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Perché gli svizzeri sono più intelligenti

Jacopo Fo Rosaria Guerra Perché gli svizzeri sono più intelligentiVi regaliamo un estratto del nuovo libro di Jacopo Fo. Buona lettura!
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Capitolo primo
Perché la Svizzera è molto meglio dell’Italia?

Perché negli ultimi quattrocento anni gli svizzeri hanno combattuto pochissime guerre e da centosessanta hanno issato per sempre il vessillo della pace.
Perché da sette secoli scelgono i loro capi votando e tutti hanno voce in capitolo sui terreni comuni.
Perché praticamente da sempre non riconoscono il potere derivato da un diritto di nascita. In Italia succede da poco più di sessant’anni e ci sono ancora dei monarchici a piede libero.
Perché in Svizzera non c’è Bruno Vespa e quasi nessuno che gli somigli.
Perché stanno meglio e sono mediamente più ricchi degli italiani, nonostante la loro terra sia priva di risorse naturali e di sbocchi al mare e non hanno certo il nostro enorme patrimonio artistico e architettonico.
Perché hanno meno burocrazia, servizi pubblici che funzionano e sono considerati dai funzionari pubblici cittadini e non sudditi.
Perché gli svizzeri hanno la certezza della pena e una giustizia rapida ed efficiente.
Perché hanno meno corruzione, meno spreco di denaro pubblico, meno violenza, meno crimini, meno politici, meno funzionari pubblici, meno fannulloni, meno ragazzotti imbambolati, meno teppisti, meno tifosi deficienti e ottengono tutto questo con molti meno poliziotti di quanti siano necessari per tenere a bada gli italiani.
Perché in Svizzera hanno più libertà di stampa, più giornalisti onesti, più associazioni per la difesa dei consumatori e se provi a vendere della cioccolata schifosa ti uccidono sul posto.
Perché hanno meno spazzini e meno cartacce per terra. Perché i loro rifiuti profumano di violetta mica come quelle schifezze delle immondizie italiane che sembra che prima di buttare via la roba ci vomitano sopra e la fanno fermentare un po’ in casa al caldo.
Perché sono una confederazione, cioè sono riusciti a mettere d’accordo francesi, tedeschi e italiani, mentre noi che mediamente siamo tutti italiani e mediamente parliamo la stessa lingua abbiamo speso anni a discutere di secessione.
La Svizzera è migliore dell’Italia perché mai, in nessun caso, loro darebbero sei televisioni in mano a un uomo solo.

Capitolo secondo
Come gli svizzeri sono riusciti a evitare mille guerre

L’aspetto più notevole del popolo svizzero è che è riuscito a evitare di essere massacrato come gli altri popoli europei dalle infinite guerre che hanno costantemente dissanguato il continente eurasiatico e il bacino Mediterraneo, negli ultimi millenni.
Certamente esistono altre zone montane dove la guerra non è arrivata o è giunta con limitata forza devastante. Ma fatta eccezione di qualche isola sperduta, qualche montagna impervia e qualche giungla impenetrabile, non esiste nessun altro posto che in epoca moderna sia riuscito a starsene fuori dalle guerre.
Sarà perché hanno dato retta al loro Santo protettore, frate Nicola da Flue (che più di cinquecento anni fa aveva ammonito i suoi concittadini di “non immischiarsi nelle questioni altrui”), sarà per altro, fatto sta che gli svizzeri, infischiandosene delle guerre e delle alleanze, hanno optato per la neutralità quattro secoli prima di Irlanda, Austria e Finlandia e da 500 anni a questa parte hanno combattuto solo qualche guerricciola interna fra cattolici e riformatori e sono stati invasi, nonostante il patto di neutralità, soltanto durante la guerra dei Trent’anni (nel 1633 e nel 1638) e al tempo di Napoleone.
Un’inezia, un nulla, una briciola di dolore rispetto ai laghi di sangue e di disperazione che hanno devastato il resto del continente e del mondo.
È in pratica dal 1515, l’anno della sconfitta di Marignano (oggi Melegnano) contro francesi e veneziani, che la Svizzera non partecipa a grossi conflitti; ed è dal 1848, data di nascita della moderna Confederazione, che la parola guerra è definitivamente scomparsa dal loro vocabolario.
Quando affronto questo argomento molti mi contestano dicendo: “Non hanno fatto guerre ma le hanno sfruttate”, citandomi alcune porcherie che i banchieri svizzeri hanno organizzato ai danni degli ebrei.
Effettivamente ci sono molte prove che durante la seconda guerra mondiale la Svizzera pacifista e neutrale, mentre si manteneva formalmente estranea alla guerra, nei fatti si comportava da segreta alleata dei nazisti, fornendogli aerei e munizioni, riciclando l’oro e i gioielli confiscati agli ebrei in contanti che servirono al Reich per finanziare l’industria bellica, chiudendo le frontiere e suggerendo la prassi di marcare i passaporti con la “J” di Jude. E questo è certamente
orribile ma questo crimine non è imputabile all’insieme del popolo svizzero. Come non si può condannare tutti i tedeschi per la criminalità di Hitler.
Ed è altrettanto vero che con il segreto bancario gli evasori fiscali ci vanno a nozze. In Svizzera l’evasione fiscale non costituisce un reato ma è soggetta a semplici sanzioni amministrative, e questo per gli evasori è un gran bel sollievo, perché significa essere sicuri che non saranno perseguiti. Addirittura un referendum popolare sull’eliminazione del segreto bancario proposto nel 1984 è stato nettamente respinto dal 73% dei votanti. Non è insomma un caso che l’industria del crimine abbia scelto la Svizzera per portare avanti i suoi loschi affari e riciclare i proventi delle attività illecite: qui le banche gestiscono, custodiscono e occultano immensi patrimoni, perpetuando la contraddizione tra un’ipocrita necessità di garantire la riservatezza e la contiguità con soggetti invischiati in operazioni poco trasparenti.
Sono dunque d’accordo sul fatto che ci siano stati e ci siano svizzeri figli di puttana, assassini, bastardi e imbroglioni. D’altra parte questi personaggi sono presenti in tutti i popoli e sarebbe sciocco aspettarsi che gli svizzeri siano sprovvisti di individui malfatti.
Non sostengo certo che in Svizzera sono tutti santi.
Ma l’aspetto interessante sta nel fatto che gli svizzeri hanno saputo utilizzare anche l’ingegno dei loro soggetti peggiori per ottenere un beneficio collettivo.

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