MORBIDE GALASSIE di Jacopo Fo - Capitolo 4
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 03/18/2006 - 17:41MORBIDE GALASSIE
La vera storia di Mikaijll Kandinski, dell'invasione del mondo e dei mostruosi Crow
Capitolo 4
Non e' cosa opportuna che un cameriere inviti una dama durante un ricevimento dell'alta societa'. Tanto piu' se la donna in questione e' una dama Kavita e il ricevimento il Ba Rai di primavera. Tantomeno e' d'uopo togliere la dama a un cavaliere sopratutto se si tratta di un nobile Gonau designato al Parlamento. Ciononostante, approfittando di uno scivolamento temporale che aveva lasciato tutti incapaci di muoversi, quasi che nulla stesse accadendo, Mikaijll Kandinski era giunto fino alla sua meta. Lei, palpitante bocciolo, le aveva preso la mano, detto qualcosa e lei, tacendo, aveva assentito. Mikaijll l'aveva cinta alla vita col braccio sinistro, la mano destra nella sua mano e, insieme, avevano attraversato la sala piroettando con grazia immobile, seguendo un ritmo di movimento cosi' inusuale e armonico che li faceva sembrare invisibili.
Il cavaliere, a cui era stata tolta la dama, si riebbe dalla sorpresa e gli occhi del principe si voltarono verso quelli di un gruppetto di giovani e spavaldi Gonau della sua stessa casata. Indicando con lo sguardo la scena, lascio' al loro intuito di decidere il da farsi.
Essi si mossero e alcuni valletti, vedendo acrimonia, si unirono a loro per consuetudine di rango e desiderio di menare le mani. Ma, prima che li raggiungessero, i due amanti avevano volteggiato per mezza sala giungendo alla parte opposta. E prima che la mano fiera del primo di loro si poggiasse sulla spalla di Mikaijll, la vita intera si era riversata nelle loro vene e il loro sangue si era mischiato. Lei gli aveva accarezzato i capelli e gli aveva sorriso e anche lui le aveva sorriso; poi lui aveva abbassato gli occhi per l'emozione ed era rimasto scosso dalla magnificenza del suo seno, avvolto dalla scollatura, e lei gli aveva detto che era un porco e poi aveva riso e tutti i suoi denti avevano riso con lei.
E le dita della mano di lei, poggiate sul suo collo, avevano aumentato la loro pressione e li' la pelle di lui aveva avuto un fremito e il vento, arrivando improvviso, si era messo a correre tra i capelli di lei. E lui le aveva detto:
"Ti amo. I tuoi occhi sono ramarri impazziti. La tua pelle un cestino di rose. Le tue dita sono segnali di desiderio. Le tue guance mi fanno trasalire. La mia vita si e' ubriacata vedendoti e i miei sogni sono bus disperati in cerca di una fermata nella notte. E io voglio soltanto dormire con te."
E lei gli aveva tappato la bocca senno' non avrebbe potuto fermare mai quell'impeto di follia ma per far tacere i suoi occhi che non smettevano di parlare essa dovette aprire la propria bocca e dirgli quello che lui voleva sentire. E lei disse due parole che caddero a terra ed esplosero di giallo ed esplodendo mandarono fuochi di luce e scariche elettriche e lui esplose e si trovo' sbalzato contro di lei, abbracciato. I loro corpi premuti nell'amore divampante. E lui non sapeva se lei diceva sul serio o no e gli parve ridesse. Ma non gli importava. E poi le labbra loro si baciarono e i denti, e la lingua, e la gola, e gli occhi e poi tutto. E poi si lasciarono un attimo per riprendere la vita scioccati dalla potenza dei loro sentimenti.
E allora, e solo allora, quelli, dal fondo della sala, poterono raggiungerli. In quell'attimo che i due amanti erano ridiscesi sulla terra per prendere fiato la mano di uno di quelli era riuscita a giungere a toccare la spalla di lui. Mikaijll si volto' a guardarlo mentre gli altri gli si avvicinavano.
"Ai camerieri non e' permesso intrattenersi con le dame!" disse quello con la mano ancora sulla spalla di Mikaijll. Lui, con un gesto solo, senza interruzioni, tanto armonico che risulto' estremamente rapido, si tolse la giacca mettendogliela in mano e gli rispose:
"Non sono un cameriere" e continuando scioltamente l'azione intrapresa cinse di nuovo i fianchi di Ester e si allontano' ancora con lei, volteggiando nella musica. Il gruppo dei prodi si mosse, sbigottito e inferocito. Il biondo che li capeggiava, raggiunto di nuovo Mikaijll, riappoggio' pesantemente la mano sulla sua spalla esclamando con forza:
"Non ci siamo capiti!"
"Ci siamo capiti benissimo!" rispose Mikaijll voltandosi e facendo perno sui talloni e sui fianchi... Un pugno prepotente si stacco' dalla sua spalla, gettato sul viso dell'avversario che ando' a terra in uno sbroffo di sangue con la mandibola spezzata. Il gruppo scatto' in avanti ma ormai Mikaijll Kandinski era una belva urlante, impossibilmente piazzato sui piedi incollati al suolo, gridante. Il primo che lo avvicino' lo abbatte' di pacca con un destro-sinistro al viso, il secondo lo distrusse a calci. A quel punto gli furono addosso in tre. Lo trovarono piantato come un albero e, quando gli si buttarono contro con tutte le loro forze, lui si lascio' andare, afferrando due avversari per le braccia e spezzandole, facendo una capriola all'indietro, gettando i piedi in alto. Poi fu sul terzo e con una sola testata gli sfondo' il viso. Sei dei suoi avversari stavano al suolo boccheggianti, Mikaijll si slancio' sugli altri della ghenga distribuendo a piene mani scariche isteriche di pugni e calci, formando cosi' un cerchio vuoto intorno a se'.
Il gruppo degli assalitori era ormai a mal partito e non vi era chi fosse cosi' deciso da attaccare ancora, visto che i piu' temerari erano stati pagati in contanti. Fu allora che nella folla si apri' un varco dal quale emerse una figura asciutta ma solida: il principe.
Mikaijll si getto' avanti soffiando, scagliando tutto se stesso sull'avversario. La fanciulla, la donna contesa, il tenero giglio, lancio' un grido, uno di quei gridi stupendi che solo le donne sanno lanciare, cosi' pieni di vita. I due rivali si affrontarono, nessuno dei due sapendo per chi lei avesse gridato. Mikaijll gli fu addosso ma mentre affondava il pugno per colpire si senti' il viso invaso da una scossa violenta che gli disarciono' i muscoli del corpo dalle ossa. Indietreggio', urlando, per resistere al dolore, incurvando la schiena e digrignando i denti. Mikaijll non capiva cosa l'avesse colpito. Non si trattava di magia; per un attimo lo sospetto' ma non era magia, doveva essere qualcos'altro. Si lancio' di nuovo sull'avversario sperando che, qualunque cosa fosse, non funzionasse due volte.
Una seconda tremenda scarica lo colpi' al torace mandandogli in fosforescenza le budella. Mikaijll arretro' di nuovo annaspando cercando di respirare con tutti i polmoni per riprendere, dall'universo, l'energia che gli occorreva e cercando il vuoto mentale per lasciare al corpo tutte le forze necessarie alla lotta. Certamente non era magia, non poteva essere. Era evidente che il principe non ne sapeva niente. Lo dicevano i suoi occhi astuti e luccicanti. Non stava meditando; non stava pregando ne' invocando le forze degli Inferi ne' i semi-uomini suoi progenitori, provenienti da una stirpe di cani, vermi e tagliagole. Nei suoi occhi vi era solo il vuoto ardente dei bambini tronfi con in mano uno stupido giocattolo nuovo. Probabilmente un qualche idiotissimo microraggio era nascosto in uno degli anelli che portava alle dita.
Mikaijll si chiese cosa mai poteva fare... Si domando' se avesse ancora un Dio da chiamare a gran voce o una qualche arcana conoscenza che gli potesse dare una possibilita' contro quel baracchino di metallo e circuiti miniaturizzati. Disperato evoco' intorno a se' un campo di forza, ritrovando chissa' dove l'energia per operare una tale magia.
Appena l'avversario se ne accorse sparo' sorridendo un'altra scarica. Mikaijll venne strozzato da una scossa terribilmente piu' acuta delle prime. Crollo' a terra come se gli fosse stato tagliato con un colpo netto il filo della vita. La magia era inutile. Non esisteva nessun Dio e, se c'era, in quel momento era distratto. Ma egli senti' che non riusciva a star fermo al suolo. Una molla dentro di lui lo alzava e lo rigettava all'assalto dell'altro, bramoso di sangue e di vendetta. Ogni volta il raggio lo accoglieva riducendogli sempre di piu' la carne a un ammasso rossastro di bruciature.
Dopo il trambusto iniziale la gente iniziava a divertirsi. Mikaijll si accorse che cominciava a perdere sangue dal naso, dalla bocca e dalle orecchie e sudava sangue e pisciava sangue e tutto il suo corpo era un tizzone ardente. Si alzo' di nuovo, rotolandosi su se' stesso, per sollevarsi da terra e il suo sguardo distrutto incontro' quello inorridito di lei. E, pur in quell'espressione sgomenta, lei gli parve cosi' dolce e bella che nessuna sofferenza, umanamente patibile, poteva mai essere nulla a confronto al piacere di vederla.
Raccolse con le dita le forze e si lancio' con un grido disumano andando addosso al nemico ancora una volta e, solo allora, si rese conto che il suo avversario stava giocando con lui come si gioca con un yo-yo. Ancora una scarica inarrestabile di quel raggio maledetto lo colpi'. Cadendo si rese conto dell'errore commesso. Il giovane principe vide l'uomo davanti a se' cadere. La folla lo applaudiva senza freno. Egli sputo'.
Il suo nome era Surry Magay; era invincibile. Si inginocchio' su di lui tenendogli le ginocchia puntati pesantemente sopra le braccia ed estrasse sorridente lo stiletto rituale che, come ogni giovane d'altro rango, teneva al fianco... Lo brandi' a due mani sollevandolo sopra la testa puntato sul viso di lui; la folla grido' e il principe trionfante abbasso' con forza il coltello per conficcarglielo a fondo tra gli occhi. Cosa mai poteva salvare Mikaijll a quel punto?
Mentre lo stiletto affilato calava sibilando un colpo di un'arma da fuoco echeggio' nell'aria, il principe, colto di sorpresa, ebbe un sussulto che devio' di un dito la traiettoria del pugnale. Quel centimetro di vita era una ben misera possibilita' e molti, delusi o immotivati, non l'avrebbero colta. Ma Mikaijll aveva buoni motivi per continuare a vivere e uni' all'errore del boia la disperazione del condannato in un guizzo laterale del viso, cosicche' il coltello gli feri' profondamente lo zigomo ma non lo uccise.
Il principe, ricercando la presa, urlava: "Chi ha sparato?" Ma una serie di raffiche di mitra esplodenti rispose alla sua domanda ormai inutile col consiglio di mettersi al riparo. Venti Cado con le tute rosse dei condannati a morte e il capo rasato e cosparso di olio profumato si lanciarono nel palazzo delle dame Kavite, urlando. Le antiche bussole avevano detto loro che li', quella sera, sarebbe passato il confine dell'universo e loro li' si erano precipitati inseguendo la storia per ucciderla crivellandola di proiettili.
Le scritture avevano indicato il punto esatto e piu' propizio per compiere il grande sacrificio umano che, martirizzando insieme i colpevoli e gli innocenti, avrebbe forse potuto salvare il mondo dalla grande fine, dal giudizio universale, dall'interruzione definitiva del corso della storia, dalla risoluzione totale della questione umana e dall'archiviazione inappellabile della pratica, negli infiniti corridoi degli archivi dell'esperienza del creato. I mitra crepitavano mentre i Cado, ululanti come scimmie, correvano sparando, disordinatamente, nell'intento di raggiungere la sala, aprendosi un varco tra nugoli di inservienti, guardie del corpo e valletti che cercavano di sbarrare loro la via sacrificandosi in una inutile carneficina.
I Cado avanzavano urlando come ossessi e Samuel urlava tra loro tenendo il grilletto del mitra premuto. Col ventre squartato dalla paura avanzava guardando la morte in viso. Con la furia di mille cinghiali cosparsi di petrolio in fiamme, l'orda dei Cado divampo' nella sala flesciandola con lo scoppio dei mitragliatori a lampi. Ma non tutti gli ospiti del banchetto si diedero alla fuga. Degli oltre seimila invitati circa 400 restarono immobili, in mezzo alla folla che fuggiva gridando, gettandosi a terra o stramazzando. Quegli uomini immobili sembravano come improvvisamente paralizzati da una forza sconosciuta. Anche gli orchestrali non si mossero di un passo. Anzi, ripresero a suonare una nenia orribile e atona.
Un'aria contraddittoria e melensa che sapeva di calderoni rimescolati in notti di follia e della lenta deviazione sincopata dei computer. Una musica senza senso, senza tempo e senza ritmo, rovinata da un'angoscia che incedeva militarmente ossessiva, inarrestabile e vuota. Tutto si svolse in pochi istanti. Al suono della musica le statue umane si mossero improvvisamente con la velocita' di marionette animate da un ubriaco. Senza quasi muovere i piedi essi si slanciarono rapidamente sui guerrieri Cado, a mani nude, senza essere minimamente scalfiti dagli innumerevoli colpi che i guerrieri esplodevano contro di loro. I Cado si resero improvvisamente conto che qualche cosa non andava e che il fuoco delle loro armi non era efficace su quegli imprevisti avversari. Iniziarono a indietreggiare ma troppo tardi perche' gia' alcuni di loro venivano ghermiti e stritolati da quegli uomini simili ad automi indistruttibili. I piu' feroci tra i Cado brandirono le armi come clave e iniziarono a colpire con tutte le loro forze quegli esseri che si muovevano all'unisono ma era come percuotere l'acciaio con un bastone di carta. I Cado erano stupiti e alcuni iniziarono a gridare e a lanciarsi reciproche domande su cosa stesse accadendo. Qualunque cosa si aspettassero di dover affrontare quella notte, non erano certo preparati a una simile realta'.
La musica continuava incomprensibile. Gli individui che non erano fuggiti continuavano a muoversi come robot, lentamente, avanzando verso i Cado che continuavano inutilmente a sparare e a menare fendenti ritirandosi verso il fondo della sala. Fu Samuel a gridare: "Avanti! Questa e' solo magia! Distruggiamoli!"
Tutti si lanciarono alla carica con impeto scagliandosi sul muro degli avversari che lentamente si stava chiudendo intorno a loro. Ma l'eroismo, lo slancio e la ferocia non poterono nulla. Gli avversari erano inamovibili, inscalfibili e si chiusero su di loro imprigionandoli in gabbie di corpi. Iniziarono a stritolarli nel loro incedere inarrestabile come enormi trattori ciechi. La musica suonava incomprensibile, rotta a tratti dallo scricchiolare delle ossa spezzate. Sulle tempie degli automi brillavano nere pietrine. I Crow erano dentro di loro e grazie ai Crow quegli uomini, che si muovevano come automi, erano diventati un branco invincibile. In quella notte si compiva il grande sogno di una genia di giganti: i Cado stavano morendo come previsto vinti da una forza superiore. Cosi' pensava Samuel mentre gli automi gli si stringevano contro. Ma sarebbe servito a qualcosa?
Mikaijll riprese i sensi. Il sangue raggrumato gli impastava la bocca. C'era una musica orribile nella sala, fatta piu' di pause che di suoni. Mikaijll apri' gli occhi e vide un gruppo di uomini che ne circondavano altri, coi volti dipinti dei colori della battaglia. Mikaijll si riprese, si alzo' in piedi e vide quegli uomini che come alieni stavano circondando i Cado apprestandosi a schiacciarli con l'inarrestabilita' del movimento dei loro corpi abbandonati alla musica. Mikaijll si alzo' barcollando. A piu' di 20 metri i primi Cado, stritolati contro le pareti di pietra e marmo, rendevano l'anima a Dio sputando bile ed emettendo le grida impercettibili di chi non ha piu' aria nei polmoni. Altri sparavano sugli zombi scaricando freneticamente i caricatori delle armi senza ottenere nessun risultato.
" Crow!!!" penso' Mikaijll. E in quell'istante il suo sguardo si incrocio' con quello di uno degli uomini armati che stavano per morire. Riconobbe il viso di Samuel. Mikaijll cerco' di fare qualche cosa per strapparlo alla morte. Cosi', come quando il leopardo balza sulla gazzella, quella compie miracoli saltando con un impeto sconosciuto. Cosi' Mikaijll lancio', agendo quasi senza accorgersene, uno specchio d'aria che avvolse Samuel per un istante, rubando quel secondo di tempo indispensabile per ogni prodigio. E Mikaijll era li' che tentava di strappare l'amico tirandolo per i vestiti mentre quello annaspava cercando di scivolare tra i due automi umani che lo stavano schiacciando.
Pochi istanti dopo i due amici fuggivano per i corridoi, stretti dovunque da altri automi che li incalzavano. Samuel imbracciava ancora la sua arma scaricandola inutilmente su quegli esseri infrangibili. Lungo i corridoi li inseguiva la musica sconnessa dell'orchestra. Quelle note avulse laceravano i loro orecchi invitando la loro mente ad arrendersi, a piegarsi a una volonta' piu' forte. L'inno di guerra dei Crow, la sinfonia malefica, riempiva il palazzo ondeggiando per la prima volta nell'atmosfera del pianeta.
Quella musica narrava la coesione di un organismo che estendeva i suoi tentacoli su mille galassie. Era il canto di miliardi di occhi, di fantastiliardi di cellule che vedevano e sentivano, strette in un unico respiro. Mikaijll, spossato per le ferite, arrancava per i corridoi evitando, ad ogni passo, la morte automatica. I due fuggiaschi sbagliavano i corridoi, imboccavano vie senza uscita e sbattevano contro muri di zombi Crow che apparivano dovunque bloccando loro la strada. Cercavano l'uscita e Mikaijll, vedendo che il suo cervello non era in grado di trovare l'uscita, si affido' ai suoi piedi. Mikaijll Kandinski correva lungo quel corridoio che pareva infinito mentre alle loro spalle si dipanava lo scalpito fragoroso di un nugolo di lacche', indemoniati e agenti della sicurezza. Alla fine sfondarono una vetrata, si tagliarono coi vetri ma riuscirono ad uscire nell'aria fresca della sera. Scesero le gradinate del palazzo delle dame Kavite e attraversarono con furia la piazza gettandosi in una via deserta.
Mentre fuggivano i due sentivano dietro di loro sirene, spari isolati e grida. Evidentemente si stava approntando una caccia all'uomo. Il quartiere ben presto sarebbe stato bloccato e ne' Mikaijll ne' Samuel conoscevano una via d'uscita. Ma mentre correvano la mente di Mikaijll era occupata soprattutto dallo sconcerto per quello che era successo: quegli uomini che si muovevano come zombi al suono di quella musica infernale ma erano la prova evidente che una forza soprannaturale era all'opera. Mikaijll si chiedeva se tutto cio' fosse veramente opera dei Crow e cosa potesse nascondersi dietro quei giochetti bionici, quelle ampolle di una sostanza sconosciuta che veniva sparata nel cervello degli uomini. Come agivano? Cos'erano? Quale era il loro scopo?
Ma forse i Crow non erano altro che quello che dicevano di essere: innocui supporti mentali, poco piu' che videogames che la gente poteva infilarsi e sfilarsi dal cervello a piacimento. Forse la minaccia era altrove... Ma quella sera tutto indicava che i Crow fossero intimamente legati al fulcro di quegli avvenimenti. O forse no... La paura attanagliava Mikaijll che, indolenzito dai colpi ricevuti e dalla fatica, incitava e aiutava ad avanzare Samuel, molto piu' mal ridotto di lui.
Svoltarono a destra, poi a sinistra, poi a destra, disperati, e in fondo a ogni via parve loro di vedere il riverbero delle luci blu e rosse delle auto della forza pubblica che chiudevano ogni via d'uscita. D'un tratto, in mezzo alla strada, apparvero tre donne disposte in modo tale che sembrava volessero bloccare la loro fuga. Stavano ad alcuni metri di distanza l'una dall'altra e indossavano una coltre di veli trasparenti che a tratti ne rilevava le nudita'. Un'insolita opalescenza emanava dai loro corpi e dalla loro pelle; la' dove la si vedeva era ricoperta di pitture minutissime simili a scaglie o foglie e virtuosismi geometrici di un miniaturista impazzito di codici antichi.
C'era qualche cosa di improbabile in quei colori. Samuel si blocco' restando immobile come una statua di piombo.
"Fottutissima miseria! Ma queste chi sono?" disse. La donna che era al centro, e stava qualche passo piu' avanti delle altre, punto' gli occhi su Samuel e, senza abbandonare la sua aria ieratica, disse: "Voi Cado siete proprio degli stupidi! Sono centomila anni che non fate niente di niente per l'umanita' e, quando finalmente vi decidete di fare qualcosa, fate una cazzata!"
Samuel la guardo', poi guardo' Mikaijll.
"Ma la senti?" disse "Abbiamo la polizia, l'aviazione e tutti quei fottutissimi Crow alle calcagna e questa viene qui a farmi la predica... Assurdo... Ma tu hai capito chi sono queste pazze... eh, Mikaijll? Tu che hai studiato i misteri della fede le conosci queste...?"
Mikaijll chiuse la bocca che aveva tenuto fino ad allora spalancata e disse:
"Sono Regine Coan! Regine Coan e guerrieri Cado, c'era da aspettarselo!" Ma Mikaijll parlava con il tono di uno che non se l'era aspettato per niente. Aveva la voce stessa dello stupore. Era finito nel mezzo di una leggenda. La sua testa ripeteva: "Regine Coan... Regine Coan..." Ma a stupirlo non era il fatto di avere davanti a se' tre leggendarie sacerdotesse dei templi di Atlantide (le regine vestali del fuoco della vita che scaldava i tre-quarti della nostra galassia, le antiche lottatrici che avevano sciolto la notte seducendo Taron, il Dio delle tenebre che teneva incatenati i suoi stessi desideri).
Quello che veramente lo stupiva, e che gli aveva catturato gli occhi e tutte le emozioni, era il fatto che la ragazza che aveva parlato era assolutamente, certamente, indiscutibilmente Ester Schu Zai, il suo amore. Il viso di lei era dipinto, decorato con minutissimi disegni, piccole foglie, arabeschi, variazioni di colore. Per un attimo Mikaijll aveva stentato a riconoscerla ma quando si era reso conto che lei era lei era restato scioccato. Come poteva essere che dieci minuti prima lei fosse alla festa delle dame Kavite, vestita di raso, con la pelle bianca che riluceva di enorme candore e che ora fosse li', un istante dopo il massacro, nel caos della caccia all'uomo scatenata dalla polizia, al capo opposto del quartiere, vestita praticamente di niente e con tutto il corpo dipinto come una regina Coan di dieci millenni prima? Come era possibile? Non era possibile?
Mikaijll senti' come se qualche cosa crollasse dentro di lui. Troppe cose impossibili stavano capitando una dopo l'altra. Il suo distacco di monaco, stregone e sapiente, rotto a tutti gli artifizi vacillava... In quell'istante la terra tremo'. Alcune tegole iniziarono a schiantarsi rovinosamente al suolo unendosi al fragore di migliaia di cose che ovunque sbattevano le une contro le altre, agitate dal sussultare violento e continuo della crosta terrestre. Le cinque figure stavano immobili in ascolto nella via. Poi quella che pareva essere Ester Schu Zai, disse: "Seguiteci, presto!" fece un gesto e una porzione della pavimentazione stradale si sollevo', mossa da un meccanismo invisibile, mostrando una scala sottostante scavata nella pietra. Le tre ragazze cominciarono a scendere rapidamente... La facciata di un palazzo crollo', i due uomini si resero conto che non avevano altra via di salvezza e si gettarono nel sottosuolo. Mentre scendevano i primi gradini la mente di Mikaijll fu attraversata da una frase, un frammento della profezia di Elmo:
"E i guerrieri Cado sacrificheranno le loro vite per fermare la fine del mondo e moriranno senza conoscere l'esito del loro sacrificio e la terra, commossa da quella generosita', tremera' salutando le loro vite che si disperdono al vento come petali nella tempesta."