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Obama vincera'?

A proposito della mimica corporea, delle armi, degli omicidi e dei sogni.

Chi vincera' le elezioni americane? Questa e' una bella domanda perche' il futuro del mondo, indiscutibilmente, e' legato a quel che succede agli Stati Uniti d’America.
Sappiamo tutti che l’elezione di un nero alla presidenza degli Stati Uniti sarebbe un evento pazzesco e chi si ricorda quello che era l’America degli anni ‘60 o ‘70 per i neri, e' molto dubbioso sulle reali possibilita' di Obama di essere eletto, esiste una grande America bianca che non può accettare in nessuna maniera un nero alla presidenza.
L’altra domanda che viene spontanea e': se lo eleggono lo ammazzano subito o riesce a portare a termine il mandato presidenziale?

Mi sono messo a osservare il discorso di investitura alla candidatura di Obama, cercando di capire come fa a infiammare gli animi di cosi' tante persone e cercando di scovare degli errori.
Come gli specialisti della comunicazione insegnano in una persona che parla sono  fondamentali la mimica, l’espressione del viso. Pare che Obama abbia un intero staff incaricato soltanto di studiare i suoi movimenti. Ho guardato e riguardato il suo discorso e mi e' sembrato che tutto funzioni alla grande. Obama e' convincente, e' deciso, ha un’aria sicura e professionale e soprattutto ha un grandioso mezzo sorriso che tiene quasi sempre durante i suoi comizi.
Mi sono immaginato di essere uno degli specialisti della mimica ingaggiati da Obama e mi sono dedicato a una caccia alle espressioni sbagliate, cercando di notare i minimi particolari. E a un certo punto credo di aver trovato l’errore: nel momento in cui inizia a parlare dell’Iraq e del fatto che vuol portare a casa i soldati americani esplode un grande applauso, Obama sta zitto, si guarda intorno, gira la testa verso la sua sinistra e si produce in un’espressione con le labbra leggermente contratte e gli angoli della bocca tirati verso il basso, un’espressione da zia, un’espressione che contiene la difficolta' emotiva davanti a questo mare di ottantamila persone che nello stadio lo applaudono. E la stessa espressione appare per un istante ancora un paio di volte alla fine del discorso quando si scatena l’ovazione. Di nuovo Obama guarda verso la sua sinistra e per un istante atteggia la bocca, le guance e il mento in questa faccia da zia vecchia e mi chiedo che messaggio contenga questa espressione.
E’ un messaggio di paura di vincere. E’ l’incredulita' del figlio di schiavi che porta dentro una grande tristezza e in qualche modo si chiede se veramente un nero possa essere presidente degli Stati Uniti nell’anno 2008.
Poi mi sono andato a guardare il discorso di John McCain che annuncia nello stesso giorno del grande comizio di Obama, il nome della sua vicepresidente. Una mossa geniale scegliere Sarah Palin, governatrice dell’Alaska, una donna giovane, ex miss Alaska, madre di cinque figlie, con un figlio al fronte e un altro affetto dalla sindrome di Down, una donna rigidamente a favore delle armi, contraria all’aborto, all’omosessualita', che d’altra parte però in Alaska promulga una legge che riconosce agli omosessuali alcuni diritti fondamentali proprio delle persone che si sposano, come quello di poter andare a trovare il proprio amante all’ospedale.
Ho guardato a lungo la faccia di McCain cercando di capirlo. Ha una faccia stirata. Una faccia banale. Il suo grande punto di forza e' che ride apertamente, in maniera infantile. Mentre lo applaudono facendogli gli auguri per il suo compleanno che cadeva proprio quel giorno, lui ride felice come un bambino. McCain non ha nessuna paura di vincere, nessuna perplessita' davanti alla sua vittoria, fa parte di una razza di vincenti, si immagina vincente, e questo nell’universo della metacomunicazione, del linguaggio corporeo, dell’intenzione che tanto spesso determina il risultato, e' un punto enorme a suo favore.
Ma McCain ha un’altra grande forza, riesce a prodursi in uno sguardo tra l’ebete, lo spaventato e l’attonito, con gli occhiettini che si rimpiccioliscono guardando verso alla telecamera, ricordando lo sguardo di un bimbo spaventato. Questo modo di guardare evidentemente deve avere una grande forza di attrazione su un certo tipo di americano perche' gli stessi occhiettini piccoli e vuoti sono stati uno degli elementi che hanno caratterizzato il personaggio di George W. Bush.
Questo e' un aspetto interessante da osservare, Bush ha vinto nonostante avesse una faccia da scimpanze' con gli occhi vicini e idioti e nonostante faccia spettacolari errori di grammatica, sintassi e non si capisca spesso il senso delle frasi che pronuncia. Il fatto che George W. Bush abbia dichiarato recentemente che i terroristi non hanno paura di usare qualunque mezzo per colpire il popolo americano e che anche lui non ha alcuna paura di usare qualunque mezzo per colpire il popolo americano compiendo un evidente errore di significato e' un elemento a suo sfavore oppure e' la chiave essenziale del suo successo?
Per capire cosa voglio dire cito le parole testuali di Bush: “I nostri nemici sono innovativi e pieni di risorse. Non smettono mai di pensare a nuovi modi per colpire il nostro Paese e il nostro popolo, e neanche noi.” Discorso pronunciato a Washington il 3 agosto del 2004. Ecco, il senso di questa frase e' chiaramente assurdo ed e' anche  chiaro quel che realmente voleva dire Bush.
Bush parla male, parla in maniera incasinata, parla come parlano gli americani della classe medio bassa, parla in modo grezzo e brutale, quasi illogico. Ma gli specialisti della metacomunicazione ci dicono che questo fatto e' un problema soltanto per gli intellettuali svaporati della sinistra post hippie, ma l’americano medio, quello che lavora, quello che si dispera per il mutuo della casa, di queste raffinatezze non gliene frega niente. Anzi, si sente rassicurato, psicologicamente si sente più intelligente ascoltando gli errori del proprio Presidente e gli da' gusto vedere questi occhietti spaventati che lo guardano dal televisore e pensare; anche Bush e' spaventato, anche Bush ha pura, anche Bush e' attonito, anche Bush non capisce quello che succede: Bush e' come me.
E questa e' la chiave del successo di Bush ed e' la chiave anche del successo di McCain, perlomeno del successo di essere giunto alla nomination per le elezioni.
Molti sono convinti che Mike Bongiorno abbia dei gravi problemi con la grammatica e la sintassi. Mike Bongiorno e' nella televisione italiana uno dei grandi campioni dello strafalcione, della frase buttata li' per errore senza accorgersi del brutale doppio senso sessuale che contiene e che provocherebbe un grave scandalo se non fosse un errore di una persona che ha difficolta' a esprimersi e, proprio grazie alla pieta' che genera l’ignorante, questo errore viene perdonato, si fa finta di non vedere che Mike buongiorno dice alla concorrente del telequiz: “Signora lei mi va a cascare sull’uccello” intendendo che la signora ha sbagliato rispondendo a un quiz a proposito di alcuni volatili.
Ho avuto la fortuna di ascoltare un intervento di Mike Bongiorno a un meeting di manager e ho visto un uomo completamente diverso, ha la capacitò di parlare con una proprieta' di linguaggio e di termini veramente incredibile, Mike Bongiorno non e' soltanto un brillante presentatore, e' anche un raffinatissimo insegnante di tecniche oratorie ed e' capace di spiegare a un venditore come deve comportarsi per vendere di più. Mike Bongiorno quando sbaglia in televisione, sbaglia apposta, gli errori se li studia prima, se li prepara e si programma in modo di dosare la quantita' di errori di cui il suo pubblico ha bisogno per sentirsi superiore a lui,. Se parlasse in televisione nel modo elegante che ben conosce non avrebbe mai avuto il successo che ha ormai da più di mezzo secolo.
Quindi se fossi anch’io ingaggiato nello staff dei tecnici della mimica facciale e corporea di Obama quel che gli direi e' di dedicarsi a una profonda meditazione sul suo diritto ancestrale, come essere umano e non come nero, di diventare Presidente degli Stati Uniti. E deve immaginarsi felice come un bimbo di fronte a questa possibilita'. In effetti non e' facile perche' se lo eleggono rischia di essere ammazzato ma comunque una grande battaglia richiede atti di eroismo, Io credo che per Obama sia difficile ma possibile cancellare quell’espressione da zia abituata a ogni delusione, e disillusa sulla vita con piccolo broncio triste mentre le folle oceaniche lo applaudono.
Se c’e' un passaggio della sua mimica in cui egli tradisce l’ostentata fiducia nella vittoria e nel cambiamento e' proprio quello. Obama smettila di fare la vecchia zia!
E, se puoi, produciti in un vero sorriso infantile, lascia che l’ilarita' del trionfo ti prenda. E’ grandioso che cosi' tanta gente creda veramente che tu possa cambiare l’America. Te la devi godere questa soddisfazione e devi comunicarci questo godimento. La perplessita' della vecchia zia mi ammoscia.
E visto che mi son messo a fare il tecnico della comunicazione per Obama voglio esagerare e uscire dal seminato del linguaggio corporeo per permettermi di parlare anche di un errore sostanziale che Obama compie. Nel suo discorso di accettazione della candidatura alla presidenza ha dedicato una frase al fatto che non vuole togliere agli americani il diritto di portare armi da fuoco ma pensa che tutti siano d’accordo sul fatto che sarebbe meglio togliere le mitragliette dalle mani della malavita. Questo discorso e' un cavallo di battaglia dei democratici. L’idea e' che sia possibile ridurre il numero spaventoso dei morti ammazzati negli Stati Uniti, che sono più di 1500 all’anno, una quantita' superiore di molto superiore a quelli di qualunque stato europeo ed enormemente superiore a quelli del Canada.
Michael Moore con il suo superlativo documentario Bowling a Colombine, ci ha ampiamente dimostrato che il numero dei morti ammazzati non ha niente a che vedere con la quantita' di armi possedute e con la loro velocita' di tiro.
I canadesi sono armati fino ai denti ma tengono generalmente aperta la porta di casa, guardano telegiornali dove la cronaca nera ha poco risalto, hanno assistenza sanitaria gratuita per tutti, un sistema pensionistico decente e uno stato sociale che funziona in modo estremamente più efficiente di quanto non accada negli Stati Uniti d’America.
Quando un americano medio sente dire che per togliere i kalashnikov dalle mani della malavita e' necessario vietare alle persone oneste di possederne uno sente che c’e' qualcosa di profondamente falso. Non esiste nessun rapporto tra la possibilita' di comprare legalmente un mitragliatore d’assalto e il fatto che la malavita possieda mitragliatori d’assalto. In quanto, semplicemente, la malavita riesce sempre a procurarsi le armi che vuole.
In America quasi la meta' delle famiglie ha un’arma in casa, in Svizzera il 27 per cento, ma il numero di omicidi in America ogni anno e' intorno ai 5,7 ogni centomila abitanti mentre i dati sulla Svizzera parlano di 2,8 circa omicidi per ogni centomila abitanti. Meno della meta' degli Usa. In Russia poi ci sono molte meno armi in circolazione che negli Stati Uniti o della Svizzera ma il tasso degli omicidi e' 4 volte quello degli Usa.
Quindi, non esiste un vero nesso tra il  numero di omicidi e la quantita' di armi in circolazione. Il numero degli omicidi non dipende dalle armi da fuoco ma dalle condizioni sociali, dalle garanzie che vengono offerte ai cittadini e dagli aiuti che ricevono in caso di difficolta' da parte dello stato e della collettivita'.
Se Obama vuole cambiare realmente l’America e' da questo che deve partire: dalla creazione di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la nascita di un senso di solidarieta' sociale nuovo. Di un clima nuovo. Obama avrebbe bisogno che Patch Adams, il clown sciamano comico terapeutico, gli desse una mano con la sua idea di ospedali gratuiti che curano non solo le malattie ma anche e soprattutto la tristezza.
Obama avrebbe bisogno dell’italoamericana Susan Parenti, grande teorica del gruppo di Patch Adams, con la sua scuola per imparare a sognare un futuro migliore.
I depressi sono capaci di parlare per tre ore di quello che va loro male nella vita, solo cinque minuti di quello che desiderano. Susan Parenti insegna a sognare da professionisti. Anche se non hai un soldo in tasca, se adori il Madagascar, devi sapere tutto del Madagascar: quanto costa il biglietto aereo, quali sono i migliori alberghi, dove si mangia meglio, dove si può comprare questo e quello... Soltanto se conosci veramente il tuo sogno, se ci dedichi del tempo hai maggiori possibilita' di realizzarlo. Sognando noi focalizziamo l’attenzione su quello che desideriamo, poi succede che in un bar a otto metri di distanza da te qualcuno dice: Madagascar e siccome tu ti sei centrato sul tuo desiderio del Madagascar riesci e sentire quella parola, ti avvicini e dici: “ho sentito che parlavate del Madagascar, io adoro il Madagascar, sono anni che studio tutto del Madagascar” e magari quello che ha detto la parola Madagascar sta per andarci e ha il problema di non saper nulla di quella terra e magari ti assume come guida e finalmente vai in Madagascar.
Obama e' bravo a raccontare il sogno americano: I Have a dream. Ma e' ancora ancorato a strutture di pensiero lineare che mancano della creativita' di Patch Adams, Susan Parenti, Jaime Lerner (il sindaco di Curitiba http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2153 e Antanas Mockus, sindaco di Bogota' (http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2754 e http://www.alcatraz.it/redazione/NEWS/show_news_p.php3?NewsID=2421 e http://www.jacopofo.com/node/586 )
Servono modi di ragionare completamente nuovi per costruire veramente un mondo migliore. Non sappiamo se Obama sapra' usarli. Sicuramente non getta sul tavolo un nuovo modo di pensare tirar fuori l’annosa polemica tra democratici e repubblicani sul diritto di possedere un’arma.
Un vecchio modo di pensare, un falso problema. E alla fine di questa riflessione, quella piccola smorfia da vecchia zia di Obama mentre la folla lo applaude mi fa un po’ paura. Comunque anche se Obama sara' eletto non possiamo sperare che possa cambiare il mondo. In fondo e' espressione del capitalismo americano dal volto umano. Avra' il volto umano ma sempre capitalismo e'. Per essere sicuri di cambiar e il mondo non ci resta che utilizzare il vecchio sistema. Rimboccarci le maniche e cominciare a costruirlo noi. Disgraziatamente nessun Obama potra' farlo al posto nostro.

Jacopo Fo