AAA Progetto autoimpresa rivoluzionaria offresi. (Parte seconda: azione diretta militantie)
Inviato da Jacopo Fo il Mer, 12/06/2006 - 09:20Parte seconda: attività militanti
Un nuovo modo di fare politica. Perché non possiamo più utilizzare la forma partito.
(Per la prima parte di questo articolo vedi: Imprese antagoniste commerciali.)
La prima volta che scrissi la frase: abbiamo bisogno di un nuovo modo di fare politica, risale a quando avevo 17 anni. Era il 1974 e non ne potevamo più dei liderini. Ma, evidentemente un nuovo modo di fare politica non si crea dall’oggi al domani visto che in 30 anni non ci siamo ancora riusciti.
In effetti però qualche passo avanti lo abbiamo fatto.
Oggi esistono quantomeno brandelli di idee e di esperienze. Molte esperienze. Molti tentativi falliti utili perché ci hanno permesso di restringere progressivamente il campo delle ipotesi.
Oggi possiamo, riassumendo le esperienze, tracciare il percorso.
Questo documento è un tentativo di riassunto dello stato dell’arte.
La prima considerazione da fare è che in questi 30 anni il Movimento Antagonista al Sistema ha sviluppato un’enorme capacità economica: commercio equo, agricoltura bio, gruppi di solidarietà, centri culturali, eventi, ristoranti, ecotecnologie…
La novità di questa esplosione di imprese è che, come avvenne agli inizi del secolo scorso (col movimento delle cooperative di lavoro, di risparmio e di acquisto), l’attività economica non è un effetto collaterale ma la realizzazione diretta dell’obiettivo politico. Vogliamo aiutare le cooperative del terzo mondo? Compriamo i loro prodotti! L’obiettivo politico e quello commerciale coincidono.
Inoltre l’azione politico commerciale non si basa su continue mobilitazioni per ottenere un risultato nel futuro ma sulla realizzazione immediata di una parte dell’obiettivo: un chilo di caffé solidale comprato è un piatto di pasta subito per qualcuno dall’altra parte del mondo.
Il limite di questa azione commerciale è che non può agire a tutto campo: se vuoi una legge che riconosca le coppie di fatto o depenalizzi la marijuana devi tornare alla vecchia cara MOBILITAZIONE A OLTRANZA. Ma oggi è chiaro a buona parte del movimento che la nostra azione politica centrale è quella volta a far funzionare subito pezzi del mondo migliore e che la lotta classica, basata sulle rivendicazioni, seppur indispensabile deve stare in secondo piano.
L’idea è che non otterremo la liberalizzazione della marijuana quando avremo assommato un numero sufficiente di mobilitazioni più o meno di piazza ma quando la cultura del nostro paese avrà fatto uno scattino in avanti. E lo strumento che porta a questi scattino in avanti non è il volantino, il comizio, il dibattito ma il modificarsi degli stili di vita.
L’esempio più calzante in questa direzione è l’esperienza del premio Nobel Yunus (Il Banchiere dei poveri-Feltrinelli) che riesce a sradicare dalla cultura fallocrate del Bangladhesh il tabù che vietava alle donne di possedere la terra offrendo un mutuo di 500 dollari per costruirsi una casa
alle donne che riuscivano a farsi intestare un appezzamento di terreno.
In questo modo in un solo anno 500 mila donne sono diventate proprietarie terriere. In 5500 anni non era mai successo che una sola donna possedesse un solo metro quadrato di tera!!!
Proprio queste grandi esperienze vincenti ci insegnano una nuova logica.
Cosa NON vogliamo?
Servono 7 samurai!!!!
In questi anni, quantomeno, abbiamo capito come NON dovrà essere l’organizzazione del movimento. Non vogliamo un partito in quanto di per sé è una struttura piramidale, autoritaria e burocratica dove trionfa non chi sa fare le cose ma chi riesce a convincere il maggior numero di persone di pensarla come loro (anche se non è vero).
Non ci interessa nessuna formula che si basi su leader, linee politiche ideologiche, centralismo democratico, deleghe eccetera.
Cerchiamo un modo di organizzarci che sia semplice, non richieda miliardi di riunioni e di snervanti discussioni ideologiche.
Vogliamo unirci su fatti, azioni semplici e chiare.
La mia idea è che un simile movimento debba basarsi sul concetto di rete. Non vogliamo costruire strutture burocratiche ma opportunità di condivisione. Questo concetto di opportunità di condivisione è poco conosciuto e lo illustrerò in questo capitolo con esempi concreti.
In questo momento il Movimento è riuscito, grazie a internet, a creare una grande rete di connessioni.
Questa rete esprime tre tipi di organismi. Esistono le realtà locali che si battono contro particolari pericoli o soprusi (Val di Susa contro alta velocità). Ci sono poi realtà nazionali più o meno grandi che raccolgono consensi “d’opinione” e lanciano campagne nazionali in modo più o meno unitario (Liliput, Lega Ambiente, Girotondi ecc).
Infine ci sono i gruppi di impresa diretta: Grupi di Acquisto Solidale (GAS), Botteghe Eque, piccole imprese ecologiche. Quello che manca assolutamente è qualche cosa che riempia il vuoto lasciato dalle sedi locali di partito, che per altro non ha più senso riproporre.
Osservando quel che succede vedo che spontaneamente molti compagni cercano di riempire questo vuoto. In questo articolo vorrei proprio parlare del tipo di “entità” di base che sta nascendo e che costituirà il nerbo del Movimento del futuro.
In questo momento quel che è più vicino all’idea che io ho di organizzazione futura sono i gruppi di impresa diretta. Un GAS in fondo è simile a una sezione locale di un partito. Solo che dietro non ha nessun partito. La sua specificità è l’acquisto collettivo. D’altra parte non avrebbe senso che un GAS si occupasse di altro.
Conosco però molti compagni che stanno svolgendo uno strano lavoro mettendo in contatto esperienze diverse. Fanno parte di un GAS, di una bottega, magari lavorano in una cooperativa sociale e poi collaborano a organizzare qualche concerto. In una piccola città sono due o tre questi compagni che fanno da collegamento.
Poi ci sono molti cani sciolti, generalmente fanno gli attivisti sui forum in internet, magari gestiscono un blog, appoggiano varie iniziative ma nessuna li convince a impegnarsi di più.
Io credo che se 7 cani sciolti della rete si mettessero insieme potrebbero, investendo una certa quantità di tempo, fare una rivoluzione e moltiplicare per dieci la forza di iniziativa del movimento e successivamente offrire una struttura di supporto per chi cerca di tenere le fila del movimento nelle realtà locali.
In altri termini io credo che sia necessario che un certo numero di militanti mettano il loro lavoro al servizio delle realtà locali creando una rete di strumenti di condivisione e di unificazione.
Ecco le prime 7 iniziative che andrebbero realizzate (rendono chiaramente l’idea di creare opportunità di condivisione).
1)----Abbiamo centinaia, migliaia di siti: creiamo un’autostrada di link reciroci e di pagine-indice che li colleghi. Vorrebbe dire, tra l’altro, creare un “Albo” delle iniziative alternative. Connetendo poi i blog dotati di RSS potremmo creare pagine tematiche che si autoaggiornano automaticamente pescando da tutti i siti.
2)----Creiamo una serie di servizi per le realtà locali. Questo sta ad esempio realizzando www.commercioetico.it offrendo alle associazioni percentuali sulle ecotecnologie che queste diffondono all’interno della loro comunity.
3)----Sono in corso decine di raccolte di firme lanciate da realtà locali che raggiungono a fatica qualche migliaio di adesioni. Creiamo un sito dove sia possibile firmare una, dieci o tutte le petizioni in corso.
4)---Creiamo un centro di raccolta di consulenze-esperienze per le realtà locali che informi sulle opportunità. Una specie di enciclopedia autogestita su come si organizza un concerto o come aprire un bar gestito da un’associazione.
5)---Creiamo una Borsa dei prodotti e dei servizi. Un posto dove si possano trovare (e confrontare) le offerte di riso biologico all’ingrosso o i listini dei prezzi di affitto per sale per spettacoli. Oppure informazioni su come recuperare l’Iva incassata da un’associazione. Ma anche data base di indirizzi di giornalisti sensibili…
6)----Servirebbe poi qualcuno che si occupasse di fare da interfaccia tra le mille realtà locali e società di consulenza per i finanziamenti dell’UE. Non solo l’Italia non riesce a prendere i finanziamenti che le spetterebbero per ignavia. Anche il Movimento italiano mostra enorme arretratezza in questo settore.
7)----Perché non riusciamo a coinvolgere studenti universitari a realizzare tesi di laurea su temi che sarebbero centrali per il movimento? Penso ad esempio a una serie di analisi chimiche per verificare se anche nei fast Food italiani c’è della merda di vacca che dalle interiora mal lavate e frullate negli ambuegher finisce in bocca ai consumatori. Oppure al lavoro che studenti di economia potrebbero fare per aiutarci nella ricerca sugli sprechi dello stato italiano. Oppure ai test sulle ecotecnologie di cui avremmo bisogno per proporre innovazioni che funzionino veramente. Bisognerebbe che nascesse u sito che raccoglie proposte di tesi e poi le ripropone nelle università.
Credo che sia evidente che realizzando queste 7 idee otterremmo un aumento della capacità di iniziativa ma anche un aumento delle connessioni e dei contatti e quindi lo sviluppo di un livello di organismo collettivo più avanzato di quello attuale.
Inoltre questi 7 samurai mettendo in connessione le loro 7 iniziative otterrebbero un effetto Power Rangers!
Non sto a dilungarmi ma le interrelazioni che si potrebbero sviluppare sono veramente molte. Avremmo una macchina di comunicazione interna e esterna formidabile per tutto il Movimento. Un’innovazione paragonabile alla costruzione delle ferrovie.
Avremmo in sostanza costruito una piazza virtuale alla quale si può affacciare chiunque volesse realizzare qualche cosa di positivo per il mondo. Si otterrebbe un accesso libero e una selezione basata su referenze e visitatori: quindi il pieno controllo degli utenti su cosa deve stare più in alto oggi (vedi Ciao.com o E-Bay). Uno strumento democratico per sondare automaticamente interesse e disponibilità, occasioni e contatti in tutti i campi. Il tutto richiede certo un certo impegno ma nulla di non realisticamente realizzabile in qualche mese…
Progetto 7
Diventare Corrispondente della Libera Università di Alcatraz.
Si tratta del modo più semplice di collaborare concretamente alla Rivoluzione Culturale Planetaria (ovviamente se non pensi che siamo maniaci depressivi compulsivi e quindi potenzialmente pericolosi). (Dove si spiega anche perché mi son messo a scrivere questo progetto e quale è il mio ruolo individuale e quale è quello di Alcatraz in tutta questa storia)
Il lavoro di Alcatraz è molto semplice. O meglio è quello che sappiamo fare meglio. Ho verificato più volte la mia incapacità di essere leader, di coordinare il lavoro di altri, di organizzare qualche cosa che funzioni.
Via via che l’esperienza si accumulava ho capito che o lavoravo completamente da solo (che da solo riesco a organizzarmi), oppure dovevo lavorare con persone che erano professionisti rifiniti e che avevano voglia di collaborare alla pari su un progetto specifico.
E questo funziona e ha permesso a Alcatraz di funzionare, ha reso possibile scrivere parecchi libri, realizzare video ecc. Tutte cose che non si possono fare da soli.
Buona parte del lavoro di Alcatraz si basa sulla collaborazione non vincolata con molte persone.
C’è chi arriva a Alcatraz o ci scrive fornendoci notizie per Cacao o su alcuni argomenti di ricerca sui quali stiamo lavorando. Alcuni frequentatori di www.jacopofo.com e abbonati a Cacao collaborano ai laboratori che stanno lavorando a ricerche che porteranno alla produzione di libri. Altri ci sostengono lincando i nostri siti sui loro, mettendo i codici Rss del nostro blog, facendo girare gli articoli che giudicano più interessanti. Altri portano proposte (come quella sugli abbracci gratis) che altri ancora riprendono portando avanti performance e happening individuali o di piccoli gruppi. Altri ancora si uniscono ad alcune iniziative agendo da moltiplicatore (vedi il web corteo). La nostra rete di siti, la nostra produzione culturale è strettamente vincolata a questo sostegno costante (anche economico tramite l’adesione all’associazione Alcatraz), per sua natura efficiente e disorganizzato. Ovviamente vorremmo sviluppare via via questo tipo di collaborazione (colgo l’occasione per annunciare un raduno il 23-25 marzo 2007). E anche precisare il tipo di lavoro che vogliamo svolgere per il Movimento.
Questo documento ne è un esempio. Si tratta di un progetto. Una specie di consulenza che offriamo senza che nessuno ce l’abbia chiesta.
Il che, vorrei essere chiaro, non vuol dire che noi cercheremo di realizzare le proposte qui presentate. Ci limitiamo ad aver fatto il lavoro di analizzare la situazione e la direzione che presumibilmente sta prendendo e di avanzare delle proposte sperando che ci siano persone che vogliano svilupparle. Noi non fabbrichiamo auto (non siamo capaci). Noi progettiamo auto. Il che, in pratica, vuol dire che se qualcuno ci scrive dicendo: Sono uno dei 7 samurai, noi possiamo solo rispondere: Eccellente! Speriamo che riesci a trovare gli altri 6…
Ovviamente non è esattamente così perché se uno sceglie uno dei 7 progetti qui proposti non ha bisogno per mettersi all’opera che ci siano già gli altri 6. Ma prima o poi questo problema si porrà e noi potremmo dare appoggio ma non essere attori della soluzione.
Spero che si sia capito questo discorso. E’ essenziale essere chiari fin dall’inizio su chi fa cosa. Troppe iniziative sono cadute su questo semplice spartiacque.
Noi ci immaginiamo come un giocatore di una squadra che ancora non c’è. Iniziamo a fare il nostro gioco e vediamo cosa succede. Ma aspettiamo altri giocatori che a loro volta abbiano deciso quale ruolo giocare e che vogliano iniziare a farlo: chi fa da sé fa per tre e quando poi ne trovi altri 3 che fan da sé alla fine si fa per 12. E 12 decisi fanno il lavoro di 36 confusi. E dal punto di vista del casino è meglio essere in 4 che in 36.
A questo punto credo di aver scritto abbastanza.