano.
Quel che sembra oggi tra gli umani italiani e' che manchi proprio questo senso comune.
In Emilia e Veneto vedremo schierate tre liste che chiedono voti al popolo schierato contro la Casta: IDEA (Movimento Etico Solidale), IDV e Liste a 5 Stelle (Grillo).
Con IDEA abbiamo cercato in tutti i modi di arrivare a una lista unitaria ma non c’e' stato modo.
Il risultato sara' di dividere per 3 le nostre forze.
Ma questa incapacita' di agire di concerto non riguarda solo le elezioni. Sento spesso dire da molte persone che si sentono sole. Hanno la sensazione di aver perso la connessione con il proprio popolo, con l’idea di far parte di un grande organismo sociale che sta spingendo inarrestabilmente verso il rinnovamento.
Vorrei dire a queste persone che le cose non stanno cosi'.
Al di la' della pochezza della nostra attuale capacita' di creare una rappresentanza politica, stiamo realizzando collettivamente un’opera che non e' da poco.
Il limite del ’68 fu che il vento ribelle non riusci' a scardinare alcuni capisaldi della cultura di massa.
Si posero le basi di una nuova idea della dignita' della donna, dei bambini, degli omosessuali, dei diversamente abili. Si scopri' il potere rivoluzionario del ridere (Una risata vi seppellira'), si videro i primi germogli dell’idea pacifista, della percezione della necessita' fisiologica dell’espressione artistica, del potere del gioco, della crescita emotiva, della consapevolezza degli stati di coscienza, del potere innovativo dell’impresa etica.
Ma era tutto troppo nuovo, troppo diverso, troppo complesso. Abbiamo impiegato 40 anni a digerire quel boccone. Per demolire idee antiche e distruttive tocca approfittare della forza dei decenni. Abbiamo dovuto seppellire una per una le idee sbagliate.
Il macello di Genova per il G8 e' stata la tomba del militarismo nel movimento.
Queste elezioni saranno la tomba della politica delle divisioni e delle contrapposizioni ideologiche dentro il movimento.
Oggi migliaia di siti internet progressisti stanno sviluppando un dibattito enorme, un frullare di nuovi concetti e sentimenti. Stiamo pensando idee mai pensate, sperimentando vie mai percorse, unificando il nostro modo di ragionare sviluppando la capacita' di accogliere le differenze nei punti di vista, comprenderle e includerle.
In questo momento, nelle menti di migliaia di persone stanno quagliando nuovi meccanismi mentali.
Abbiamo impiegato 40 anni per ripulire il nostro modo di pensare dalla merda del patriarcato violento e prevaricatore.
In questi ultimi 4 mesi ho pubblicato una serie di articoli.
Sono partito oscurato dalla sensazione di un grande spanamento e scoglionamento diffuso.
Via via che gli articoli venivano pubblicati ho invece scoperto che c’erano persone che facevano propri quei discorsi, linkandoli, mandandoli in giro, ripubblicandoli.
Altri sentivano la voglia di commentare sul blog.
Altri mi telefonavano o mi parlavano venendo ad Alcatraz.
Qualche cosa di simile e' successo con la storia dell’Ecovillaggio.
Nella prima ondata di persone che hanno chiesto informazioni c’era un’alta percentuale di sciroccati. A un certo punto ho temuto che il progetto saltasse.
Le domande di queste persone vertevano intorno a un problema per loro centrale: se io vengo a vivere nell’ecovillaggio come sara' la mia vita?
Io compro una casa, ma poi tu cosa mi dai?
E quel COSA MI DAI non e' riferito a pannelli solari, isolamento termico, condivisione della lavanderia o della sala feste.
No, io voglio sistemare la mia vita e tu mi devi dire come la posso sistemare nel tuo ecovillaggio.
Una follia. Spesso non funzionano le promesse fatte sull’altare dagli innamorati. Come posso io prometterti che se compri una casa nell’ecovillaggio vivrai in un certo modo?
Si tratta di schemi culturali obsoleti. Dietro c’e' la malattia della ricerca di un leader, un capo, un sistema ideologico assoluto. Tutta roba da fuggire come la peste.
Non ci interessa fare a tutti i costi un ecovillaggio, ci interessa unirci a persone munite di dolce buon senso, calma capacita' di costruire e determinazione comica. E soprattutto persone che abbiano scelto di vivere in proprio, a proprio rischio e pericolo, senza affidarsi a qualche ricetta preconfezionata.
Poi, piano piano, via via che il progetto si precisava, hanno iniziato ad arrivare persone tranquille, che venivano a vedere cosa stiamo facendo con un atteggiamento che non sono riuscito subito a decodificare.
Ho capito di cosa si trattava parlando con una donna straordinaria che e' venuta a festeggiare il suo compleanno ad Alcatraz. Ho compreso che mi stava facendo delle domande per verificare se aveva capito bene cos’e' per noi un ecovillaggio. Lei ha un’idea in testa. Vuole vivere in un certo modo. Se l’ecovillaggio e' come se lo immagina, non ha dubbi. Vuole vivere li'. Lo voleva prima di sapere che noi lo stavamo facendo. E’ una sua convinzione fisiologica. Non mi chiede se comprando una casa nell’ecovillaggio poi le daremo un lavoro. Non mi chiede come saranno regolamentati i costumi alimentari degli abitanti (si', c’e' gente che ci ha chiesto di vietare la carne nell’ecovillaggio!!!), non mi ha chiesto se si potra' fumare, o se useremo questo o quel sistema costruttivo (c’e' gente che odia determinate tecnologie), non mi chiede se ci saranno riunioni di autocoscienza obbligatorie per tutti gli abitanti (orrore!!!).
Mi ha fatto un sacco di domande tecniche, per capire come funziona il meccanismo, i tempi, gli accordi sulla condivisione degli spazi collettivi, l’assenza di regole dogmatiche e ideologiche, ha voluto capire se lo spirito dell’iniziativa le si confaceva e quando ha sentito che il nostro progetto e il suo sono in sintonia, la sua decisione di venire qui ad abitare e' stata scontata: questo posto mi offre la possibilita' di vivere in un modo diverso, mi offre opportunita' di relazione che non esistevano fino a ieri: lo voglio! Tutti gli altri problemi li affronteremo giorno per giorno nei prossimi 100 anni.
Il dialogo con questa donna e' stato come un segnale. Dopo di lei sono arrivate altre persone, dall’Italia, dalla Germania, dall’America, che mi facevano le stesse domande e avevano lo stesso spirito.
Non vengono a chiedere a me cosa si fara' nell’ecovillaggio. Cosa vuoi che ne sappia io?
Io posso costruire muri e strade, posso dipingerti i muri con disegni meravigliosi e mettere tutte le tecnologie ecologiche e creare un sistema di garanzie su prezzi, finanziamenti e qualita', controllato da Banca Etica. E questo ecovillaggio e' a un passo da Alcatraz, dove gia' esiste una macchina immaginifica che attrae migliaia di persone.
Quel che succede poi lo determineremo insieme, vivendo.
Quando ho visto che arrivavano queste persone ho capito che ce l’abbiamo fatta.
Siamo partiti come le api esploratrici, abbiamo trovato il posto giusto, il resto dell’alveare viene a dare una controllata (caso mai avessimo avuto la pessima idea di domiciliare il nuovo alveare in una motocicletta) e quando vede che il posto e' ok torna a casa a dirlo al resto del suo gruppo.
Da anni ripeto che si sta lentamente formando un nuovo popolo, il Popolo degli Alberi (lo dico da ben prima che uscisse Avatar).
Credo che ora il processo di creazione sia entrato nella fase della lievitazione.
Stiamo tutti appoggiando i piedi per terra in un modo diverso e stiamo tutti camminando nella stessa direzione.
Non c’e' stato nessun leader, nessuna Bibbia, semplicemente siamo arrivati alle stesse conclusioni, abbiamo maturato lo stesso modo di sentire.
Abbiamo creato un dna culturale, pezzetto per pezzetto e ce lo siamo passato. Dalle Termopili a Honolulu, da Londra a Canicatti'.
Per lo piu' ci sentiamo parte del movimento progressista ma non reggiamo piu' il vecchio modo di fare politica che oggi domina anche questo movimento.
Il nostro modo di pensare segue meccanismi diversi.
Siamo quelli che pensano che i rapporti umani siano la parte migliore della vita.
Siamo quelli che pensano che l’amore sia un’esperienza estatica magica e mistica nel senso piu' pieno di queste parole.
Siamo quelli che pensano che baciarsi con passione sia un’azione politica militante.
Siamo quelli che quando c’e' uno scontro non pensano mai di avere tutte le ragioni.
Siamo quelli che quando vediamo una persona che soffre cerchiamo di farla ridere.
Siamo quelli che quando cadiamo ci congratuliamo con noi stessi perche' ne abbiamo imparata un’altra.
Siamo quelli che preferiscono sbagliare con la propria testa e che fare giusto con la testa degli altri (e siamo ricchi di errori).
Siamo quelli che non c’e' mai una buona ragione per uccidere un bambino.
Siamo quelli che preferiscono una vittoria piccola subito a un grande obiettivo che non si raggiunge mai.
Siamo quelli che il diavolo si nasconde nei particolari, per questo quando lavori devi farlo in modo ordinato.
Siamo quelli che cercano di trovare una scusa per collaborare perche' la collaborazione e' un bene primario che migliora la salute.
Siamo quelli che amano fare i lavori fatti bene, che considerano la capacita' individuale il proprio contributo al progresso, la parola data l’unico dogma religioso, l’onesta' un sistema per prevenire la sfiga e aumentare la potenza sessuale.
Siamo quelli convinti che per affrontare i problemi bisogna stupirli.
Siamo quelli convinti che abbiamo iniziato a migliorare il mondo 100 mila anni fa e non smetteremo fino a quando non avremo finito.
Siamo quelli convinti che il sonno e' un’esperienza religiosa e la pigrizia una virtu' cardinale.
Siamo quelli che hanno fiducia nella natura, nell’istinto, nell’empatia e nella buona sorte.
Siamo quelli che credono nella priorita' dell’arte nella ricerca della felicita'.
Siamo quelli convinti che essere noiosi e' un crimine nefando.
Siamo quelli che non sopportano il conoscente che ti dice che il tale parla male di te (e gode nel vedere che ti rattristi).
Siamo quelli che hanno chiuso con quello che si appaga a raccontarti le sue sfighe con dettagli raccapriccianti (e gode nel vedere che ti rattristi).
Siamo quelli che hanno chiuso con l’industria dei sensi di colpa.
Siamo quelli che si alzano la mattina immaginando qualche cosa di bello da fare.
Siamo quelli che non misurano la vita contando gli anni vissuti ma gli abbracci che hai dato e che darai.
Siamo quelli che salutano le persone che incontrano, perche' sono esseri umani ed e' bello augurare loro un buon giorno.
Siamo quelli che ascoltano i bambini, e costruiscono i pupazzi di neve.
Siamo quelli che non dividono gli altri in categorie (i neri, i camionisti, i berlusconiani).
Siamo quelli che non cercano la vendetta.
Siamo quelli che considerano il corpo un tempio e non temono il sesso ma lo considerano una delle cose piu' profonde, filosofiche e piacevoli della vita.
Siamo quelli che pensano che si vive una volta sola e perdere tempo e' un peccato mortale.
Siamo quelli che non sanno se ci sara' vita dopo la morte ma se ci sara' ci divertiremo.
Siamo quelli che non hanno ne' tessere ne' bandiere ma dopo 5 minuti che parli con uno di noi lo capisci.
Siamo ovunque, siamo milioni, abbiamo costruito la nostra cultura dinamica, la nostra arte giocosa, la nostra economia etica, i nostri spazi di vita e di condivisione.
Siamo milioni, siamo capaci di collaborare, stiamo cambiando il mondo.
E lo facciamo cercando di divertirci.