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MORBIDE GALASSIE di Jacopo Fo - Capitolo 5

MORBIDE GALASSIE
La vera storia di Mikaijll Kandinski, dell'invasione del mondo e dei mostruosi Crow

Capitolo 5

Marilin 'O Connor era molto preoccupata: c'era qualche cosa che non andava nei computer della Morbide Galassie Riunite S.p.A.
Marilin 'O Connor aveva quello che si dice un paio di belle gambe. Nessun uomo con un minimo di buon gusto avrebbe potuto non accorgersene e, in effetti, un uomo, per quanto stupido e cattivo, non poteva essere cosi' ghiozzo da non accorgersi della bellezza che l'universo aveva profuso in quelle gambe. Volendo essere piu' precisi, l'universo non aveva risparmiato delizie in nessuna delle parti di Marilin 'O Connor. Non c'era niente in lei che non andasse. Era bellissima, perfetta, come ogni cosa negli uffici della Morbide Galassie Riunite S.p.A., un'impresa nata da poco ma gia' famosa per il suo "look" ineccepibile.

La "Morbide Galassie" era indiscutibilmente una bella ditta. Bella in ogni suo particolare. Investiva un sacco di soldi nella cura con la quale sceglieva e realizzava ogni particolare di ogni singola iniziativa. Bella la carta intestata, gli uffici, gli zerbini, le segretarie, i telefoni, i direttori generali, i portapenne, le auto e i fattorini. La Morbide Galassie Riunite S.p.A non comprava pubblicita' a caso: la voleva esattamente alle ore 13 e 33 minuti sul terzo canale, voleva precisamente quel muro da quel giorno a quell'altro e non trattava sui prezzi. Vendeva le biro a un sesterzo e 13 centesimi e non scendeva di un micron.
Marilin controllava che nei computer non si verificassero deviazioni numeriche. Era un lavoro delicato. Un computer elabora milioni di informazioni ogni giorno, miliardi di parole tradotte in fantastiliardi di sequenze numeriche. A lungo andare e' come se i numeri, disposti in certe sequenze, iniziassero ad avere una loro identita', quasi potessero diventare entita' vive.
Gli "stira circuiti" erano delle specie di psicologi delle macchine che avevano il compito di scovare le anomalie dei computer quando queste erano ancora latenti. Piu' che dei tecnici erano degli artisti, anzi delle artiste, perche' erano quasi tutte donne. "Nessun test ti puo' dire quando la tua macchina si e' innamorata!". Questa era la massima che molte strizza computer facevano stampare in calce al loro biglietto da visita. E, in effetti, in generale, il lavoro di rattoppo sulle intelligenze artificiali non prevede l'uso dei comuni test. Si instaura con la macchina una specie di conversazione, un po' allusiva, che ha lo scopo di mettere in risalto gli argomenti che innervosiscono il computer in modo tale da localizzare eventuali zone d'ombra presenti nella coscienza automatica della macchina.
Questo lavoro fa risparmiare miliardi alle aziende.
Una buona rattoppa cervellerie puo' guadagnare un sacco di soldi e diventare famosa come un giocatore di scacchi. Per questo Marilin 'O Connor teneva molto al suo lavoro e per questo era preoccupata: c'era qualche cosa che non andava nel modo in cui funzionavano i computer della Morbide Galassie. Da un mese che le era venuto il sospetto ma non riusciva a capire dove potesse essere l'anomalia. Se avesse dovuto spiegare i suoi sospetti alla ditta sarebbe stata molto in difficolta'. Qualunque scienziato con un minimo di sale in zucca, dopo aver ascoltato i ragionamenti di Marilin, le avrebbe detto che erano deliri senza senso. D'altra parte nessuno scienziato, con un minimo di sale in zucca, poteva riuscire a guarire un computer dal mal di pancia. L'oggettivita' della meccanica non si sposava in nessun modo con i disturbi psicosomatici delle cervellerie artificiali. Marilin era convinta di essere davanti a un caso veramente straordinario e che, se avesse potuto avere li' con lei tutte le donne della sua famiglia che avevano fatto quel mestiere, le avrebbe viste restare a bocca aperta. Tutti i conti, i bilanci e i test erano perfetti, eppure...
La prima legge di Karen, che era il fondamento di tutta l'insiemistica numerica, diceva:
"Dato che la casualita' e' il metodo creatore dell'universo, in un insieme ogni cifra appare statisticamente nella medesima quantita' delle altre".
Ecco! Esattamente questo non succedeva. Il primo sospetto le era venuto un giorno, mentre stava osservando gli importi delle spese di cancelleria di un 3 marzo, mercoledi': c'erano un sacco di 3 dappertutto e il numero 2722 ricorreva 14 volte in 20 pagine. All'inizio le sembro' solo un caso statistico, (come dice il terzo corollario alla prima legge: "La casualita' e talmente profonda che a volte tutto sembra rispondere a leggi esatte"). Ma poi, ogni tanto, scorrendo i tabulati, le tornava alla memoria la frase del poeta: "Non vi fu un numero che visse senz'arte" e allora si metteva a osservare le cifre, una per una, recitandole a voce alta... C'era qualche cosa di strano, di artefatto, nei bilanci della Vispa. Come se qualcuno si fosse messo li' a cercare dei numeri che stessero bene in sequenza, come una poesia, e poi si fosse preoccupato di far correre i bilanci dell'azienda su quelle assonanze numeriche...
Ma era un'idea assurda. Sarebbe stata un'opera titanica... Nessuna vena poetica poteva stare dietro ai miliardi di numeri che componevano il traffico di informazioni quotidiano di una ditta di quelle dimensioni. Alla fine Marilin, siccome non trovava nessuna via d'uscita e non voleva vedere la sua carriera rovinata da un'eventuale black out psicomeccanico che non aveva saputo prevedere, decise di informare l'azienda del suo empasse e rompere il contratto; ma prima decise che avrebbe giocato la sua ultima carta. In fondo, anche se sembrava assurdo, poteva anche essere che le cose fossero esattamente come la Prima legge di Karen suggeriva dovessero essere... Non diceva forse Sherlock Holmes: "Scartate tutte le ipotesi possibili non restano che le ipotesi impossibili? "