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Scappo dalla città - Manuale pratico di downshifting, decrescita, autoproduzione

Scappo dalla citta' - Manuale pratico di downshifting, decrescita, autoproduzioneCari amiche e amici,
il libro che vi presentiamo questa settimana e' senz'altro un po' particolare, lo si capisce gia' da come e' intitolato: "Scappo dalla citta' - Manuale pratico di downshifting, decrescita, autoproduzione", di Grazia Cacciola - ed. FAG.
Particolare, dicevamo ... e non solo per la suggestione di quel titolo, fin troppo attuale in queste settimane di dibattiti pre e post "Vieni via con me"... Il fatto e' che qui il cambiamento del proprio stile di vita da cittadino ad agreste, da molti spesso solo immaginato come un sogno irrealizzabile, viene presentato come un'opportunita' alla portata di tutti e raccontato da una straordinaria Grazia Cacciola che il "salto" lo ha gia' fatto. Come si legge sulla retrocopertina, "questo e' il manuale che lei avrebbe voluto avere una decina di anni fa, per pianificare meglio dove andare, come organizzarsi e quali errori evitare".
Il libro e' suddiviso in sei "capitoli" che trattano del desiderio del cambiamento, delle questioni legate al lavoro e al sostentamento, dei luoghi da eleggere come nuova residenza, delle questioni legate alla casa e alla famiglia. E, in chiusura, Grazia racconta alcune esperienze di personaggi piu' o meno conosciuti che hanno scelto di vivere lontano dagli stressanti ritmi della citta'. E indovinate un po' chi ritroviamo tra questi?!? Esatto: proprio Jacopo Fo e Nora!
Insomma, sara' perche' anche noi ci sentiamo felicemente migrati in collina, sara' l'entusiasmo contagioso per la costruzione dell'ecovillaggio di Jacopo, sara' il ritrovare, tra le pagine del libro, emozioni e sensazioni vissute (e molte ancora da sperimentare), per questi e tanti altri motivi a noi il libro e' piaciuto. E oggi siamo felici di presentarvelo, con qualche stralcio tratto dall'introduzione. Buona lettura!

"... Nella realta' non deformata da un'organizzazione sociale distorta, il tempo di vita dovrebbe essere maggiore e qualitativamente migliore di quello lavorativo. Si cita sempre il mito dei paesi del nord Europa dove si e' capito da lungo tempo che le trenta-trentacinque ore settimanali di lavoro non diventano, se non in casi sporadici, le quaranta-quarantacinque piu' una decina di pendolarismo a cui siamo ormai abituati in Italia. Il risultato e', non a caso, una societa' piu' sana, piu' presente, meno stanca. La pressione della competizione, i consumi percepiti come necessari, la corsa al lusso, la paura della perdita del lavoro, la sicurezza di uno stipendio, la necessita' indotta di dover diventare qualcuno o di realizzare a tutti i costi qualcosa di importante sono falsi miti ai piedi dei quali molti di noi sacrificano tre quarti abbondanti della propria vita, per poi ritrovarsi con ben poco in termini personali. Una delle grandi realta' di queste ultime generazioni e' invece che abbiamo perso l'abitudine di scegliere, il diritto di decidere cosa fare della nostra vita  e dove farlo. Certo, scegliamo se fare l'avvocato o il dentista, ma non scegliamo se lavorare o non lavorare. E' scontato che dobbiamo lavorare, altrimenti non possiamo nutrirci, riscaldarci, prenotare l'iPad. Ma ne siete proprio sicuri? C'e' chi sceglie di vivere in un appartamento e chi in una villetta a schiera, ma non scegliamo il luogo: e' il lavoro che lo sceglie per noi. [...] Siamo mossi da un falso mito, quello dello stipendio. Siamo convinti che solo lo stipendio possa farci sopravvivere, che senza saremmo persi, moriremmo di fame e di freddo. Siamo convinti che per avere un chilo di frutta dobbiamo dare in cambio dei soldi, decurtati dal nostro stipendio, provenienti dalla vendita del nostro lavoro a terzi. Non e' un grande affare, se ci pensate bene. Sul vostro lavoro ci deve guadagnare prima di tutto il vostro datore di lavoro. Sul chilo di frutta che comprate in citta' ci deve guadagnare il coltivatore, il mediatore, il grossista, il trasportatore, il supermercato. In pratica, tra voi e il vostro chilo di frutta c'e' un esercito da mantenere.
Con il vostro stipendio.
Non e' un grande affare, no? Non starete lavorando per troppe persone?

[...]

Mi sono allontanata da Milano a piccoli passi. Oggi vivo sull'Appennino Tosco-Emiliano, ho un lavoro indipendente, un orto, sono autosufficiente per molti aspetti e per altri preferisco compiere scelte eco-sostenibili delegando la produzione. Non so se domani saro' in una comune autarchica in Umbria o in un ecovillaggio in Spagna o una eco-casa sulla spiaggia di Shark Bay in Australia. O se saro' ancora in questo posto magnifico perche' magari scampera' alla colata di cemento che si sta abbattendo sull'Italia. Di una cosa pero' sono sicura: non saro' in un condominio in citta', non avro' un badge da strisciare tutte le mattine."

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